Una scena dal film "Dolcissime"

Una scena dal film "Dolcissime"

Body shaming: bullizzate per quei chili in più

Una ragazza su due viene insultata sui social per il suo aspetto. Quante subiscono la stessa violenza a scuola o in famiglia? I dati ancora non ci sono. Ma gli esperti sono d’accordo: il body shaming è il nemico delle nuove generazioni

Quelle guanciotte che la mamma ti baciava. Le gambe morbide che hanno guidato i primi passi. Persino le braccia, troppo grosse per meritarsi carezze. Del tuo corpo odi ogni centimetro perché è sbagliato. Ti sembra la parola più appropriata. In fondo, se tutti ti prendono in giro un motivo ci sarà: sei grassa, orrenda. In questo vortice di pensieri Estela Baroni è precipitata più volte.

Ora ha 25 anni, studia a Londra, fa la ragazza alla pari e sogna un futuro da attrice. Sì, vorrebbe vivere con i riflettori addosso, a illuminare proprio quei fianchi che l’hanno portata sull’orlo del baratro e che ora ha imparato ad accettare ed amare. Proprio come fanno le protagoniste Dolcissime che arriva in sala in questi giorni: tre ragazze che riscattano prese in giro, cattiverie e chili di troppo mettendosi in gioco con coraggio nella gara scolastica di nuoto sincronizzato.

I toni sono quelli leggeri di una commedia ma il film racconta una storia di body shaming

Quel “vergognarsi del proprio corpo” che per milioni di teen in tutto il mondo oggi si intreccia a doppio filo con forme di bullismo. Anche pesantissime. Come è successo a Estela che dal Brasile, dove è nata 25 anni fa, arriva in Italia nel 2003 per seguire il papà che lavora a Mantova. Sogna una nuova vita e tanti amici, ma il sogno si trasforma in un incubo. «Hanno iniziato a prendermi in giro dal primo giorno, in quarta elementare. Le bimbe si limitavano a deridermi, i maschi mi davano pugni nella pancia durante l’intervallo. Lo facevano di nascosto e io non osavo dirlo alle maestre perché mi vergognavo di me stessa. Un giorno, ero seduta sulle scale e un ragazzino mi ha spinto giù dicendo che sarei rotolata visto che ero una palla. Da quella caduta non mi sono più rialzata».

«I pochi dati disponibili oggi ci dicono che una ragazza su 2 è stata bullizzata sui social per il suo aspetto: il 48% viene presa di mira per le gambe, il 43% per la pancia» racconta Elena Tugnoli, psicoterapeuta e fondatrice di Nutrimente, associazione che si occupa di disturbi alimentari e che ha condotto una ricerca sul tema. «Quando si parla del fenomeno body shaming lo si fa citando gli haters e gli episodi di cyberbullismo in Rete. Ma la violenza psicologica sempre più spesso va in scena nel mondo reale, come ci raccontano le giovani che si rivolgono a noi. E purtroppo è in aumento: le vittime sono soprattutto under 25, dalla studentessa sconosciuta alla influencer più famosa». Non vengono risparmiate neppure le donne mature, aggredite verbalmente per la cellulite o le rughe.

«Commenti e cattiverie minano l’immagine che abbiamo di noi

e, soprattutto nelle ragazzine, se ripetuti, innescano una spirale d’ansia. Lo dimostra uno studio del National center for biotechnology information: negli adolescenti i disturbi alimentari si legano a doppio filo all’autostima» continua l’esperta. E quel sentirsi definire “chiattone”, “balene”, quelle frasi insultanti che molte ragazze curvy devono ascoltare ogni giorno nei corridoi della scuola, finiscono per spingerle a non mangiare o ad abbuffarsi per punire un corpo sbagliato. «Più mi prendevano in giro, più aprivo il frigorifero» continua Estela, ricordando il periodo in cui la mamma torna in Brasile per problemi di salute e lei vive la separazione come un vuoto da colmare con il cibo. «Mia madre ha chiesto aiuto a nutrizionisti e psicologi. Per anni ho fatto la spola da un esperto all’altro. Magari stavo meglio per un po’, ma non ero felice. Se le violenze dei coetanei si erano placate, erano arrivate quelle subdole dei grandi, insegnanti compresi, che mi guardavano schifati».

