In un'intervista televisiva l'attore Charlie Sheen ha dichiarato di essere sieropositivo. Il suo outing si aggiunge ad altre esternazioni di malattie di personaggi famosi. Ma perché lo fanno? E, soprattutto, a chi può essere utile mettere in piazza la malattia?

L’attore statunitense Charlie Sheen, in un’intervista televisiva, ha dichiarato di essere sieropositivo. “Sono tre lettere (Hiv, ndr) difficili da accettare. È il punto di svolta della propria vita” ha detto. Charlie Sheen ha poi spiegato che la malattia gli è stata diagnosticata dopo aver fatto una serie di esami perché soffriva di emicranie, 4 anni fa.

L’attore ha rivelato la malattia a persone di cui pensava si potesse fidare, ma alcuni gli hanno chiesto soldi per mantenere il segreto. “Devo mettere fine a questa serie di attacchi, di mezze verità e di storie che danneggiano anche la salute degli altri, e che non sono vere” ha ricordato Sheen durante l’intervista. Ma perché uno deve raccontare a tutti la propria condizione di salute?

Una confessione pubblica
Agli inizi del Duemila, Pippo Baudo inveì contro l’andazzo di alcune trasmissioni tv che, pur di strappare lacrime e ascolti, inducevano attori e conduttori a fare outing sul proprio passato. “Non mi piace quest’obbligo di dire i fatti i propri, di mettere in piazza i propri sentimenti. Non fa bene il pubblico confessionale, è già difficile confessarsi davanti al prete” disse il noto presentatore.

In Italia
E però è stato proprio Pippo Baudo ad aver dichiarato, ospite di una trasmissione Mediaset: “A un certo punto ho scoperto di avere avuto un cancro alla tiroide e ho vissuto preoccupatissimo per anni” guarendone poi. Anna Marchesini raccontò della sua malattia nel salotto di Fabio Fazio nel 2013. In campo sportivo, fece notizia l’annuncio di Ivan Basso, che si ritirò dal Tour per curarsi un cancro ai testicoli nell’estate 2015.
E la presidente di giuria di “Ballando con le stelle”, Carolyn Smith, ha di recente dichiarato: “Ho un tumore maligno al seno, ma combatterò per sconfiggerlo”. Commosse infine l’annuncio del comico Zuzzurro: “Ho un tumore. Lo dico perché se mi fermo, non è per un capriccio”; se ne andò un mese dopo.

All’estero
Angelina Jolie si è sottoposta a una doppia mastectomia (l’asportazione di entrambi i seni). E poi ha deciso di rimuovere anche le ovaie per prevenire un possibile tumore, raccontando tutto sul New York Times. Così come l’estate del 2015, sulla rivista People, Shannen Doherty, ovvero Brenda della mitica serie “Beverly Hills 90210”, ha annunciato di avere un cancro al seno.
Nel 1998, fece scalpore Michael J. Fox, l’attore di “Ritorno al futuro”, quando rese pubblica la sua malattia: un Parkinson giovanile. E che dire poi dell’ex presidente americano Jimmy Carter che ha discusso del suo stato di salute, un cancro al cervello, organizzando un’apposita conferenza stampa?

Che cosa accade nella nostra mente?
Spiega la psicologa Zaira Di Mauro: “Prendiamo il caso dell’attore che rivela di essere Hiv+: si è innescato un senso di colpa per essere stato scoperto. Parlarne in pubblico significa aggredire la verità, prima che la verità aggredisca lui. Nella mente dell’attore, la propria immagine era già rovinata dal possibile clan di amici che lo ricattavano. Si è innescata una dinamica di auto-difesa: ha utilizzato questa situazione si svantaggio, trasformandola in una possibilità per essere perdonato. Anche perché, se lo ammette lui, è possibile che il pubblico gli mostri tenerezza per la condizione in cui si trova”.

Quando si tratta di cancro
“In questo caso, la persona percepisce la vergogna di essere fragile, mortale, quindi c’è il bisogno di sentirsi compatiti, di non vivere in solitudine, di non escludere le persone che prima mostravano sentimenti di affetto. Il messaggio è più o meno questo: faccio di questa malattia, un dono, la vivo insieme ai miei sostenitori; così, non vi tradisco, ma vi rendo partecipi della mia malattia. Poi vi è anche un aspetto narcisistico: la malattia mi mette al centro dell’attenzione e dei pensieri degli altri. E il dolore vissuto da soli è atroce, mentre quello condiviso è alleviato” aggiunge la psicologa Zaira Di Mauro.

Un esempio che può aiutare gli altri
Ci spiega la psicologa Maria Grazia Fiorini: “Il cancro fino a poco tempo fa era considerato come qualcosa di cui vergognarsi e da tenere nascosto. La persona ammalata temeva il biasimo di chi le stava intorno, il cambio di atteggiamento degli altri. Così come alcune persone avevano paura di entrare in contatto con chi era ammalato”.

Questo accadeva soprattutto in passato e oggi molti preconcetti sul cancro sono stati rimossi. “In questo senso, il fatto che personaggi famosi dicano apertamente di essere ammalati ha contribuito molto a “de-enfatizzare”, a esorcizzare il timore che c’è dietro la malattia” prosegue l’esperta. “Rappresentanno dei testimoni del fatto che avere questa malattia non implica il vergognarsene, l’essere allontanati ed emarginati. Diventa qualcosa di cui si può parlare tranquillamente”.

Gli outing dei vip insomma rappresentano un aiuto anche per altri ammalati. Aggiunge la dottoressa Fiorini: “Se una persona famosa si dichiara ammalata e continua a mantenere agli occhi dell’opinione pubblica un’immagine positiva, allora ne posso parlare anche io e posso pensare di non avere nulla da nascondere, di non dover vergognarmene affatto e anzi di far partecipare gli altri alla mia condizione”. Di nuovo: un dolore condiviso è un dolore meno lancinante.

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