Giovanna Botteri in podcast con Caterina Balivo

La giornalista inviata Rai si racconta a Caterina Balivo in una nuova puntata della serie podcast "Ricomincio dal NO", online dal 26 aprile. Un racconto intimo in cui la grande professionista, con la solita naturalezza con cui entra nelle nostre case, affronta i temi scomodi del lavoro "non da donne" e del coraggio di fare ciò che amiamo

Ci sono i piccoli NO, quelli che noi genitori diciamo ai nostri figli, e i grandi NO, quelli che la società ci cuce addosso e che si chiamano tabù. I piccoli NO fanno crescere, i grandi sono lì per essere sgretolati. E a crescere è la società tutta. Giovanna Botteri, corrispondente Rai che ha raccontato guerre, pandemie, conflitti, è una picconatrice di NO. È stata la prima donna inviata di guerra Rai. Sua figlia Sara aveva quattro anni quando lei, con l’elmetto e il giubbotto antiproiettile, era in Afghanistan. Tra lei e la sua bimba, sempre migliaia di chilometri, eppure la Giovanna Botteri che tutti conosciamo, ironica e appassionata, ha detto sempre SÌ al suo lavoro. Si racconta così a Caterina Balivo nel nuovo episodio della serie podcast Ricomincio dal NO (disponibile dal 26 aprile, gratis su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast e Spreaker). 

Il tabù delle giornaliste-attrici

Mentre la ascoltiamo, ci sembra di vederla con il suo viso ormai così familiare quando ci parlava da Pechino con i capelli senza piega e senza tinta, con le sue maglie tutte uguali e senza trucco perché i tempi della vita, con 6 ore di fuso orario in avanti, mal si sposavano con quelli delle dirette in Italia. Per questo è stata attaccata sui social, ma anche tanto difesa. Perché con la classe vera (quella di chi ignora e in silenzio va avanti per la sua strada) ha abbattuto il tabù delle giornaliste televisive con trucco, parrucco e look da film. Ma soprattutto ha buttato giù il muro dei lavori vietati alle donne, quei grandi NO che non ci hanno lasciato accedere alla magistratura fino al 1969 o non ci hanno fatto correre la maratona alle olimpiadi fino al 1984. 

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Il tabù dei lavoro vietato alle donne

Nel podcast Giovanna racconta: «Tutti quanti mi chiedevano: “Tu come fai con una figlia?”. A nessun collega maschio, nessuno avrebbe mai chiesto “Come fai a fare questo lavoro con dei figli”. E allora, se non lo chiedi a loro, non lo devi chiedere neanche a me, oppure lo chiedi a tutti e due. Eppure – prosegue Giovanna – anche i colleghi uomini hanno nostalgia dei loro figli se stanno lontani per lavoro. Perché noi donne non dovremmo mettere in conto la lontananza dai nostri bambini?». Giovanna è partita da poco per ritornare in Cina, sua figlia ha 30 anni e quando lei fu attaccata sui social, fu Sara a intercettare i commenti e riferirli alla madre, che sui social non ci sta. Da allora però Giovanna, il suo viso e i suoi capelli sono diventati un’icona di normalità, quella leggerezza che poi è la forza della femminilità: poter essere sempre se stesse – nel look e nella scelta di come realizzarsi.

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