Così, per Estela, quel corpo segnato da sguardi e prese in giro diventa carne da graffiare e tagliare perché «troppo brutta»

Fino alle superiori, quando una ragazza le fa notare il suo splendido sorriso e quelle curve da perdere la testa. «Per la prima volta mi sono sentita apprezzata, è stata una boccata d’aria dopo anni senza respiro. Allora ho iniziato a circondarmi di persone autentiche, a evitare junk food e schifezze non per dimagrire ma per stare bene». È la strada tracciata anche dagli esperti che lottano per arginare il bullismo e aiutano le vittime a difendersi dagli insulti e le offese. «Noi proponiamo laboratori di fotografia e yoga» spiega la psicoterapeuta. «Abituano le ragazze a sentire che il corpo non è solo un’immagine con cui presentarsi agli altri, ma uno strumento per sperimentare il mondo. Le donne hanno ancora un’idea sbagliata di se stesse, si vedono sempre imperfette e inadeguate rispetto a un mondo dove domina la taglia 42».

Ma forse anche sui social e sulle passerelle ora qualcosa può cambiare e si diffondono nuovi modelli, più veri e reali

«Ho sofferto per anni, guardando star e attrici, ma poi ho capito che erano la minoranza: la maggior parte delle donne è normale, morbida, ha dei bei fianchi pieni» racconta la top model curvy Laura Brioschi che con il suo mezzo milione di follower su Instagram invita le ragazze a “mostrare le curve”. «Persino Dolce & Gabbana, nell’ultima sfilata, ha portato sotto i riflettori fantastici abiti taglia 54 e identificato la bellezza con una parola precisa: gioia. Già, si è belle quando si è felici e non il contrario. Scoprire l’unicità del proprio fisico, prendersene cura con intelligenza, significa essere libera, non avere schiavitù. E, tra un post e una chiacchiera, si fa strada la solidarietà. Le donne si specchiano una nell’altra e iniziano a piacersi». Anche Estela oggi si guarda allo specchio orgogliosa. «Ho capito di aver vinto la battaglia quando mi sono ritrovata a lasciare un ragazzo sbagliato. Durante un litigio, lui mi ha rinfacciato che non avrei trovato un altro per colpa del mio peso. Quella frase mi è risuonata dentro immediatamente: uomini così giudicano solo l’apparenza. E troverebbero comunque qualcosa che non va in me. Anche se vestissi la taglia 42. In me invece non c’è niente di sbagliato. Non più».

In rete si fa rete

Il body shaming nasce spesso online, soprattutto sui social. Ma oggi il web diventa anche un punto d’incontro prezioso per dire no al fenomeno. L’associazione Curvy Pride lo fa con un blog e tante iniziative come flash mob e casting. Instagram è diventato il social più amato dalle top morbide, che lanciano post e campagne. Una delle più seguite è l’americana Ashley Graham, con oltre 8 milioni di follower, mentre gli hashtag più trendy sono #bodypositive, #curvyfit e #beautyisnotasize.

La commedia che sorridere e riflettere

Il film più tenero dell’estate si intitola Dolcissime e racconta la rinascita di Mariagrazia, Chiara e Letizia, 16enni che lottano contro la bilancia e le cattiverie dei coetanei fino a quando, per una serie di coincidenze, la ragazza più popolare della scuola si ritrova ad allenarle per una gara di nuoto sincronizzato. In vasca, con la forza e il coraggio date da un’amicizia sempre più profonda le protagoniste acquisteranno fiducia e grinta e troveranno nuove amicizie. Bracciata dopo bracciata capiranno che le differenze sono la ricchezza più preziosa e vinceranno la sfida più grande: accettarsi e volersi bene.

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