Marco Mengoni

Marco Mengoni e il dismorfismo corporeo: cos’è

Marco Mengoni, fresco vincitore a Sanremo, ha confessato di soffrire di dismorfismo, il disturbo che non permette di vedersi come realmente si è. Quali sono i sintomi, cosa si può fare

Marco Mengoni era dato per favorito e ha trionfato a Sanremo. Lui, che già sul palco dell’Ariston c’era stato nel 2010, poi aveva vinto nel 2013 e ora ha ottenuto di nuovo il successo. Marco Mengoni piace ai giovani, piace alle donne, ma forse un po’ meno a se stesso, come ha confessato qualche tempo fa, parlando del disturbo di cui soffre: il dismorfismo corporeo.

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Il dismorfismo di Marco Mengoni

Si tratta della preoccupazione eccessiva per quelli che vengono visti come difetti esteriori. Di fatto ci si focalizza su alcune caratteristiche del proprio corpo, e si vedono come negative anche se per gli altri non lo sono. Oppure non ci si accorge di essere cambiati, per esempio dopo aver perso peso, o ci si vede troppo grassi anche se si è molto magri. Può portare a malessere, insoddisfazione, ma anche a patologie più serie nella sfera dell’alimentazione, come l’anoressia, oppure alla depressione. Mengoni ha confessato che si tratta di un disagio di cui soffrono anche la madre, le zie e la nonna. «Non indossavano mai la gonna perché odiavano le loro gambe, che pure erano bellissime», ha rivelato l’artista.

Mengoni e il suo non vedersi “bello”

Come ha raccontato Marco Mengoni, la sua adolescenza è stata accompagnata dall’idea di non «poter avere appeal» perché «pesavo 106 chili, avevo i capelli lunghi che mi coprivano gli occhi». Insomma, un modo per negarsi l’idea di poter piacere: «Per me è stato difficile accettare che gli altri mi vedessero bello e anche nel mio percorso di analisi e terapia ci siamo incagliati su questo», ha raccontato qualche tempo fa. Nel suo caso la musica ha contribuito ad avere un effetto terapeutico («Ho scoperto che è un mezzo potente, mi ha aiutato ad alleviare tanti momenti di una vita non facile»), ma solitamente occorrono percorsi dedicati e non sempre semplici per uscire dal disturbo.

Cos’è il dismorfismo corporeo di cui ha sofferto anche Mengoni

«Il dismorfismo corporeo è un problema serio che non è sempre come quello descritto da Mengoni. Anzi, nella maggior parte dei casi il dismorfismo corporeo è legato all’incapacità delle persone di percepire l’immagine del proprio corpo per quella che è realmente. Per esempio, è molto diffusa anche nei grandi obesi, che non vedono quanto lo sono, oppure in quelli che, dopo un intervento di chirurgia bariatrica per perdere tanto peso (come per il bye-pass gastrico, NdR) continuano a pensare di avere la stessa taglia», spiega Fausta Micanti, psichiatra e psicoterapeuta, referente dell’Unità dei Disturbi del comportamento alimentare, obesità e chirurgia bariatrica presso il Dipartimento di psichiatria e psicologia dell’Università Federico II di Napoli.

Dismorfismo: un disturbo soprattutto degli adolescenti

Come nel caso di Mengoni, spesso il disturbo compare in adolescenza, in genere intorno ai 17 anni, quando secondo i dati disponibili fino a prima della pandemia colpiva il 2% nella popolazione generale e il 5% di quella in età universitaria (Bohne A, et al., 2002). «Il Covid, purtroppo, ha acuito il problema con un’esplosione di casi che stimiamo intorno al 40/50% tra i ragazzi e le ragazze, e soprattutto in una fascia d’età più bassa, già a 14 o 15 anni. Molto spesso si è manifestato con un aumento di peso o una drastica riduzione, entrambi preoccupanti» spiega Micanti, che è anche componente del Comitato scientifico della Sicob, la Società italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle malattie metaboliche.

Secondo i dati ufficiali il disturbo da dismorfismo corporeo, che colpisce dal 6% al 7% negli under 14, può arrivare al 13% tra coloro che richiedono un intervento di chirurgia estetica e al 20% in coloro che richiedono una rinoplastica. Tra le parti del corpo nelle quali i pazienti vedono difetti, infatti, ci sono anche naso, pelle, occhi, denti e labbra, oltre appunto al peso, che però la fa da padrone. «La maggior parte riguarda la non accettazione del proprio corpo che può portare ad anoressia. In questa accezione l’incidenza maggiore riguarda le femmine, mentre i maschi hanno forme di vigoressia: è il classico esempio di chi insegue il modello del “palestrato”, esagerando con gli esercizi o con l’assunzione di sostanze che facciamo aumentare la massa muscolare», spiega ancora la psichiatra.

Le cause e i campanelli d’allarme del dismorfismo

Alla base del dismorfismo, dunque, c’è una mancata accettazione di sé, «a cui concorrono modelli sociali inarrivabili o che lasciano intendere che solo ai “belli” sia dato di essere accettati o di avere successo», chiarisce Micanti. «In genere i campanelli d’allarme hanno a che fare con il tentativo di controllare in modo ossessivo il cibo, o con una restrizione alimentare oppure al contrario con una ingestione massiccia di alimenti per delusione o frustrazione. Gli altri segnali classici sono il ritiro sociale, il non voler uscire di casa per stare con i coetanei, per esempio per andare al mare o a mangiare una pizza», dice Micanti. Un altro atteggiamento frequente è guardarsi continuamente allo specchio, camuffare i presunti difetti fisici con trucchi, vestiti o accessori: tutte indicazioni che non vanno trascurate.

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«Occorre captare i segnali del disagio fin da quando sorge, prima che si cristallizzi e possa diventare un disturbo più serio,. Insomma non bisogna sottovalutarli considerandoli tipici dell’età, nel caso degli adolescenti», sottolinea la rappresentante della Sicob. Ma a chi rivolgersi? «La figura più indicata è uno specialista psichiatra o psicologo psicoterapeuta, che però abbia anche una esperienza specifica in questo campo e che possa riconoscere il problema. ad esempio, nei grandi obesi che si sottopongono a chirurgia bariatrica accade che dopo l’intervento, una volta ottenuto il massimo dimagrimento possibile, la Sicob prevede un percorso di psicoterapia di gruppo per l’accettazione della nuova immagine corporea», aggiunge l’esperta. Spesso, infatti, il disturbo si accompagna ad altri comportamenti come una maggiore ansia, disturbo ossessivo-compulsivo (a cui è associato dal DSM-5, il manuale delle patologie), abuso di sostanze o depressione.

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