Adele

Da Adele a Elton: le star che hanno negato la loro musica a Trump

I parenti di Sinéad O'Connor hanno diffidato Donald Trump a utilizzare la musica della cantautrice scomparsa durante la campagna elettorale. Ma è lunghissima la lista di cantanti e band che hanno detto no al tycoon: da Adele ai Rolling Stones, dai Queen a Bruce Springsteen

Gli eredi di Sinéad O’Connor hanno chiesto a Donald Trump di smettere di usare la musica della cantautrice scomparsa durante la sua campagna elettorale. Non è la prima volta che le popstar girano le spalle al miliardario, candidato presidenziale repubblicano in vista delle elezioni americane di novembre.

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Gli eredi di Sinéad O’Connor dicono no a Trump

Lo scorso febbraio, durante un evento elettorale nel Maryland, “The Donald” ha utilizzato a scopi elettorali la canzone più famosa di Sinéad O’Connor, “Nothing Compares 2 U”, un brano iconico scritto da Prince e portato al successo dalla cantautrice irlandese (nel 1990 restò per quattro settimane in vetta alle classifiche nel Regno Unito). Pronta la reazione degli eredi della cantante scomparsa lo scorso luglio all’età di 56 anni: “Sinéad sarebbe stata disgustata, ferita e si sarebbe sentita insultata se il suo lavoro fosse stato travisato in questo modo da qualcuno che lei stessa chiamava un ‘diavolo biblico’“, hanno dichiarato a BBC News.

Sinéad O'Connor

“Trump smetta subito di usare la sua musica”

In una dichiarazione congiunta con l’etichetta Chrysalis Records si legge: “Come noto per tutta la vita Sinéad O’Connor ha seguito un ferreo codice morale definito da onestà, gentilezza, correttezza e decenza verso i suoi simili – si legge nella nota -. È stato con indignazione quindi che abbiamo appreso che Donald Trump ha utilizzato la sua iconica performance di Nothing Compares 2 U nelle sue manifestazioni politiche”. Lo scritto si concludeva così: “Come custodi della sua eredità, chiediamo che Donald Trump e i suoi associati smettano immediatamente di usare la sua musica“.

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Altri brani utilizzati dal tycoon per la sua campagna elettorale

Il “Guardian” ha riferito che, oltre a “Nothing Compares 2 U”, altre canzoni tra cui “Dancing Queen” degli Abba, “Ring of Fire” di Johnny Cash e “Suspicious Minds” di Elvis Presley sono state diffuse prima che Trump salisse sul palco il 24 febbraio.

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Le altre star della musica che hanno detto no a Trump

Fra i musicisti che hanno chiesto a Trump di non usare la loro musica durante le manifestazioni politiche figurano Adele e Rihanna. La prima aveva contestato l’utilizzo di “Rolling in the Deep” e “Skyfall” durante la campagna del 2016. La seconda, nel 2018, ha minacciato un’azione legale dopo che il tycoon ha utilizzato “Don’t Stop the Music” durante uno dei suoi incontri per le elezioni del Midterm a Chattanooga (Tennessee).

Rihanna

Ma la lista dei musicisti che hanno diffidato il candidato repubblicano a promuoversi attraverso le loro canzoni è lunga e comprende nomi come Pharrell Williams, Steven Tyler e la famiglia di Prince. Mick Jagger e i Rolling Stones l’hanno contestato per aver diffuso la loro “You can’t always get what you want” nel 2016: il team del miliardario l’ha usata ancora nel giugno 2020, così la band ha minacciato azioni legali se la canzone venisse riprodotta di nuovo.

Elton

Sir Elton John si opposto all’utilizzo di “Rocket Man” e “Tiny Dancer” durante le manifestazioni elettorali, precisando di avere opinioni politiche molto diverse da quelle di Trump. Gli eredi dei Beatles hanno detto no a Trump per l’uso improprio di “Here comes the Sun”, scritta da George Harrison. I Queen hanno contestato l’utilizzo di “We are the champions” in occasione della convention del 18 luglio 2016.

Schierati contro Trump anche Taylor Swift, Katy Perry, Lana Del Rey, Miley Cyrus, Beyonce e Lily Allen. Anche la famiglia Luciano Pavarotti si è opposta al fatto che Trump utilizzasse la sua registrazione di “Nessun Dorma”, affermando che le opinioni di Trump sull’immigrazione erano in contrasto con gli sforzi del grande tenore nel raccogliere fondi per i rifugiati. Nel 2016, Trump aveva utilizzato perfino “Born in the USA” di Bruce Springsteen: il boss per tutta risposta aveva appoggiato Hilary Clinton, allora avversaria del magnate newyorkese.

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