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Violenza ostetrica: le vostre storie

  • 31 01 2023
Dopo la vicenda del neonato morto a Roma, ecco le storie di abusi in sala parto e violenza ostetrica raccontate dalle nostre lettrici, arrivate sul profilo Instagram di Donna Moderna. Un nuovo MeToo del parto?

Lasciate sole ad accudire il proprio bambino subito dopo il parto. Costrette ad allattarlo e addormentarlo nonostante la stanchezza e il dolore. La tragica morte di un neonato all’ospedale Pertini di Roma ha riacceso i riflettori sulla violenza ostetrica, un fenomeno complesso e sicuramente sottodimensionato, di cui noi avevamo già scritto nel 2017, quando uscì il primo report nazionale. Ora però ci troviamo di fronte a un’esplosione di consapevolezza, che ci ha portato a chiederci in redazione se si possa trattare di un nuovo MeToo: quello del parto. E così abbiamo creato uno speciale, dove trovi raccolti tutti gli ultimi articoli.

La voce dei medici

La violenza ostetrica però fa male non solo alle neomamme e ai loro piccolini ma anche a medici e sanitari, che spesso ne sono vittime anch’essi, più o meno consapevolmente, come ci ha spiegato una importante ginecologa, responsabile di una grande struttura ospedaliera.

Violenza ostetrica: le donne sono sole

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Le vostre storie arrivate su Instagram

Fatto sta che ci avete scritto in tantissime su Instagram raccontando le vostre storie: quando avete partorito in solitudine, con i partner che non sono potuti stare con voi (anche prima del Covid). Oppure senza nessun aiuto notturno, i bambini accanto a voi e voi stremate dal parto. Con ostetriche poco empatiche e medici frettolosi, in reparti considerati come “bambinifici” e donne definite “lagnose”.

Donna Moderna aderisce alla petizione di Mama Chat

E mentre iniziavamo a raccogliere le vostre storie, l’associazione Mama Chat lanciava la petizione per non lasciare le donne sole dopo il parto. La sosteniamo anche noi, e ti invitiamo a sottoscriverla.

Ecco le storie di violenza ostetrica

Siamo state travolte dalle storie che avete condiviso sui nostri social. Qualcuna ha voluto esprimere gratitudine per aver ricevuto sostegno e accoglienza in un momento così importante. Moltissime hanno dato voce alla tristezza e alla rabbia, ricordando quanto si siano sentite abbandonate o maltrattate insieme ai loro piccoli.

Qui iniziamo a raccogliere le vostre storie, con l’aiuto di Nina Gigante, lei stessa vittima di una vicenda di violenza ostetrica. Abbiamo scelto di proteggere l’anonimato di ciascuna di voi, senza riportare il vostro nome. Chi lo desidera, può scriverci su Instagram, la nostra iniziativa prosegue.

Ho provato tanta rabbia

Di quella notte del 2020 in cui sono diventata mamma ricordo le luci bianche al neon sopra di me, un dolore lancinante dovuto a una complicazione nel parto, mia figlia che piange nella culla accanto al mio letto e io che non sono in grado di occuparmene. Cloe non dorme, si attacca male, nessuno mi aiuta e quando chiedo una mano vengo trattata con fastidio. Mi sento come se fossi seguita ovunque da un sussurro: «Hai voluto una figlia? Ora pedala, non sei qui per riposarti». Sono passati quasi 3 anni e ancora provo tanta rabbia. Ho sofferto di depressione post partum e, se è vero che le cause sono diverse, non dimenticherò mai la mortificazione, la solitudine e il senso di colpa che ho provato in quei primi giorni in ospedale.

Le infermiere strillavano, a turno: «Signora, è sorda?»

Mi sono risvegliata in camera dopo un cesareo programmato. Mi aspettavo che mi avrebbero garantito l’assistenza necessaria per gestire dolore, punti, anestesia e neonato. Invece ho aperto gli occhi ed ero dentro un girone infernale. Le infermiere strillavano, a turno: «Signora, è sorda? Non sente piangere suo figlio? Lo prenda in braccio!». Eppure era assurdo che non si rendessero conto delle condizioni in cui ero: ero attaccata alla flebo e faticavo a stare in piedi, la testa girava vorticosamente e sentivo tirare i punti della ferita appena suturata se solo provavo ad alzarmi dal letto. Le ho implorate di cullarlo un attimo, cambiargli un pannolino, assistermi nell’allattamento. La risposta: «A casa come farà? Andiamo. Non faccia la bambina».

Mi rimproveravano di non stare facendo abbastanza perché la bambina non cresceva

Quando, a poche ore dal parto, un’ostetrica si è offerta di mostrarmi come allattare ne sono stata entusiasta. Ha spalancato la bocca di mia figlia, mi ha strizzato un capezzolo e gliel’ha infilato dentro: ecco, così, forza. Ho passato i due giorni successivi con la bambina sempre attaccata al seno, nonostante provassi sempre più dolore. Lei piangeva, io ero piena di ragadi eppure, dopo ogni pesata, mi rimproveravano di non stare facendo abbastanza perché la bambina non cresceva. Ho chiesto di aiutarla con del latte artificiale, che avrebbe dato tregua a lei e a me, ma mi hanno guardata come una marziana. Ero paralizzata: non avevo più il coraggio di attaccarla, perché più la attaccavo e più lei piangeva. Una volta a casa, il mio compagno ha chiamato una consulente dell’allattamento: l’attacco al seno era sbagliato, fin dall’inizio.

