Amare il proprio corpo, sentirsi in sintonia con lui. È ancora questa la vera sfida del mondo femminile, a qualsiasi età. Anche se siamo nel 2024 e sono stati fatti tanti passi avanti, il nostro aspetto resta sempre imprigionato in pregiudizi e canoni irreali. E sbocciare, diventare davvero “farfalle”, sembra quasi un’utopia, anche a 50 anni. Lo ha confessato qualche giorno fa l’attrice Nicole Kidman nel docufilm In Vogue: The 90s su Disney+. «Per tutta la mia vita ho desiderato essere alta un metro e 60 ed essere formosa: la statura e la magrezza mi hanno fatto sentire a lungo diversa, troppo diversa». Dagli States a casa nostra poco cambia: Ambra Angiolini ha usato l’altoparlante dei social per riaccendere i riflettori sul suo passato travagliato, sulle ferite della bulimia e sulla lotta contro i corpi “perfetti e tutti uguali”.
Per liberarci da questi stereotipi-zavorre che ci impediscono di piacerci, servono voci che sappiano ispirare. Come quelle della psicopedagogista Barbara Tamborini e della scrittrice Paola Tavella, appena arrivate in libreria con due nuovi saggi che parlano proprio di questo. E che si rivolgono soprattutto alle ragazze, ma possono far riflettere tutte noi.
Il corpo è lo specchio delle nostre insicurezze
In Ragazza mia – Lettera alle donne libere di domani (DeAgostini), Barbara Tamborini parte da tante, tantissime testimonianze che ha raccolto nel suo lavoro quotidiano con le ragazze e nelle scuole, con l’aiuto di dirigenti scolastici e insegnanti. Dalle parole di 442 adolescenti emerge una fotografia dai colori nitidi.
Il corpo è la cartina al tornasole di sicurezze e insicurezze. In fondo, se siamo oneste con noi stesse, dobbiamo ammettere che vale lo stesso anche per noi adulte
«Oggi la questione è ancora più faticosa perché con il web e i social siamo esposte a continui stimoli visivi di forme perfette. Questa sollecitazione infinita verso canoni irraggiungibili causa un’amplificazione, un’overdose di attenzione alla fisicità e ai dettagli. Nel cervello delle più giovani, che è ancora in formazione, questi modelli sono così invasivi da diventare l’unico metro di paragone» nota la psicopedagogista.
Come imparare ad amare il proprio corpo?
L’esperta suggerisce un esercizio quotidiano, per mamme e figlie, ragazze e signore. «Guardiamoci con occhi più indulgenti, non giudicanti. Come si fa? Osserviamo la realtà e impariamo a notare, e a far notare alle adolescenti, i corpi normali che ci circondano a casa, a scuola, al lavoro. Quelli sono la realtà, così viva e vera». In questo allenamento di sguardi, la famiglia riveste un compito fondamentale, attraverso buoni esempi e routine sane. Basta con la rincorsa alla perfezione anche tra le mura di casa e via libera a una sana accettazione dei chili in più o delle rughe che impreziosiscono il viso.
Piaccio quindi sono
Certo, è un atteggiamento che si scontra con il mantra che guida l’esistenza delle nostre figlie (e, forse, sotto sotto anche la nostra): piaccio quindi sono. «Se ci pensiamo è una legge millenaria, che ha regolato e consentito la continuazione della specie: la vita umana prosegue proprio grazie all’attrazione» riflette Barbara Tamborini. «Però oggi le ragazze pensano di dover piacere a tutti i costi, soprattutto allo sguardo maschile, e sono disposte ad accettare rapporti malati e mortificazioni. Allora, proviamo a liberare il “piaccio” dalla pura questione estetica e leghiamolo ad altro. Piaccio perché canto bene, sono un’ottima amica, nuoto come una campionessa, sono coraggiosa… Per scoprire questi mille talenti è necessario vivere in gruppo, praticare sport, mettersi in gioco in discipline diverse. Solo così si allena la propria capacità di stare bene con gli altri e, quindi, di piacere e piacersi».
