La staffetta 4x100 (tutte le foto sono di Getty Images)
La staffetta 4x100 (tutte le foto sono di Getty Images)

L’incredibile Italia degli ori olimpici

Quella che diventerà l'Olimpiade dei record ci ha già portato 10 ori, 10 argenti e 20 bronzi. Un risultato reso possibile da atleti straordinari e da un'energia che li ha trascinati, caricandoli. E che ha conquistato anche noi

Senza retorica (che nello sport viene facile) sicuramente questa è l’Olimpiade dei record per l’Italia: al momento in cui scriviamo, le medaglie sono 40, risultato mai raggiunto. I nostri atleti portano a casa un medagliere superiore a quello di Los Angeles 1932 e Roma 1960: 10 ori, 10 argenti, 20 bronzi. 

In una sola giornata al cardiopalma, tre ori di fila: Antonella Palmisano nella marcia  20 km, Luigi Busà nel karatè (kumite) e poi l’incredibile staffetta 4×100. 

Un’enormità di medaglie, trionfi ed emozioni, in un’Olimpiade rimandata di un anno, a cui guardavamo con distacco e scetticismo per i contagi, gli sponsor che si ritiravano, le notizie che arrivavano di atleti in quarantena e la difficoltà – per noi – dovuta al fuso orario. E invece ci siamo fatti trasportare da questi ragazzi e ragazze che abbiamo imparato a conoscere, tutti campioni, alcuni già noti, altri meno, che hanno portato alla ribalta anche sport sacrificati dagli sponsor e dai pochi (o inesistenti) passaggi televisivi.

Tutti trascinati e un po’ ubriachi di incredulità abbiamo archiviato per qualche istante l’attenzione a Covid e mascherine e ci siamo caricati anche noi di quella strana elettricità che aveva cominciato a farsi sentire con la vittoria agli Europei di calcio dopo 53 anni, poi la finale di Wimbledon con Matteo Berrettini, quindi la qualificazione della Nazionale di basket 17 anni dopo l’ultima volta. Così, giorno dopo giorno siamo arrivati fino all’oro al fotofinish nella staffetta 4×100. E quando Vanessa Ferrari ha detto che la vittoria di Marcell Jacobs ha ispirato anche lei, ci siamo resi conto che quell’elettricità è contagiosa, che ci siamo dentro anche noi e che tutto in fondo, se ci credi, diventa possibile.

Le nostre strepitose medaglie d’oro


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Fausto Desalu, Lorenzo Patta, Marcell Jacobs e Filippo Tortu sono i quattro velocisti della staffetta italiana maschile della 4×100 che ha vinto un’incredibile e storica medaglia d’oro, precedendo la Gran Bretagna per un centesimo e il Canada con un tempo di 37,50 secondi. Non erano neanche da podio nelle previsioni, invece hanno asfaltato anche i giamaicani. La loro è la decima medaglia d’oro italiana in queste Olimpiadi e la quinta nell’atletica leggera, miglior risultato di sempre.


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– Nel giorno del suo 30esimo compleanno Antonella Palmisano (pugliese, di Mottola) vince la 20 km di marcia, la stessa distanza vinta il giorno prima da Massimo Stano. «Stano mi ha fatto venire i brividi, mi ha dato una grande carica. E poi la scia con gli ori di Jacobs e Tamberi, e poi la nazionale di calcio agli Europei. È un periodo magico per l’Italia, ciao Italia!». Antonella ci ha portato la 36esima medaglia. Col suo passo leggero e così difficile da imitare – se non ami la marcia – si è piazzata in testa da subito e ha staccato le altre al 18esimo chilometro, leggera e sottile.


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Luigi (Gigi) Busà è il primo oro olimpico della storia italiana nel karate, l’oro con cui la delegazione azzurra ha raggiunto il record assoluto di medaglie nella storia dei Giochi Olimpici, 37. Dopo è arrivata a ruota la 38esima medaglia, con la staffetta. Il Gorilla d’Avola (perché è originario di Avola, in Sicilia) ha battuto il rivale e amico di sempre, Rafael Aghayev (Azerbajan), con cui ingaggiava sfide su Instagram durante il lockdown. Della gara forse abbiamo capito poco, si tratta infatti di una specialità del karate, ma di sicuro tutti lo amiamo già anche per la sua dedica subito dopo la medaglia: «Mamma, ce l’ho fatta!».