Una volta ero così stanca che sono svenuta

Durante l’induzione del parto, ho cominciato a star male. Avevo febbre alta, brividi, chiedevo aiuto ma nessuno sembrava credermi. Quando si sono decisi a verificare cosa stesse accadendo, hanno scoperto che era sepsi, una sindrome infettiva che può portare alla morte. Vengo portata d’urgenza in sala parto: anestesia generale, cesareo d’emergenza e, quando riapro gli occhi, scopro che non solo mio marito non aveva assistito alla nascita di nostro figlio, ma il bambino era già stato nutrito artificialmente. Io non sono mai più riuscita ad allattarlo. Mi facevano alzare dal letto, nonostante fossi piena di dolori e sotto effetto di sedativi e antibiotici, per portare il mio bambino al nido per la poppata. Una volta ero così stanca che sono svenuta. Sono passati 4 anni ma il trauma è ancora vivo: non è un caso che io abbia deciso di non avere più figli.

Dovevo gestire il mio bambino, terrorizzata all’idea di farlo cadere dal letto

Dovevo gestire il mio bambino, terrorizzata all’idea di farlo cadere dal letto. Mi hanno risposto: «Lo fanno tutte le mamme e non è mai successo niente».

Ero sfinita

Quando ho partorito mi hanno portata subito in camera con la bambina. Io ero sfinita. Un’ora dopo ho chiamato le ostetriche per chiedere come si cambiava il pannolino e la risposta è stata: «Alzati, vai nella stanza dove c’è il fasciatoio e la cambi!»

Io faccio ancora fatica a parlarne, nonostante siano passati 14 e 12 anni

Mi ricordo quei giorni come un incubo

Travaglio iniziato a casa, arrivo in ospedale e procede tutto bene finché, al momento di spingere – dopo un po’ di rimproveri dell’ostetrica che si chiedeva come mai non sapessi farlo – non si accorgono che il bimbo ha la testa deflessa e quindi bisogna fare il cesareo d’urgenza. È andato tutto relativamente bene, ma Arturo piangeva costantemente appena si allontanava da me e quindi, non potendomi muovere, l’ho tenuto praticamente sempre nel letto. Quella mamma potevo essere io. E poi mi ricordo quei giorni come un incubo: in una stanza senza luce naturale (e pensare che avevo scelto un ospedale con una posizione e una vista strepitosa perché volevo che Arturo nascesse nel cuore di Roma che per me tanto significa) e dove non prendeva il telefono. Zero totale. Ecco, rispetto al resto è una sciocchezza, ma essere isolata totalmente, in tempi di restrizioni covid, senza poter chiamare mio marito MAI, visto che non ero in grado di andare in corridoio e nessuno aveva l’accesso alle 20 reti wifi che vedevo, per me è stato traumatico.

Non ho ricevuto alcuna assistenza per l’allattamento

Intanto grazie perché è importante dare luce a tutto questo! Durante il mio primo parto, fortunatamente con mio marito accanto, all’arrivo in ospedale ho ricevuto una visita interna ben poco delicata da una ginecologa che si lamentava del fatto che stessi bagnando il pavimento… dato che avevo il sacco rotto. Fortunatamente in sala parto non era presente e sono stata seguita da un’ostetrica meravigliosa. Il problema si è presentato nei giorni successivi in reparto dove non ho ricevuto alcuna assistenza per l’allattamento…o per meglio dire quella che loro chiamavano presenza era uno sbuffare continuo al suono del mio campanello nel chiedere aiuto, uno spingere la testa della mia bambina contro il mio seno nonostante piangesse e diventasse viola in volto, un giudicare l’attacco inadeguato. Il tutto si è concluso con una dimissione di gruppo in cui volevano appiopparci l’artificiale senza considerare il dolore che avevo alle braccia e al seno per la montata lattea. Ci hanno dimesso con una bimba di basso peso, con un attacco che non funzionava, con tanti dolori e paure dicendo: provate! A casa non facevo che piangere, non dormivo per tirarmi il latte, provare l’attacco, cercare di dare il latte con la siringa perché il bibo non andava ben finché un’ostetrica libero professionista non mi ha aiutata con il paracapezzolo e tutto è cambiato. Sicuramente la mia storia è meno forte di tante perché ciò che ha fatto la differenza è stata la possibilità di chiedere aiuto ad un’amica ostetrica. Ma questo aiuto, questa assistenza dovrebbe essere garantita a tutti! È necessaria un’assistenza ospedaliera e anche domiciliare perché a casa, sole mentre i mariti lavorano, senza aiuti, è veramente dura!

Lasciamo perdere le ostetriche !!!

Lasciamo perdere le ostetriche !!! Soprattutto durante il parto. Il primo parto ostetrica bravissima fresca di scuola ospedale meraviglioso, il mio secondo parto dopo 10 anni no comment altra struttura altre persone, davvero no comment.

Io ho ricevuto un ‘ottima assistenza

Ho partorito naturalmente nel 1977 in un ospedale di Roma allora gestito soprattutto dalle Suore ho ricevuto un ‘ottima assistenza, i bimbi erano al nido e venivano portati alle mamme solo al momento dell’allattamento che tra una poppata e l’altra avevano tempo e modo di riposarsi. Costante anche la presenza del pediatra.

