limoni e arance dieta alcalina

Dieta alcalina: cos’è e cosa c’entra con i tumori

Da tempo si parla della dieta alcalina, ma gli esperti assicurano: non combatte il cancro. In cosa consiste e perché è al centro delle attenzioni

Una dieta che riduca l’acidità del corpo, in particolare del sangue e di conseguenza delle cellule, in modo da contrastare una serie di malattie, compreso il cancro. È l’idea alla base della dieta alcalina, di cui si è tornati a parlare di recente. Ma gli esperti smentiscono questo principio. E tu quanto ne sai? Qui cerchiamo di spiegarti in cosa consiste questo regime alimentare, chi lo ha ideato e perché invece in molti (compresa l’Airc, l’Associazione italiana per la Ricerca sul Cancro) ritengono che sia privo di fondamento.

Cos’è la dieta alcalina

L’idea alla base della cosiddetta dieta alcalina è di privilegiare un’alimentazione che porti il pH del corpo (cioè il parametro per valutare la concentrazione di ioni idrogeno in un liquido, tessuto o cellula) verso la basicità, ossia il contrario dell’acidità. Il primo a parlarne è stato Robert O. Young, naturopata autore del libro “Il miracolo del pH alcalino”, che negli Stati Uniti è stato al centro di controversie e processi penali. Secondo Young assumendo determinati alimenti che riducono l’acidità del corpo e portando il pH verso l’alcalinità, si avrebbero de benefici in termini di salute generale, di contrasto ad alcune patologie in particolare ai tumori. Perché?

Cosa c’entra il pH con i tumori

Il pH viene considerato neutro quando è pari a 7, il valore dell’acqua distillata; è acido se è inferiore a questo valore e basico quando è superiore, mentre il nostro corpo è in equilibrio con un pH di 7.4. L’idea dei sostenitori della dieta alcalina è che, riducendo l’acidità e aumentando l’alcalinità con l’introduzione di determinati alimenti, si possano contrastare molte patologie, comprese quelle oncologiche. Il motivo sta nel fatto che le cellule di alcuni tumori si svilupperebbero meglio in un ambiente acido.

«Le cellule tumorali di alcuni tipi di tumore sviluppano energia consumando ossigeno; in questo processo, che avviene velocemente, si formano dei composti acidi che corrodono l’organo originale, danneggiandolo. Quello che si sta cercando di fare nei tumori che hanno questo ciclo biologico è proprio alcanizzare in sede locale per contrastare quest’azione», spiega Monica Germani, nutrizionista e dietista. Farlo con una dieta, però, è impossibile.

Gli oncologi: la dieta alcalina non funziona

Come spiega anche l’Airc, infatti, «In una recente revisione della letteratura scientifica, ossia un’analisi degli articoli in cui gli scienziati hanno descritto i risultati di numerose ricerche, non è stata riscontrata alcuna evidenza che la dieta alcalina influenzi la formazione di un tumore o che possa curare un tumore già esistente. Si è visto che particolari tipi di cellule tumorali coltivate in laboratorio crescono meglio in un ambiente acido. L’ambiente di laboratorio è tuttavia ben diverso dal corpo umano, il cui pH dovrebbe in teoria cambiare interamente per modificare il pH del microambiente in cui crescono le cellule malate». Di fatto, se anche fosse possibile alcalinizzare tramite gli alimenti, non lo si riuscirebbe a fare circoscrivendo questo processo alla sola sede locale in cui si trova il tumore. Farlo a livello generale, invece, provocherebbe dei danni all’organismo, potenzialmente mortali.

«Quella della dieta alcalina ai fini anti-tumorali è una tesi senza fondamento. Si dovrebbe alcalinizzare il sangue, che però ha un range intorno a 7.4 di pH: se lo si modifica, anche di poco, si innescano meccanismi di compensazione automatici perché l’alterazione del pH del sangue è potenzialmente letale», spiega Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma. Se si modificasse il pH, infatti, «andremmo in alcalosi metabolica, una situazione che si verifica in alcune malattie e che richiede un immediato intervento medico perché può essere mortale», conferma l’Airc.

In cosa consiste la dieta alcalina

È un regime alimentare che tende a privilegiare frutta e verdura, in particolare cruda, evitando per lo più la carne, i formaggi e i cibi a base di grano. «Secondo i sostenitori della teoria dei benefici della dieta alcalina, per diminuire l’acidità corporea si dovrebbero eliminare i cibi acidi come carne, pesce, uova e formaggi, ma anche l’alcol, aumentando invece quelli alcalini, come frutta, verdura, legumi, frutta secca – spiega ancora Germani – Tra le verdure e la frutta più alcaline ci sono i limoni, che diventano alcalini quando sono assunti mentre avrebbero un pH acido prima di essere ingeriti; ceci, fagioli, fagioli, piselli, lenticchie, fave. Esiste anche un’acqua alcalina con pH superiore a 7. Quindi l’80% dell’alimentazione dovrebbe contenere questi cibi, mentre il 20% quelli acidi».

Si può modificare il pH con il cibo?

Se anche fosse possibile ridurre l’acidità del sangue senza effetti nocivi – cosa che invece non è possibile, come indicato da Airc – non si deve dimenticare che i cibi, anche quelli più alcalini, una volta ingeriti incontrano i succhi gastrici nello stomaco, che hanno un pH intorno a 1/2, quindi vengono acidificati. Dunque viene meno l’idea che i cibi più alcalini possano avere un effetto sui tumori, come conferma ancora l’Airc: «L’idea che sia possibile combattere il cancro, rendendo basico il pH dei tessuti con un intervento dietetico esterno, è priva di fondamento scientifico. Qualunque cibo viene, infatti, rapidamente in contatto con i succhi gastrici presenti nello stomaco, che sono molto acidi e ne neutralizzano l’alcalinità, rendendo l’alimento neutro o addirittura acido prima ancora di essere assimilato. Nessuna dieta da sola – conclude l’Airc – può curare il cancro».

Riproduzione riservata