Newsletter: perché piacciono tanto

La nostra, "Un caffé con Donna Moderna", è un appuntamento quotidiano con l'attualità al femminile per tantissime lettrici italiane. Ma ormai le newsletter sono un fenomeno di tendenza. Al punto che anche i social stanno lanciando le loro. Facebook annuncia Bulletin, dopo il successo di Substrack e di Revue su Twitter

Tra gli effetti della pandemia c’è un cambiamento nel modo di informarsi. Ora per ricevere aggiornamenti e news si passa sempre meno dai quotidiani (ma anche delle tv e radio) tradizionali, e molto di più dalla Rete e dai social. Da qui l’esigenza da parte dei media di spostarsi su questi nuovi canali, anche attraverso le newsletter.

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Un modo nuovo di informarsi

“Un caffé con Donna Moderna” è ormai un appuntamento fisso con l’attualità al femminile per tantissime lettrici italiane – ma l’offerta di newsletter di ogni argomento è in aumento e anche i social ora sembrano non volervi rinunciare. L’ultimo in ordine di tempo a offrire questo strumento è Facebook, che ha presentato Bulletin. Si tratta di una newsletter per i propri utenti, che però è disponibile anche per chi non ha un profilo sul social di Mark Zuckerberg. Arriva dopo il successo della piattaforma Substrack e della Revue di Twitter, e ha come obiettivo quello di tenere testa alla concorrenza rappresentata da Clubhouse.

Cosa offrono le newsletter

Se le notizie circolano ormai in Rete e sono alla portata di tutti, è anche vero che, dopo l’abbuffata di new “mordi e fuggi” è nata l’esigenza da parte di molti utenti di ricevere informazioni più precise, approfondite e soprattutto che non siano fake. Uno dei modi per garantirlo è proprio la newsletter, realizzata da giornalisti o da firme che in qualche modo ne accrescono l’autorevolezza. Un altro punto di forza delle newsletter è quello di fornire informazioni più “personalizzate”, cioè su un settore o su tematiche di proprio interesse. Infine, se chi scrive gode di una maggiore libertà editoriale, chi legge non trova pubblicità, ma solo articoli su temi selezionati. C’è anche da dire che se a volte le notizie sono più settoriali, anche lo stile è differente: in qualche caso più tecnico, in altri è più informale e riduce le “distanze” tra chi scrive e chi legge, rendendo questo strumento più simile a un blog.

Il caso Substrack

La prova più concreta dell’interesse per le newsletter è data da successo di Substrack che, pur essendo stata creata nel 2017, è esplosa con l’avvento della pandemia. Si tratta di una piattaforma che offre la possibilità di creare newsletter a qualsiasi azienda (o professionista, come un giornalista). Nei primi tre mesi della pandemia nel 2020 Substack ha aumentato le sue entrate del 60% e il numero di lettori e autori è raddoppiato. Tra gli esempi di newsletter più popolari su questa piattaforma c’è The Dispatch: nata come servizio gratuito, in sei mesi ha registrato 10.000 iscritti e 1,4 milioni di dollari di ricavi. Substrack si finanzia trattenendo il 10% delle entrate complessive, frutto di abbonamenti che possono essere Base o Premium.

Vi trovano spazio molti giornalisti, alcuni dei quali freelancer o specializzati in temi di nicchia, come Emily Atkin: dopo essere stata licenziata da New Republican dove si occupava di ambiente, ha creato la newsletter Heated dove scrive di cambiamenti climatici e oggi è l’11esima newsletter più letta di Substrack, con circa 2.500 iscritti e 175.000 dollari di entrate annuali.

Il Bulletin di Facebook

Come annunciato dal CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, il social è pronto a lanciare la propria newsletter, con una particolarità: sarà aperta anche a chi non ha un account, perché avrà un proprio sito dedicato. Il lancio per ora è concentrato sugli Usa e sono stati reclutati autori statunitensi: docenti accademici, esperti in diverse discipline e personaggi pubblici, oltre a giornalisti free lance o non legati da contratti in esclusiva con le testate. Al momento per leggere le varie newsletter devi andare sul profilo di un autore che ti interessa seguire, c’è per esempio lo scrittore Malcom Gladwell, lo psicologo Adam Grant Mitch Albom, la reporter di football Erin Andrews e l’esperto di moda Tan France. Insomma, l’obiettivo è offrire contenuti di spessore elevato, articoli o commenti di approfondimento, che vadano oltre il consumo “mordi e fuggi” del social.

Bulletin si appoggia a Facebook Pay per l’acquisto di abbonamenti Premium che permettono di partecipare anche a gruppi per soli abbonati, “stanze” e audio dal vivo, sul modello di Clubhouse che in Italia è finito su un binario morto ma negli Usa funziona bene. Non tutti i contenuti sono a pagamento e tra questi ci sono anche podcast.

Revue, anche Twitter ha la sua newsletter

Anche Twitter ha iniziato a muoversi nel campo delle newsletter fin da gennaio, comprando Revue, piattaforma di newsletter da integrare al proprio servizio. Una volta iscritti, Revue invierà le newsletter degli autori scelti all’indirizzo e-mail con cui il proprio profilo è registrato su Twitter. L’obiettivo è quello di ampliare i propri servizi coinvolgendo autori, giornalisti ed editori, conquistando nuovi utenti con prodotti che vadano al di là dei tweet. Anche in questo caso alcuni contenuti sono pensati per essere gratuiti, altri a pagamento, e Twitter trattiene una commissione del 5% sugli incassi degli autori.

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