Assistenza poca, atteggiamenti distaccati e poco accudenti

Avevo 28 anni al primo parto ed ho avuto un taglio cesareo, senza che fosse necessario( col senno di poi),in un reparto paganti lontano da assistenza e conforto, era il 1997, dopo 13 mesi un altro cesareo…stessa cosa e dopo ancora un anno e mezzo altro cesareo, 4 figli in 2 anni e 8 mesi, assistenza poca, atteggiamenti distaccati e poco accudenti del personale infermieristico e tanta solitudine nell’affrontare il post parto. Ringrazio mio marito, inesperto quanto me, ma fiducioso nella Nostra forza, il resto…da dimenticare.

Il problema non è il rooming in, ma il diritto di mandarli al nido per una o due ore

Parto nel 2017, quindi ho avuto la fortuna di avere il marito accanto perché non mi reggevo in piedi e lui mi ha aiutato un sacco per tenerla o per aiutarmi a muovermi(ho avuto mezza emorragia e non mi reggevo in piedi). Le ostetriche e le infermiere fantastiche, passavano spesso per i controlli, anche di notte e se avevo dei dubbi mi rassicuravano ma, stremata, dato che proprio una di loro mi aveva spiegato che la mia era una bambina ad alto contatto, che non voleva saperne della culletta ma stare solo attaccata a me o al massimo in braccio al papà, ho chiesto se potevano tenerla un po’ per riposare sola e tranquilla… la risposta è stata: “Solo un’ora o due e solo se dorme. Se si sveglia gliela portiamo”. Alla fine l’ho tenuta con me. Tenevano i bimbi solo l’ora delle visite, ma dato che la mia nella culletta non ci voleva stare, anche in quell’ora la tenevo io, chiuse nella stanza allattamento. E quella notte ho sentito una mamma, in corridoio, chiedere ad alta voce che tenessero la bimba per riposare due ore, altrimenti sarebbe andata fuori di testa. Il problema non è il rooming in, ma il diritto di mandarli al nido per una o due ore senza se e senza ma, soprattutto senza giudizio.

Il post parto per me è stato un incubo. Avevo solo voglia di tornare a casa e stare con il mio compagno e le nostre famiglie.

Mi sono sentita dire “Arrangiati”

Buongiorno a tutte: anch’io ho subito violenza sia durante il parto che dopo, mi sono sentita dire “Arrangiati”. Stavo male dopo 16 ore di travaglio e un taglio cesareo, a pensarci mi viene da piangere: porterò questi segni per sempre.

L’ostetrica non ha mai detto una parola, non mi ha mai chiesto come stavo

Partorito un anno fa, io e mio figlio entrambi positivi al Covid ma asintomatici. Avevano creato un reparto apposta per i positivi, con un’estetrica esclusivamente per quel reparto. Fortunatamente i primi due giorni non c’era nessun altro per cui l’ostetrica sarebbe stata completamente a disposizione. Ne ricordo una in particolare, che quel giorno non è passata nemmeno a rifare il letto (essendo sola doveva pensare a tutto lei, ma essendoci solo io, comunque la mole di lavoro era ridotta) solo a cambiarmi la flebo. Se le suonavo x chiedere dell’acqua perché non potevo uscire dalla camera, mi portava solo una bottiglia da mezzo litro per volta, ma io allattando ne bevevo molta di più. Non ha mai detto una parola, non mi ha mai chiesto come stavo. Invece tutto il resto del personale è stato gentilissimo, si interessava, veniva a controllare, anche la notte. In un parto precedente ricordo che mentre io soffrivo per il Travaglio, l’ostetrica stava nell’altra stanza a guardare il computer. Quando veniva a visitarmi lo faceva masticando il chewing gum. Quando finalmente è cambiato il turno è arrivata un’ostetrica dolcissima ed io ho partorito nel giro di poco tempo. Io ho partorito a Cuneo. A parte quelle poche che rovinano un pò l’ambiente, le altre ostetriche sono tutte molto in gamba, sorridenti, professionali, gentili e si sono fatte in 4 se non in 8 durante il periodo del Covid con turni davvero massacranti e pochi riconoscimenti.

Ho avuto vicino donne che hanno subíto violenza ostetrica

A me personalmente è andato tutto bene, ma in due gravidanze, ho avuto vicino donne che hanno subíto violenza ostetrica perché partorire con cesareo è un costo, e per questo anche se il bambino è di traverso devi soffrire, perché il parto naturale è bello… Si è vero è naturale appunto, ma anche la natura può incepparsi a volte e se non va, non va.. Una di queste donne che dopo ore di travaglio inutile si è anche sentita le urla del mio parto (e non urlare! Cit.) alla fine è stata portata in sala operatoria per cesareo.. Dopo ore e ore… Tornò sfinita, impaurita e certa che non avrebbe più voluto avere altre gravidanze.

Mi rimproveravano di voler abbandonare il bambino

Non mi è capitato forse per la mia fermezza, ero stanca e con diversi dolori, dissi di tenere il bimbo nel nido e mi rimproverarono come se lo avessi voluto abbandonare, comunque lo presero in custodia.

Mio marito ha potuto aiutarmi

Anche io dopo il parto ero stremata, per fortuna mio marito si poté occupare della nostra bimba che strillava in continuazione, non so come avrei fatto altrimenti.

Niente epidurale “perché tanto non serve”

Primo parto a Cles (Trento) 201, reparto fantastico, lo consiglierei 1000 volte. Secondo parto Trento 2020, niente epidurale “perché tanto non serve”. Richiesto prima del parto, non hanno minimamente ascoltato quello che chiedevo. Solo l’ennesima mamma da mandare via perché serve il letto, purtroppo sotto organico. Devi solo avere la fortuna di capitare nel turno giusto, non tutti fanno questo lavoro per passione ma solo perché c’è richiesta. Le mamme vanno ascoltate e comprese.

