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Adele, l’anti Lady Gaga

È grassa. Non si trucca. Detesta il look. Vive con la mamma. Eppure ha venduto 13 milioni di copie. Il suo segreto? L’autenticità. È una donna normale, come tante. Che canta (da dio) con la forza della verità

Sta per battere i Beatles. Solo ai Beatles, nel lontanissimo 1964, riuscì di avere singolo e album al primo posto sia in Inghilterra che in America. Lei, con il suo album 21 e il suo singolo Someone like you, ha venduto tredici milioni di copie in 19 Paesi, ha avuto 158 milioni di video scaricati su Youtube. Ha 23 anni e si chiama Adele. È grassa. Non si trucca. Canta stando ferma o persino seduta. Non muove nemmeno le mani. È sola sul palco. Lei sola. Porta vestiti senza forma, neri, con un piccolo scollo da cui si vede l’inizio di un gran seno più da mamma che da pop star. Fa tutto da sola: scrive i testi, compone le musiche, le arrangia.
Eppure, i suoi concerti fanno urlare e piangere, tutte insieme, cinquantamila persone. Eppure il più famoso dei rapper americani, Kanye West, quando scoprì nel 2007 la sua canzone sul web, registrata col telefonino nella sua cameretta di ragazzina, mise sul suo blog un link che diceva: “Provate questa canzone, al secondo ascolto vi darà dipendenza”. Nella classifica di iTunes England, in una sola notte, Chasing pavements, la sua prima canzone, passò dal sessantesimo al nono posto.
I critici dei grandi media, non sapendo dove metterla, l’hanno infilata nella categoria “pop star”. Sta insieme a Lady Gaga e a Kate Perry: pur essendo l’opposto.
Adele è tutta vera, quanto le altre sono pure creature inventate. Lady Gaga dice: «Quando scrivo canzoni, penso subito al completo fetish con cui presentarle in concerto». Adele pare una cantante degli Anni Cinquanta. Lady Gaga canta il piacere, il sesso come cosa da vampiri, Adele canta in pubblico il suo dolore (vero e reale) di essere stata abbandonata (realmente). Scrive solo canzoni tristi. E le canta con la forza della verità. Lady Gaga ha cominciato da spogliarellista in un locale di burlesque. Adele da due canzoni registrate da sola col telefonino nella sua cameretta e messe in rete. Nemmeno la voce di Adele è da pop star. È un contralto che riesce ad attraversare tre ottave, da soul nero e non da ragazza bianca.
Adele arriva al successo planetario dal dolore, dalla battaglia quotidiana, dall’abbandono. La madre è operaia in un quartiere di Londra, Tottenham, dove l’aria è nera di ciminiere e la gente passa il tempo a ubriacarsi nei pub e a prendersi a cazzotti. L’ha avuta a diciotto anni. Il padre è un marinaio, lei non l’ha mai conosciuto. Avrebbe potuto piangere, crescere nella disperazione. Avrebbe potuto coltivare la sua rabbia, finire alcolizzata, drogata, violenta. Invece no. Invece Adele è cresciuta seria e onesta e generosa e buona. Ha saputo salvarsi preservando la sua anima dentro un acorazza di ferro e di volontà. È una dura. Del padre dice che preferisce non averlo conosciuto.
A quattordici anni riesce a farsi prendere alla scuola più famosa d’inghilterra, la Brit School di Croydon: sa già cosa vuole diventare. Quando un discografico le manda una e-mail, lei pensa sia un maniaco. Quando pubblicano il suo primo disco e le chiedono di dimagrire, lei dice che tra cantare e mangiare, preferisce mangiare. Quando diventa famosa e Burberry e Dolce & Gabbana le chiedono di mettersi i loro vestiti, lei, taglia 48 abbondante, dice di sì perché la moda non è solo per le magre. Quando il suo ragazzo la lascia per una modella, a diventare canzoni sono le lettere che non gli ha mai spedito. Vive a casa con la mamma anche adesso che è miliardaria. Di sé dice: «Sono e resto una ragazza della classe operaia, comune come il letame». E anche: «Sono la prova vivente che si può avere successo senza doversi costruire una doppia identità».
Eccolo, il punto.
Ed ecco, io credo, al di là della sua voce, la ragione profonda del successo planetario di Adele. Adele è il prodotto perfetto per i nostri tempi di angoscia. Tempi che ci dicono in quanta fuffa, in quanta finzione abbiamo vissuto finora. Tempi che ci chiedono verità e responsabilità. Non sono tempi da lustrini, da sadomaso, da creature inventate. Quel mondo fasullo, ora ci fa stare male. Vogliamo certezze, valori veri. Vogliamo una ragazza grassa che canta con le mani sul petto la sua infinita tristezza di essere sola, come infinitamente tristi e soli ci sentiamo quasi tutti.
Dicevano che avesse un tumore alla gola (ma lei ha smentito). Ha cancellato parte del suo ultimo tour per sottoporsi a una operazione alle corde vocali. Ha raccontato che prima di ogni concerto, mentre il pubblico rumoreggia, lei vomita nel backstage.
Adele, sei magnifica. Get well soon. Guarisci presto.

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