Quando l’odio in Rete ferisce il nostro corpo
Può diventare strumento di forza e di difesa. Se la psicopedagogista Barbara Tamborini ci mostra le fragilità delle più giovani, Paola Tavella invita tutte a fare del corpo uno strumento di forza e di difesa nel suo nuovo saggio Contrattacco! (Sperling & Kupfer). «La cronaca ci racconta spesso di come proprio il corpo sia oggetto di violenza verbale, dalla semplice presa in giro del compagno di classe adolescente fino all’orribile body shaming perpetrato sui social» commenta l’autrice. Provano a reagire le vip che vengono prese di mira, come l’atleta olimpica Elisa Molinarolo, insultata online. O la cantante Emma che, attaccata dagli haters, ha usato anche i concerti per incitare le sue fan e tutte le donne a mostrarsi senza vergogna e con orgoglio.
Body shaming: istruzioni per l’uso
«Nel libro analizzo il fenomeno del body shaming e propongo una via d’uscita» aggiunge Paola Tavella. «Il primo passo è prendere consapevolezza del proprio corpo: è fonte di vita, è forte e resistente, è una casa in cui sentirsi al sicuro. Io stessa ho patito il mio fisico non conforme, ma poi ho apprezzato quello stesso fisico che nuota e scia benissimo, che ha dato alla luce figli meravigliosi, che compie miracoli impensabili quando pratico e insegno yoga. Noi donne facciamo meraviglie in questo senso. Ma non le notiamo neanche, dato che per millenni ci hanno educate a prenderci cura degli altri, ad amare gli altri e non noi stesse».
Brutta a chi?
Ecco, questo corpo va coccolato e allenato così che possa continuare a regalarci sempre sicurezza e salute. «La palestra, lo sport non devono essere vissuti come una schiavitù, una corsa alienante a una bellezza pericolosa, ma come momenti in cui si fa il pieno di energia e si trasforma il corpo anche in uno strumento di difesa dagli sguardi, dalle parole e dai gesti maschili».
Perché, purtroppo, tutte noi dipendiamo ancora molto dai giudizi degli uomini, dalle loro azioni e dalla loro approvazione
«Posso dire una cosa scorretta? Le cattiverie maschili sul nostro aspetto si meriterebbero una bella gomitata, ben assestata. Ma c’è qualcosa che ferisce gli uomini ancora di più: l’ironia. Ovvero una battuta sagace sui loro addominali poco scolpiti o, ancora peggio, sul cervello poco allenato, e non uso il termine allenato a caso. L’ironia, poi, è perfetta se condita da una risata piena e cristallina, che si prende gioco dei giudizi altrui. Come ha detto la grandissima scrittrice Margaret Atwood, gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro. Provateci: vedrete che ne saranno annientati».
Due libri che educano ad amare il proprio corpo
Il libro che dovrebbero distribuire nelle scuole e che dovremmo regalare alle nostre figlie. Non c’è definizione più calzante per Ragazza mia – Lettera alle donne libere di domani (De Agostini), scritto da Barbara Tamborini. La famosa pedagogista riannoda i fili delle testimonianze raccolte nei suoi incontri con le studentesse e aiuta le famiglie a sbrogliare una matassa intricatissima: quella del rapporto con il proprio corpo durante lo tsunami dell’adolescenza. Ci sono tanti esempi in cui identificarsi, consigli e suggerimenti chiari ed efficaci. E un’originale carrellata di film ispirazionali da vedere tutti insieme.
Si presenta come un manuale di consapevolezza e difesa, dedicato alle più giovani e non solo, Contrattacco – Ribellarsi e difendersi dalla violenza maschile (Sperling & Kupfer). Paola Tavella, giornalista e sceneggiatrice tv, regala riflessioni preziose sulla potenza del corpo femminile, che invitano a rivoluzionare il nostro modo di vedere la fisicità. Non solo: alterna questi pensieri con esercizi pratici e con le storie di chi ha vissuto situazioni di prevaricazione e ce l’ha fatta. Così le 256 pagine si leggono tutte d’un fiato, con la chicca delle meravigliose illustrazioni della fumettista Teresa Cherubini.