Le ostetriche e il personale mi prendevano per pazza

Maggio 2017. Inizio ad avere contrazioni dolorosissime ogni 2 minuti alle 4.45 del 1 Maggio. Partorisco alle 17 del 2 dopo quasi 2 giorni di travaglio. Mi fanno la prima epidurale nel tardo pomeriggio ma i dolori restano sempre lancinanti e continuo a soffrire come un cane (le ostetriche e il personale mi prendevano per pazza perché impossibile secondo loro). Ricordo perfettamente una delle ostetriche, anziana” Signora lei si sogna i dolori è IMPOSSIBILE! Le abbiamo fatto la dose da cavallo! Ma cosa fa a casa, se qui fa così con noi?” Vado avanti così altre innumerevoli ore fino al punto da chiamare il primario. Mi sollevano dal letto e scoprono che l’epidurale era stata fatta male e il liquido era colato lungo la schiena (così pazza in fondo non ero). Nel panico, richiamano l’anestesista che guarda il mio ex marito e dice “e adesso cosa faccio?” “Ne faccio una seconda?” Mi tengono in 4 e mi rifanno l’epidurale che finalmente funziona e riesco a riposarmi 2 ore prima di partorire, dilatandomi.

Mio figlio oggi ha 30 anni ed io ricordo ancora tutto di quel giorno. Ti senti come se all’improvviso sei stata invasa da un peso che al momento non riesci a sopportare e vorresti che qualcun altro lo facesse al posto tuo.

Sai quante volte mi addormentavo con lei sopra...

La gravidanza di Auri non è stata una delle migliori. Nausee fino al giorno del parto. Poi verso le 30 settimane mi viene il tunnel carpale da gravidanza. Dolori atroci, la notte non dormivo mai sbattevo ( nel vero senso della parola) le mani sul pavimento, non potevo prendere se non la tachipirina e non faceva assolutamente nulla. Alla 39esima settimana decidiamo di fare induzione, non resistevo più. Ero diventata uno zombie . Dopo 22 ore di travaglio nasce. Su a Brescia rimango sola, parlo del 2003. Ero stremata, stanca ecc.. Di notte entra un’ infermiera Sua figlia è proprio canterina questa notte. Morale io con i punti fino alla schiena, tutta tagliata sotto..mi sono dovuta tenere giorno e notte la bimba. Con questo voglio solo dire che potevo essere anche io quella mamma che si è addormentata mentre all’allattava. Sai quante volte mi addormentavo con lei sopra. Almeno per i primi giorni c’è bisogno di aiuto.. Ascoltiamo queste mamme. Ok la maternità non è una malattia lo sappiano tutti, ma siamo umane. Penso sempre a lei è un chiodo fisso. La gravidanza di Auri non è stata una delle migliori. Nausee fino al giorno del parto. Poi verso le 30 settimane mi viene il tunnel carpale da gravidanza. Dolori atroci, la notte non dormivo mai sbattevo (nel vero senso della parola) le mani sul pavimento, non potevo prendere se non la tachipirina e non faceva assolutamente nulla. Alla 39 settimana decidiamo di fare induzione, non resistevo più. Ero diventata uno zombie. Dopo 22 ore di travaglio nasce. Su a Brescia rimango sola, parlo del 2003. Ero stremata, stanca ecc.. Di notte entra un’ infermiera Sua figlia è proprio canterina questa notte. Morale io con i punti fino alla schiena, tutta tagliata sotto.. mi sono dovuta tenere giorno e notte la bimba. Con questo voglio solo dire che potevo essere anche io quella mamma che si è addormentata mentre l’allattava. Sai quante volte mi addormentavo con lei sopra. Almeno per i primi giorni c’è bisogno di aiuto. Ascoltiamo queste mamme. Ok la maternità non è una malattia lo sappiano tutti, ma siamo umane. Penso sempre a lei, è un chiodo fisso.

Era così importante attaccare la bambina mentre ero stanchissima, era necessario farmi sentire sbagliata e poco paziente?

Il mio ultimo parto risale a 30 anni fa, però ricordo ancora come fosse oggi le ore seguenti al parto. Avevo passato la notte in travaglio, i dolori erano cominciati nel pomeriggio del giorno prima, ero stremata, un’infermiera mi ha portato la bambina dicendomi che la dovevo attaccare, che dovevo farle sentire il mio contatto. Ero veramente stanca, ho cercato di attaccarla ma non ne voleva sapere quindi quel genio di infermiera mi allaga il seno con una soluzione dolciastra per favorire l’attaccamento della bambina al seno, piangeva la bambina e io con lei, poi se ne è andata sbuffando, non sapevo cosa fare. La mia compagna di stanza mi di è avvicinata mi ha tolto la bimba e mi ha consolato. Ha cambiato la bimba e mi ha aiutato a lavarmi, ero appiccicosa come una caramella, intanto la bambina si era addormentata. Mi sono addormentata per 5 ore, al risveglio ho allattato mia figlia e dormito per 3 ore. Era così importante attaccare la bambina mentre ero stanchissima, era necessario farmi sentire sbagliata e poco paziente? Avere il bambino in camera è stato certamente bello, ma molto molto faticoso, almeno nelle ore successive al parto. Quando ho cercato il gg dopo di portarla nella nursery per farmi una doccia mi è stato detto che ero una mamma con poco senso materno. Ora son passati anni ma ancora ricordo il brutto momento.

