Chi sono le donne che si battono per l’uguaglianza nella Chiesa

Il network di donne cattoliche e laiche Voices of Faith lancia l'iniziativa #votesforcatholicwomen per rivendicare la presenza delle donne nei ruoli decisionali della Chiesa Cattolica. Ecco chi sono e come vogliono riformare un'istituzione millenaria

«Dobbiamo parlare onestamente e apertamente delle donne nei ruoli decisionali nella Chiesa Cattolica» si legge sul sito overcomingsilence.com, punto di raccolta del network Voices of Faith, nato da qualche anno con l’obiettivo di promuovere l’uguaglianza delle donne all’interno della Chiesa. E che ha scelto di farsi sentire a Roma alla vigilia del Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica, che si svolge proprio nella capitale dal 6 al 27 ottobre.

«Non ascoltarci significa non ascoltare la metà della Chiesa»

I sinodi, infatti, sono ancora riservati ai soli uomini, così come i ranghi più alti della gerarchia ecclesiastica: uno dei tanti motivi che ha spinto le attiviste di Voices of Faith ad avanzare formalmente delle richieste di rinnovamento. «Metà della Chiesa Cattolica è composta da donne, eppure solo pochissime di loro occupano ruoli di leadership» spiega uno dei video della campagna #votesforcatholicwomen, lanciata lo scorso 3 ottobre, quando il movimento  delle religioso si è riunito presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma. Uno degli slogan della giornata è stato «Non ascoltarci significa non ascoltare la metà della Chiesa».


Chi sono e cosa chiedono

Le attiviste sono suore e laiche di tutte le età ed etnie e chiedono tre riforme sostanziali: il diritto di voto per le donne nei Sinodi, il riconoscimento di ruoli di leadership nelle istituzioni vaticane e, più in generale, l’avvio di «un processo di cambiamento autentico che porti le donne a ricoprire ruoli di responsabilità» non solo in Vaticano ma «a tutti i livelli della Chiesa cattolica». Ricordano che «Nel corso del suo pontificato, papa Francesco ha nominato tre donne come sottosegretari. Tuttavia, nessuna donna è ancora stata scelta per i ruoli più elevati all’interno della Curia romana, sebbene questi incarichi siano aperti anche a loro. Infrangiamo questo soffitto di cristallo che impedisce alle donne di accedere agli uffici principali della Chiesa cattolica».

Come segnala Pressenza, agenzia di stampa specializzata in diritti umani, durante l’incontro del 3 ottobre si è discusso molto di ruoli e regole: «La Madre Superiora Irene Gassmann [una delle fondatrici del movimento, ndr], in un interessante intervento nel panel dedicato alle limitazioni imposte alle religiose rispetto al ministero sacerdotale, si è confrontata col vescovo di Basilea, chiedendo che le suore vengano autorizzate ad amministrare i sacramenti, nei casi urgenti e improrogabili». Era presente anche Doris Wagner, ex suora e vittima di stupro da parte di padre Hermann Geisser, ecclesiastico della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha raccontato delle violenze fiisiche e psicologiche da lei subite.

Il Sinodo per l’Amazzonia

Questo Sinodo vede la presenza di sole 35 donne, comunque il numero più alto finora registrato in un evento di questo tipo, che però non possono esercitare lo stesso diritto di voto dei colleghi uomini che hanno la stessa posizione canonica. Eppure, secondo le autorità ecclesiastiche, il Sinodo è già “speciale” proprio per la presenza di gruppi di donne attiviste provenienti dalle comunità indigene dell’Amazzonia, in prima linea da sempre in difesa dei diritti delle popolazioni locali e dell’ecosistema. Come ha ricordato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi: «La presenza delle donne al Sinodo è dovuta al Papa, che l’ha regolata e codificata in due documenti: l’Episcopalis Communio e l’Istruzione».

Il cardinale Claudio Hummes, presidente della Repam (Rete Ecclesiale Panamazzonica) e relatore generale del Sinodo per l’Amazzonia, ha dichiarato in conferenza stampa che «Nella regione amazzonica il ruolo delle donne è grande, straordinario, ben fatto. In tantissime comunità le dirigenti sono donne e loro chiedono che la Chiesa riconosca questo lavoro. Tante donne hanno perso la vita o sono state ammazzate per questo, come suor Dorothy. Chiedono che sia riconosciuto e istituzionalizzato il lavoro che fanno, per arrivare ad una forma più autorevole di lavorare. Noi siamo loro riconoscenti». Per le religiose, però, la sola riconoscenza non basta più: chiedono un cambiamento reale, che aspettano da troppo tempo.

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