Modern Love scena

Modern Love: 8 storie d’amore per una serie tv

Nata sul New York Times come rubrica, Modern Love è diventata una serie tv di culto e ora un libro. La ragione del successo? Racconta storie brevi, consolanti, con un lieto fine. Ai tempi delle relazioni lampo che finiscono in chat

C’era una volta una rubrica, molto molto seguita, pubblicata sul New York Times. Tutto cominciò nel 2004. La regola era la seguente: poco importa che tu sia credibile o no, scrivici la tua storia d’amore e se è bella verrà pubblicata. Che vuol dire storia d’amore, qui? Non è intesa nel senso classico: due si incontrano, si piacciono, si mettono insieme e resistono. Amore in Modern Love è inteso in modo un po’ diverso, più largo, forse migliore. È quel che vi pare, il cerino nell’oscurità che vi ha salvato la vita quella volta. E tutti abbiamo una storia così.

Chi si occupa della rubrica sul New York Times è il giornalista Daniel Jones. Che infatti ha precisato: «Non volevamo solo l’amore romantico. Siamo contemporanei e aperti a tutto». Intanto le storie iniziavano ad arrivare, a volte parlavano di tutt’altro, si moltiplicavano e diventavano sempre più interessanti. E così si è deciso di farne una raccolta, Modern Love (pubblicata da noi per Rizzoli, vedi box sotto).

Scrive Jones nell’introduzione: «Le storie più toccanti avevano sempre per oggetto rapporti che avevano già fatto un po’ di strada: le tribolazioni in un matrimonio di mezza età, la fatica dell’essere genitori e la perdita di persone care (figli, coniugi, genitori, amici). Queste relazioni non sono mai tutte rose e fiori, ma sono storie d’amore? Certo che sì. Il tratto decisivo di qualunque rapporto è la vulnerabilità. E questa vulnerabilità può assumere molte forme: comunque sia, si tratta però sempre di esporsi alla possibilità di soffrire, ma anche alla possibilità di un contatto». Vulnerabilità, si diceva. E l’amore non nella sua parte migliore.

Quelli di Modern Love sono diventati i racconti più letti d’America

E anche la versione tv Amazon Prime Video è un microcapolavoro, la critica è unanime (è in lavorazione la seconda serie). I motivi sono probabilmente 2.
1. Prima caratteristica: sono brevi storie raccontate nei particolari, tutte indipendenti, tutte scritte con una forza che lascia pensare che siano vere. C’è un solo obbligo narrativo: finiscono come dovrebbero finire le storie (d’amore o d’altro) nel migliore dei mondi possibili. Cioè bene. L’amore che vince non dico su tutto, ma su qualcosa sicuramente.
2. Seconda caratteristica: non conosco nessuno che li ha letti e ha visto la serie tv e che non confessi: «Ho pianto». Quasi come fosse lo scopo: muovere le parti migliori di noi. Ogni episodio ha qualcosa di consolante, di risolutivo, di liberatorio. Tutto troppo bello per essere vero? Eppure. Quanto ne avevamo bisogno, in quest’epoca di innamoramenti finti in chat e divorzi veri nei tribunali?

Non conosco nessuno che, dopo aver letto o visto la serie, non abbia confessato: «Ho pianto». ogni episodio ha qualcosa di risolutivo, liberatorio

Molte storie sono inverosimili, ma ci crediamo lo stesso

Per esempio, Quando il portiere è il tuo migliore amico racconta gravidanza e maternità di una ragazza single, che affronta un figlio con un solo stipendio grazie all’amicizia e al sostegno di Guzmin, il suo migliore amico, il portiere del palazzo. È un universo parallelo, in questi anni in cui il sesso (a parte quello virtuale) è davvero al minimo storico? Ragazza madre per scelta a Manhattan nel 2020?

Prendimi come sono, chiunque io sia (interpretato nella serie tv da una perfettissima Anne Hathaway) racconta la storia di una ragazza che soffre di disturbo bipolare. Eccoci un’altra volta a non trovare nulla del Modern Love. Parliamo di malattia psichica (dati statistici: dal 2020 in poi le malattie e i disagi psichici saranno la prima causa di assenza dal lavoro). Il problema di ammetterlo a se stessi, e il problema ancora più insuperabile di dirlo agli altri. Ci si aspetta che a salvare la protagonista sia il bravo ragazzo, invece è lei stessa, che si affida a una terapia. È qui che trovi la chiave e il senso: Modern Love è questo. L’amore, dove e quando e da chi non te lo stavi aspettando. Da te.

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«Volendo tentare di stabilire cos’è una storia d’amore, è forse opportuno stabilire prima che cosa sia l’amore» scrive Jones. «Ma la china rischia di essere ancor più scivolosa. Dal canto mio, l’amore, quando va bene, più che a una rosa somiglia a un arnese da lavoro: ruvido, sporco ma anche duraturo».

Com’è alla fine il Modern Love, allora? È identico all’amore vecchio: va tutto potentemente a caso. Non esistono le affinità elettive, i 2 destinati che s’incontrano, la serendipità. Non esistono gli unicorni. Non esistono amori immortali che fanno penare/campare tutta la vita. L’amore a volte riesci a comprarlo, ma non dura. Averlo per somma di qualità è un’impresa ma va tentata. L’intelligenza non serve, la bellezza non basta. Ti piace chi ti piace, ma chi ti piace lo capisce e si stufa: è destinato a non ricambiare perché il desiderio muove sempre verso quel che gli è più contrario. Sto esagerando? Non sono io, è Platone.

IN LIBRERIA

«L’amore è più una questione di esempi che di definizioni» scrive Daniel Jones, columnist del New York Times, in Modern Love (Rizzoli). Ecco perché ha deciso di raccogliere in un libro alcune delle storie più emblematiche apparse sulla sua rubrica nata nel 2004. Racconti di incontri casuali, passionali, moderni oppure no. Comunque emozionanti perché «muovono al riso, alla pena, alle lacrime».

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