Senza dirmi niente mi viene praticata l’episiotomia

Ho partorito due volte. Per il primo parto arrivo in ospedale già dilatata, subito in sala parto, spingo due volte, alla terza nasce il mio bambino. Senza dirmi niente però mi viene praticata l’episiotomia … per non farmi lacerare mi rassicurano dopo. Non so nemmeno quanti punti mi vengono messi. Da quel momento il baratro. In camera col piccolo che non smette di piangere in attesa della montata lattea che non arriva. E insieme all’impotenza un senso di solitudine assoluta. Solo 3 mesi dopo una pediatra straordinaria mi ha salvata da un esaurimento e mi ha aiutata ad allattare con serenità. Secondo figlio. Stavolta qualcosa non va. Travaglio lunghissimo, doglie forti e nessuna voglia di spingere. Ostetrica infastidita perché a suo giudizio non spingo bene e sono esagerata e viziata. Ricomincio e mi accorgo che più spingo più sanguino. A questo punto pretendo la visita di un medico. Mi visita e perplesso mi comunica che secondo lui ci vuole il cesareo perché il bimbo è troppo grande per me. Fortunatamente tutto bene ma se avessimo aspettato ancora e soprattutto se avessi continuato con le spinte avrei lacerato l’utero per non parlare della sofferenza al bimbo. In 5 giorni in ospedale, quell’ostetrica non l’ho mai più vista.

Sperimentato con entrambi i miei figli. Un ospedale rinomato, all’avanguardia del nord. Il mio ginecologo lavorava lì. Per entrambe le mie esperienze le ostetriche le avrei messe nel tritacarne. Insensibili, maleducate, isteriche, con toni verbalmente aggressivi. Le ho odiate!

Le ostetriche mi costringevano ad attaccarli senza mai darmi latte aggiuntivo

Con entrambi i miei figli ho avuto la stessa brutta esperienza, hanno perso un sacco di peso appena nati perché io non avevo latte e le ostetriche mi costringevano ad attaccarli senza mai darmi latte aggiuntivo per saziarli. Piangevano e non li dimettevano dall’ospedale proprio per la continua perdita di peso. Assurdo. Appena a casa siamo corsi in farmacia a comprare il latte in polvere, sono rifioriti in pochi giorni. Col secondo figlio ero più sicura di cosa fare, ma al primo parto non capivo cosa succedesse e il senso di colpa per il latte che non arrivava mi stava dilaniando. Per fortuna mio marito ha avuto buonsenso e lucidità nel sostenermi.

Ero sola in stanza, tutta la notte, alle 6 del mattino hanno aperto la porta e mi hanno chiesto: “ma tu tutto bene?”

Travaglio passato nel migliore dei modi, tra vasca con acqua calda e il restante sul lettino… poi dopo aver partorito mentre portavano a lavare il bimbo mi hanno ricucita… appena finito non mi hanno nemmeno dato il tempo di riprendermi un attimo, che mi hanno detto “ora vestiti”. Ho chiesto all’ infermeria se per favore poteva prendermi i vestiti dalla borsa, lei mi ha risposto che non poteva mettersi a cercare visiti a tutte le mamme che entravano lì, che i vestiti avrei dovuto averli pronti: come se appena entrata in ospedale fossi lucida per pensare ai vestiti da indossare dopo. Supporto in reparto zero! Ero sola in stanza, tutta la notte, alle 6 del mattino hanno aperto la porta e mi hanno chiesto “ma tu tutto bene?“, per non parlare dell’assistenza all’allattamento. Per fortuna un’ostetrica più anziana ha mandato mia madre a comprare le coppette in silicone perché per alcune la soluzione era tirarsi fuori con una siringa in latte dai capezzoli.

Il post parto per me è stato un incubo. Avevo solo voglia di tornare a casa e stare con il mio compagno e le nostre famiglie.

Il mio post-parto è probabilmente ciò che mi ha fatto rinunciare ad avere altri figli

Il mio post-parto è probabilmente ciò che mi ha fatto rinunciare ad avere altri figli. Il dolore, la fatica, la solitudine, l’inadeguatezza, la vergogna, il senso di colpa. Dopo un travaglio infinito e infinitamente doloroso (tre tentativi di epidurale andati a vuoto), finalmente il parto, finalmente il mio bimbo tra le braccia. Io e lui soli in camera per 3 giorni e 3 notti, non mi sono mai addormentata nemmeno per 5 minuti, avevo paura. Non riuscivo a farlo attaccare al seno e lui piangeva e nessuna si è offerta di aiutarmi, ascoltarmi, spiegarmi. Ero persa.

Vivo all’estero dove ho da poco partorito il mio primo figlio. Sono stata molto fortunata

Vivo all’estero dove ho da poco partorito il mio primo figlio. Sono stata molto fortunata. Qui il rooming in è la regola, non esistono nursery negli ospedali o nelle cliniche. Ma l’assistenza è h24. Ogni 5 minuti c’era un’infermiera che veniva a controllare come stessi, anche di notte, al punto tale che io e mio marito eravamo quasi infastiditi. Prima di mettermi il bimbo in stanza sono stata seguita da un’esperta di lattazione perché si volevano assicurare che fossi in grado di allattare il mio bambino e prima di essere dimessa ho dovuto seguire un mini corso di pronto soccorso. Sanità a pagamento e piuttosto cara anche, ma io e il mio bambino siamo stati accuditi in maniera fantastica e anche mio marito è stato sostenuto per tutta la durata della nostra permanenza in ospedale e gli è stata data la possibilità di assistere al parto cesareo. Era al mio fianco e mi teneva la mano. Solidarietà a questa mamma che sta vivendo in queste ore un dramma che poteva sicuramente essere evitato. Bisogna parlare e non lasciare le donne sole. Siamo forti e tutto possiamo ma non siamo indistruttibili.

