Paralimpiadi Tokyo 2020: le atlete a caccia del podio

  • 24 08 2021
Tante le partecipanti alle competizioni in Giappone: 61 le donne speciali che non vogliono deludere l'Italia e sulle quali è bene tenere alta l’attenzione perché si punta a battere il record di Rio

Le nostre atlete alle Paralimpiadi hanno già in tasca un bel primato: quella italiana e infatti la delegazione femminile più numerosa di sempre. Sono ben 61 le donne (Olimpiadi tradizionali incluse) che ci hanno fatto e ci faranno sognare fino al prossimo 5 settembre a Tokyo.
Non solo. Le azzurre delle paralimpiadi stanno già puntando a battere il primato di 39 medaglie realizzato a Rio de Janeiro nel 2016.
«La struttura alare del calabrone non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso. Let’s make possible the impossible», scrive la portabandiera di entrambe le edizioni Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio (per tutti Bebe) sul sul profilo Instagram spronando e incitando tutti i compagni di questo spettacolare viaggio in Sol Levante.

Bebe, che in Giappone difenderà l’oro individuale e il bronzo a squadre conquistato nel fioretto cinque anni fa, è da oltre un decennio l’icona delle Paralimpiadi nonostante abbia solo 24 anni. Alla pedana però la giovane campionessa ha affiancato anche la grande passione per i libri, la televisione e il lavoro costante per la sua onlus Art4sport, che punta all’integrazione sociale grazie allo sport dei bambini e ragazzi amputati.

«In questo modo spero di poter ispirare i sogni di tanti bimbi con disabilità che vogliono cominciare un percorso paralimpico per godersi la vita grazie allo sport». Insomma, la prova vivente che la disabilità può essere una marcia in più e siamo certi che sarà strepitoso vederla “sguainare la spada” e combattere per continuare a tenere alti gli obiettivi e vivo il suo sogno.

Ma la nostra Bebe non è l’unica atleta pronta a regalarci emozioni. C’è Silvia Biasi che ha perso la mano destra in un incidente quando aveva 5 anni e, oggi, a 33, è nella Nazionale paralimpica di volley con un sogno ben preciso: «Una medaglia a Tokyo».

Anche Giulia Bellandi, 30 anni, è una vera campionessa di sitting volley. Ma il suo era un destino segnato. In tutti i sensi. Genitori e fratello sono tutti e tre pallavolisti e lei ha solo seguito le orme di casa, fino a quando, da adolescente, cade dal motorino e perde la gamba sinistra. Ma torna in campo: su una carrozzina. Dopo quattro anni proprio la nazionale italiana di sitting volley la convoca e ora è la palleggiatrice numero uno del team.

E poi la dolce Carlotta Gilli, una vera e propria forza della natura: 20 anni, non vedente a causa della malattia di Stargardt, grazie alla sua determinazione si è portata a casa 4 ori e 2 argenti agli Europei di Funchal e il record del mondo nei 100 dorso. E, come se non bastasse, è anche ambasciatrice della Fondazione Telethon, che aiuta i più piccoli affinché trovino il proprio modo di vivere la loro disabilità.

E ancora Martina Caironi, velocista e saltatrice nonostante l’amputazione di una gamba a seguito di un incidente d’auto a soli 18 anni. Pensate che è una delle atlete più veloci al mondo e addirittura la prima a scendere sotto i 15 secondi nei 100 metri. Due ori e un argento, Martina lavora anche come motivatrice nelle scuole e nella onlus Differenza Donna.

Giada Rossi, 26 anni è campionessa di tennistavolo e ambasciatrice del Comitato Italiano Paralimpico. Ma dietro di sé ha una storia da brivido: fin dalle elementari insegue la passione per la pallavolo ed e molto brava tanto che a Rio 2016 vince due medaglie di bronzo come pongista. Poi la tragedia. Era a casa, in piscina con gli amici, quando è arrivata la frattura della sesta vertebra cerebrale. Giada, friulana di Zoppola, diventa tetraplegica. Ma questo non le ha impedito di continuare a sognare. E di vincere ancora.

Il braccio sinistro di Greta Elizabeth Muti  non può fare tutto per colpa della paralisi di Erb, la malattia con cui, nel 1994, è nata. Ma lei non ha mai mollato: suona il violoncello, dipinge, canta, viaggia e naturalmente pratica ad altissimi livelli il canottaggio. All’isola del Giglio, terra d’origine della famiglia materna dove oggi vive, non c’è giorno in cui non si alleni. Oggi Greta è campionessa di para rowing e capovoga del quattro con PR3 misto azzurro.

E non scordiamoci dell’elegantissima Sara Morganti, in cima alle classifiche dell’equitazione con il suo dressage, pur affetta da sclerosi multipla dall’età di 19 anni. Sara è campionessa del mondo in carica nella disciplina di Paradressage freestyle e tecnico, 24 volte campionessa italiana, con 2 argenti e 4 bronzi ai campionati europei e nell’agosto del 2015 e nell’aprile 2016 si è classificata prima nel Ranking Mondiale FEI nel Paradressage. Pensate che è anche la prima atleta nella storia dell’equitazione paralimpica a far parte delle Fiamme Azzurre!

Ragazze, quante emozioni!

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