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– Amici nella vita e sul podio, tanto da dividersi l’oro. Mai vista una cosa così alle Olimpiadi. Gianmarco Tamberi e Mutaz Barshim (29 e 30 anni), oro entrambi nel salto in alto, con la loro straordinaria medaglia ci fanno diventare il quinto Paese ad aver vinto un oro sia tra i maschi che tra le femmine (indimenticabile Sara Simeoni a Mosca nel 1980). I due atleti erano alla pari, in una situazione mai vissuta prima, sconosciuta alla maggior parte di noi telespettatori. Dopo aver fallito i 3 tentativi a 2.39, invece di andare al salto di spareggio hanno deciso di condividere l’oro. «So per certo che per la prestazione che ho fatto, mi merito l’oro. Gianmarco ha fatto la stessa cosa, quindi so che si meritava l’oro – ha detto Barshim. Questo va oltre lo sport. Questo è il messaggio che trasmettiamo alle giovani generazioni». Il loro gesto (e la loro medaglia) sono già nella storia.


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Massimo Stano, 29 anni, di Palo del Colle (anche lui pugliese come la Palmisano), è il terzo oro italiano della storia nella 20 km di marcia (prima di lui Damilano e Brugnetti). Non era tra i favoriti, non era in gran forma, eppure si è piazzato in testa dal 12esimo chilometro e non si è fatto più prendere. Convertito all’Islam per amore della moglie Fatima («Non ci trovo nulla di strano»), da poco è diventato papà della piccola Sophie. «Quando ho visto Jacobs e Tamberi vincere insieme, ho pensato: cos’hanno loro in più di me?».


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– Altro oro storico quello nel canottaggio femminile di Valentina Rodini e Federica Cesarini (26 e 25 anni, “l’equipaggio delle laureate”). Si sono piazzate davanti a Francia e Olanda, con un vantaggio limato remo su remo al fotofinish, rispettivamente di 24 e 27 centesimi. Prima di loro l’unico oro olimpico femminile è stato quello di 21 anni anni fa a Sidney nel quattro di coppia. La loro specialità è il doppio pesi leggeri: la media del loro peso non può superare i 57 chili.


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– Il vento per l’Italia è girato anche a fior d’acqua. Caterina Banti e Ruggero Tita (34 e 29 anni) hanno portato alla vela una medaglia che mancava da 13 anni, gareggiando nel loro piccolo catamarano (categoria Nacra 17, la formula 1 della vela. Sono campioni del mondo e più volte campioni europei.


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– L’Italia ritorna a vincere nel ciclismo-inseguimento su pista a distanza di 61 anni dal successo di Roma 1960 e lo fa ritoccando ulteriormente il record del mondo. La squadra è guidata da Filippo Ganna, il gigante a destra (è alto un metro e 93). «Io, una volta che sono lanciato e ho preso il ritmo devo solo mantenere, nient’altro. Vi assicuro che fare il lavoro degli altri tre è molto più difficile». Con lui, Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan. Hanno sconfitto la grande favorita Danimarca per 166 millesimi.


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– Quando l’abbiamo visto ci siamo tutti chiesti chi fosse questo Marcell Jacobs. Adesso sappiamo quasi tutto di lui e ora per noi è l’uomo dei 100 metri. «Mennea è il mio idolo» ha detto, tra le tante altre cose. E noi ci crediamo perché la Freccia del Sud è stato il primo e unico italiano ad aver mai vinto i 100 metri. Ora c’è lui, papà di tre figli a 26 anni, amante di tatuaggi, orecchini e collanine, che non fa mistero delle difficoltà superate finora e dell’aiuto fondamentale di una mental coach, diventata famosa quanto lui, Nicoletta Romanazzi.


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– Ci ha commosso tutti quando, subito dopo la vittoria, davanti alle tv ha dedicato la medaglia al nonno che non c’è più. E così abbiamo guardato con tenerezza questo ragazzo che ha portato all’Italia la prima medaglia d’oro di questa olimpiade. A soli 20 anni Vito dell’Aquila è già campione olimpico di taekwondo, disciplina marziale a cui l’ha spinto il papà quando aveva 8 anni «per vincere la timidezza». Vito infatti abita a Mesagne (Brindisi) dove ha la palestra Roberto Baglivo, il maestro di Carlo Molfetta, anche lui di Mesagne e campione olimpico della categoria 80kg a Londra 2012.

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