Ho avuto la mia prima figlia a 19 anni, non sapevo niente di figli, è stato un incubo: lasciata da sola.

L’ostetrica che mi ha assistito era a dir poco un orco

L’ostetrica che mi ha assistito era a dir poco un orco. Insensibile, maleducata, disumana, per non parlare della poca assistenza ricevuta. La mia salvezza è stato il cambio turno, stavo perdendo mio figlio in quanto già in sofferenza fetale. Un’esperienza da cancellare…

Una preghiera per tutte le mamme

A Mantova non permettono a nessuno di stare in camera e non solo ora, anche in epoca ore Covid, nemmeno la prima notte dopo un cesareo! Non ci sono nemmeno camere private a pagamento! I bimbi sono in camera con le mamme e nessuno dico nessuno viene a controllare se va tutto bene a meno che tu non suoni il campanello o se devono cambiarti la flebo. Ho partorito la mia bimba 6 mesi fa e il mio primo bimbo 6 anni fa, ma non è cambiato nulla anzi… sempre meno assistenza nei reparti. Una infermiera addirittura sbuffava perché dopo un giorno di travaglio mi fecero il cesareo di sera tardi e tornata in camera mandarono via mio marito, davanti alla porta del reparto: gliela chiusero in faccia e pretendevano che riuscissi a spostarmi dal letto della sala operatoria al letto del reparto quando avevo ancora le gambe addormentate. All’infermiera e all’ostetrica dissi che mi spiaceva, ma proprio non ce la facevo perché le gambe non le sentivo ancora, senza parlare della bimba che durante in rooming in mai nessuno veniva per aiutarmi a prenderla dalla culletta. Quindi ho dormito anche io da subito con lei di fianco per allattare perché a causa del dolore non riuscivo tutte le volte a prenderla senza potermi alzare dal letto, con le sole braccia, dalla culletta. Dio aiuti tutte le mamme. Una preghiera per tutte.

Arriva l’infermiera a bussare con violenza sulla porta, urlando “Il bambino piange!”

Dopo una settimana ferma a letto per parto drammatico, finalmente riesco a fare una doccia e arriva infermiera a bussare con violenza sulla porta, urlando “Il bambino piange!” (Era nella zona nido come al solito). Ho risposto che ci pensassero loro, visto che mi stavo lavando e non avevo latte!

“Signora veda lei… se lo porto al nido noi le daremo il latte artificiale… faccia lei”!

Siamo nel 2020, ospedale di Cagliari, a seguito di un cesareo eseguito il giorno precedente accusavo forti dolori alla ferita del taglio. Suono il campanello, arriva l’infermiera e chiedo gentilmente che mio figlio venisse portato al nido perché avevo un dolore pazzesco alla ferita e alzarmi dal letto per prendere il bimbo era difficoltoso. L’infermiera scocciata usò l’arma del latte artificiale per farmi desistere da quello che stavo chiedendo e mi disse : “signora veda lei… se lo porto al nido noi le daremo il latte artificiale… faccia lei”! Il suo viso era serio e piuttosto scocciato, tuttavia io non mi feci affatto persuadere da quei modi acidi e risposi: “Dia pure il latte artificiale e porti via il bimbo perché non sono in forze per accudirlo da sola, vorrà dire che continuerò ad allattarlo con il mio latte più tardi come starò meglio». Io penso che in quei momenti noi mamme non dobbiamo temere queste figure che lavorano in ospedale e che si rivolgono in questi termini, dobbiamo alzare la testa e rispondere a tono, lottare per il nostro diritto di stare bene in quanto essere umani.

Da lì ho iniziato il mio calvario del post parto con un senso di colpa gigante

Dopo ore di dolore e nessuna dilatazione alla mia domanda disperata in cerca di consolazione “quanto durerà tutto questo?” l’ostetrica ha pensato bene di rispondermi “tecnicamente il periodo prodromico può durare anche giorni”. Poi si è sentita in diritto di dirmi che il dolore che stavo provando (per me reale ed insopportabile) non era neanche lontanamente vicino al dolore che avrei provato durante il “vero travaglio”. Risultato? Dopo svariate richieste di aiuto a questa ostetrica per nulla solidale, mio marito ha chiamato un dottore e sono stata portata d’urgenza in sala operatoria perché non sentivano più il battito. Grazie al cielo Adele è nata senza alcun danno, ma io da lì ho iniziato il mio calvario del post parto con un senso di colpa gigante per non essere riuscita a far nascere la mia bambina “naturalmente” e per anni ho sentito il tono ironico di quella ostetrica che ridicolizzava la mia sofferenza rimbombarmi nelle orecchie a ricordarmi quanto sono stata inadeguata. Mi viene ancora un nodo in gola a raccontarlo e tanta rabbia nel cuore.

Una partoriente è trattata come una donna lagnosa

Al secondo parto mi hanno fatto alzare dal lettino della sala travaglio e da sola ho raggiunto la sala parto. Avevo la testa di mio figlio già nel canale del parto (quindi si può immaginare come camminavo). Mi disse l’ ostetrica di salire sul lettino del parto e io sono quasi caduta dal lato opposto (sono stata anche ripresa con “ma fai attenzione!”). Ostetriche e infermiere dovrebbero avere un lato umano in più rispetto ad altri ruoli. Una partoriente è trattata come una donna lagnosa . Io ricordo più questo episodio che i primi attimi con mio figlio. Che comunque mi hanno messo nella stanza subito, che ho attaccato da sola, tirato su da sola dalla culla, cambiato da sola e coccolato. Anche io avrei voluto essere un po coccolata….e invece ero terrorizzata dall’addormentarmi e non sentirlo piangere.

Due parti negli anni 90… il mio ginecologo vicino in entrambi i casi … i bimbi stavano al nido… eppure ero talmente sfinita che pure io mi sono quasi addormentata con il bimbo a fianco … meno male che una compagna di stanza mi ha chiamata! L’unica nota stonata l’insistenza per l’allattamento.

Anche io purtroppo ho vissuto un’ esperienza negativa e traumatica. Non riesco nemmeno a parlarne del tutto perché la volgarità che ho sentito in sala operatoria durante il cesareo mi fa ancora ribrezzo.

Si, cesareo d’urgenza, flebo braccio sx, flebo braccio dx ed il figlio in culla . Antidolorifico che non faceva effetti. Mi cade un calzino… 20 minuti x raccoglierlo ! Porta chiusa, infermieri a nanna! Ma non puoi lamentarti con nessuno … da che mondo e mondo le donne partoriscono… e tu vedi un tunnel nero!

È una tragedia sfiorata da ognuna di noi

Io sto vivendo la mia seconda gravidanza, la bimba arriverà a maggio. Un giorno, dopo uno svenimento, sono finita in pronto soccorso del reparto maternità, e ancora una volta ho potuto constatare il distacco assoluto da parte del personale che mi ha visitata, ero solo un numero d’altronde. Il Covid non ha migliorato neppure questa categoria, anzi, forse ha esasperato ulteriormente la loro frustrazione per i tagli e le condizioni in cui lavorano. Quando ho partorito la mia prima figlia il rooming in era l’unica possibilità, non ci sono alternative, le ostetriche ogni tanto passavano ma mi sono addormentata anch’io più volte mentre la allattavo, ero esausta dopo 18 ore di travaglio. E a nessun familiare era permesso rimanere. È una tragedia sfiorata da ognuna di noi, è una solitudine mista al senso di inadeguatezza che appartiene ad ognuna di noi. Per questo ci sentiamo così vicine a questa mamma. Mi auguro che quanto accaduto possa finalmente far cambiare le cose, smuovere le coscienze e abbattere i pregiudizi. E auguro a questi genitori di trovare presto la forza di sperare ancora.

Un momento drammatico

Ventinove anni fa ho partorito in una clinica privata abbastanza cara, la ginecologa dopo nove mesi di visite al suo studio privato pagata profumatamente per ecografie e visite poi non si è presentata al parto. Sono stata lasciata sola in stanza fino a cinque minuti prima di partorire e subito dopo parcheggiata in stanza sempre da sola dove ogni tanto qualcuno si affacciava sull’uscio. Un momento drammatico. Per non parlare del linguaggio scurrile e confidenziale delle infermiere e ostetriche. Morale :ho messo la firma per tornare a casa.

Reparto strapieno, personale ridotto all’osso

Ciao a tutti, mi chiamo Paola e sono della provincia di Chieti in Abruzzo. Sono stata vittima di violenza ostetrica nel maggio 2021, in occasione della nascita del mio primogenito. Premetto che sono affetta da una malattia rara che mi ha permesso di avere un figlio ma che nel reparto di ostetricia non mi ha concesso un trattamento diverso e più attento rispetto alle altre partorienti. Posso soltanto dirvi in 48h che sono stata ricoverata, di aver assistito alla gestione peggiore tra tutti i reparti dove la mia malattia mi ha portata nel corso della mia vita. Reparto strapieno, personale ridotto all’osso… mamme che piangevano e suonavano incessantemente il campanello perché nessuno correva ad aiutarle. Io, dopo un taglio cesareo  ero immobilizzata e non riuscivo nemmeno a chiamare aiuto perché il campanello spesso cadeva dal mio cuscino e non riuscivo a prenderlo non potendomi muovere… non ho ricevuto nemmeno le cure igieniche … andavo al bagno quando veniva il mio compagno a trovarmi per soli 15 min. È stato un incubo… le mamme piangevano tutte dalla disperazione e frustrazione. Io ho avuto un attacco di panico perché mi sentivo sola, il mio compagno, mia mamma, i miei fratelli… nessuno poteva starmi accanto e hanno sofferto tanto insieme a me. Ho avuto anche il rooming in di mio figlio.. non sapevo cosa fare, come fare, da sola senza un aiuto, una guida. Spero vivamente che nel 2023 non si debba più vivere l’esperienza più bella della vita di una donna in questa maniera. È uno schiaffo fortissimo alla modernità!

Una mamma per le mamme

Vi sto scoprendo tutte in questi giorni. Ci stiamo scoprendo tutte. Ti scrivo con le lacrime agli occhi per la commozione che finalmente sta uscendo fuori tutto ciò. Anche il mio è stato un parto iper traumatico e ancora ci soffro, ne piango, sono arrabbiata. Mi sono informata per non cadere vittima, sono andata in una casa maternità per trovarla pure lì e per ritrovarmi poi mezza morta in ospedale, con la mia piccola trasferita al pediatrico. Ora stiamo bene, si. Ma chi mi ridarà quell’esperienza in positivo? Chi mi ridarà i 9 giorni in cui non ho potuto stare con la mia piccola?

Mi hanno obbligata a tirarmi il latte per dimostrare che non ne avevo prima di accettare di darmi il biberon

Sono stata ricoverata un lunedì a 38 settimane dopo un accesso in pronto soccorso per pressione alta. Ho capito che mi ricoveravano per via di un frettoloso tampone Covid eseguito, poi mi hanno accompagnato in reparto. Era già dopo cena, che ho saltato perché sono allergica a vari alimenti e non c’era nulla per me. Sono rimasta in monitoraggio fino a mercoledì a pranzo, quando hanno deciso, me d’accordo, di indurmi. Dalle 17 circa ho iniziato ad avere dolori ma in reparto nessuna ostetrica è mai venuta al mio letto a controllare come stessi. L’accordo era di scendere (di un piano, da sola, in un ospedale vuoto di notte) in sala parto alle 22, così sono scesa ma non essendo ancora pronta per rimanere lì sono risalita da sola e tornata in reparto. Alle 23 ho chiesto di essere visitata perché sentivo che le cose stavano evolvendo e avevo molto dolore. In malo modo l’ostetrica di turno e con non poco fastidio dimostrato, mi ha visitato in modo poco delicato e accortasi che avevo ragione mi ha detto di scendere. Avevo nausea e ho chiesto di essere accompagnata così mi ha scortato giù di un piano correndo come una pazza con me che arrancavo. In sala parto è andato tutto benissimo. Ho avuto l’epidurale e un parto sereno, seguito e rispettato, grazie ad una ostetrica deliziosa. Al ritorno in reparto però ho avuto grossi disagi perché non mi è mai arrivata la montata lattea e mi hanno obbligata a tirarmi il latte per dimostrare che non ne avevo prima di accettare di darmi il biberon, dopo due giorni dalla nascita del bambino. Non bastavano le ragadi e il sangue, si vede. Portavano via il bambino urlante per la fame dicendo che facevano dei controlli, me lo ritornavano dopo poco placido: chiedevo se fosse stato dato glucosio o altro e negavano coi sorrisetti sul viso. Ho mangiato solo minestrone, gallette di riso e pollo. Non ho dormito per 6 notti, le finestre non potevano essere aperte per far girare aria e non ho mai fatto una doccia: mio marito poteva accedere solo dalle 17 alle 18 ogni giorno e non ho mai potuto lasciare il bambino al nido perché non era un’opzione, era concesso solo in casi molto particolari di problematiche del bambino o della mamma. Mi hanno dimessa domenica mattina e lì ho iniziato a respirare.

Non riuscivo a camminare e sono svenuta

Durante l’induzione al parto, dopo avermi rotto le acque, mi è salita la febbre alta. Avevo i brividi e mi sentivo male, ma nessuno mi ha ascoltato per ore. Mi dicevano ‘noi le vediamo in faccia le partorienti che stanno male’. Quando finalmente un’ostetrica e’ venuta a misurarmi la febbre, avevo 39.5, era sepsis. Cesario d’emergenza con anestesia generale. Non ho potuto vedere il mio bambino nascere, e nemmeno mio marito. Quando mi sono svegliata dall’anestesia, ho saputo che avevano già dato latte artificiale al mio bambino. Non sono mai riuscita ad allattarlo. Anche lui aveva preso l’infezione e per una settimana ha avuto antibiotici per endovena. Gli hanno fatto la puntura lombare due volte per paura di meningite, la prima non è riuscita. Mi hanno fatto alzare dal letto dolorante con i punti per portare mio figlio al reparto neonatale da sola. Ma non riuscivo a camminare e sono svenuta. Sono passati 4 anni e il trauma è ancora vivo. Ho deciso di non avere più figli.

Solitudine

Solitudine… La parola esatta! Ho partorito quasi un anno fa, ho fatto il travaglio da sola ho partorito da sola. L’ostetrica è stata bravissima comunque. Ma dopo ero sola stremata dal travaglio, dai punti dell’episitomia, nemmeno 5 minuti con il papà del mio bimbo!  4 giorni di fortissime e meravigliose emozioni!  Ma anche tanta solitudine.

L’infermiera mi ha preso le mani e mi ha strattonata per farmi alzare velocemente

È successo anche a me di passare i 2 giorni dopo il parto in un reparto per certi versi poco accogliente: 8 ore dopo aver fatto il cesareo, mi è stato chiesto di alzarmi, stavo facendo piano, e l’infermiera mi ha preso le mani e mi ha STRATTONATA per farmi alzare velocemente. Un dolore atroce: “eh ma se aspetto i tempi vostri, non finisco più il giro”. Dopo 24 ore dal cesareo, avevo un dolore lancinante alla ferita, ho chiesto all’infermiera e mi ha detto che la mia soglia del dolore era bassa. Nel frattempo hanno fatto la spremitura dell’utero: sempre dolori terribili- Peccato che il medico dopo 2 ore mi ha chiesto da quanto tempo non prendevo l’antidolorifico per bocca: mai preso. E in tutto questo, naturalmente dovevo gestire il piccolo, terrorizza di farlo cadere dal letto… mi hanno riposto: lo fanno tutte le mamme e non è mai successo niente. Ho le lacrime agli occhi per quella povera ragazza.

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