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Pavimento pelvico e malattie femminili: che legame c’è

Spesso patologie come vulvodinia, endometriosi, vaginismo e lichen sono legate a problemi del perineo e del pavimento pelvico: molti disturbi tipici di queste malattie si possono curare riducendo la contrazione dei muscoli profondi. Che quindi non vanno allenati a essere più tonici, ma più rilassati
Il pavimento pelvico, insieme al perineo, è una parte del corpo poco conosciuta e a volte accompagnata da molti tabù. Ma da questa zona spesso dipendono dolori e problemi, che invece si possono risolvere.

Perineo e pavimento pelvico: due parti sottovalutate

Difficilmente sappiamo indicare cosa siano il perineo e il pavimento pelvico. Il perineo è quella regione del corpo che si appoggia sulla sella della bicicletta. Precisamente si trova tra la sinfisi pubica e il coccige, dove terminano tre canali: l’uretra, la vagina e il retto. Il pavimento pelvico rappresenta la parte interna del perineo. «Il perineo è una zona nascosta e come tale non siamo così abituate a prendercene cura, ma neppure a sapere come sia fatta esattamente» spiega Elena Bertozzi, fisioterapista specializzata in riabilitazione del pavimento pelvico. «Eppure quella del perineo è un’area molto importante per la salute della donna e il suo benessere. Spesso ci accorgiamo della sua esistenza e del pavimento pelvico solo quando compaiono alcuni disturbi».

Vulvodinia, endometrosi, vaginismo e lichen sono legati al perineo

Vulvodinia, endometriosi, ma anche vaginismo e lichen possono essere legati proprio a problemi al perineo e a quella parte dei genitali non esterni. Spesso si pensa che i problemi siano dovuti solo al passare degli anni o che ci si debba rassegnare ad accettare il dolore, ma non è così: «Ci si accorge che qualcosa non va quando si inizia ad avere segnali di incontinenza urinaria, si prova dolore nei rapporti o si soffre di secchezza, e nella maggior parte dei casi si ricorre a una crema emolliente o a un assorbente, senza immaginare che invece qualcosa si può fare, per ritrovare tono muscolare e benessere» spiega Elena Bertozzi, autrice anche di un libro intitolato I segreti del perineo (Red!), insieme a Cristina Pelagatti.

Ecco i consigli dell’esperta per i disturbi più frequenti, compreso il lichen, meno diffuso.

Vulvodinia: come riconoscere i sintomi

Di recente sembra essere caduto il tabù sulla vulvodinia. Si è iniziato a parlarne di più, complice anche il contributo di Giorgia Soleri (la fidanzata di Damiano dei Maneskin) che ne soffre: «La vulvodinia è una malattia infiammatoria cronica nella zona pelvica, può sorgere con sintomi molto chiari: in genere si tratta di bruciore intimo, prurito, secchezza, dolore durante i rapporti o anche fastidio nell’indossare alcuni indumenti, o persino nello stare seduta, oppure ancora può manifestarsi con sintomi urinari come la frequenza nel bisogno di andare in bagno o il bruciore nella minzione. Occorre prestare attenzione, però: proprio perché si tratta di manifestazioni differenti, bisogna capirne bene la causa. Spesso la prima cosa a cui si pensa è un’infezione, quindi si ricorre ad antimicotici o antibiotici, ma il rischio è che oltre a non funzionare, potrebbero peggiorare la condizione» spiega Elena Bertozzi. Che fare, dunque?

Il test di sensibilità per la vulvodinia

«Il primo passo è dare la giusta importanza a questi dolori, quindi indagare la salute della zona intima con un primo semplice test. Si chiama test di sensibilità, si effettua con un bastoncino cotonato con il quale si tocca la zona della vulva per capire se ci sono punti di ipersensibilità. Se la donna riferisce dolore o bruciore o una sensazione di taglio di spilli, si tratta di un campanello d’allarme che indica che l’insieme della muscolatura del pavimento pelvico è molto tesa o contratta. Per intervenire occorre rilassarla anche con la fisioterapia, oltre a poter ricorrere a specifici integratori e vitamine, su indicazione del medico, ed eventualmente anche di farmaci» spiega l’esperta.

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Il vaginismo: cos’è e come si distingue

«Anche nel caso del vaginismo è molto importante l’anamnesi e una diagnosi differenziale. Questo problema infatti si può confondere con altri. Il vaginismo è una fobia della penetrazione: la donna che ne soffre non ha problemi nella quotidianità, non avverte ipersensibilità e risulta negativa al test con il bastoncino. Non ha neppure infiammazioni o prurito, ma soffre al momento dei rapporti sessuali: questo accade a causa di una forma di chiusura e una contrazione importante della muscolatura pelvica che, se forzata, scatena il dolore. Si tratta, quindi, di una problematica che va trattata sia a livello psicosessuale che riabilitativo, rilassando questi muscoli con appositi esercizi, su indicazione dello specialista» consiglia Elena Bertozzi.

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Lichen: cos’è e quali sono i sintomi

«Il lichen è un disturbo meno noto e meno frequente rispetto ai precedenti. Si tratta di una patologia dermatologica autoimmune che colpisce i genitali esterni. Il lichen va a modificare l’anatomia dei genitali: per esempio, le piccole labbra cambiano o si restringe l’ingresso vaginale. A questo proposito il primo consiglio alle donne è di imparare a osservarsi per notare eventuali cambiamenti. A volte – spiega la fisioterapista – queste modifiche sono accompagnate da prurito molto intenso. Per questo il pavimento pelvico si può contrarre e quindi dare dolore durante i rapporti».

Lichen: come si cura

Oltre a imparare a conoscersi, però, occorre anche non avere pudore di rivolgersi a uno specialista: «Il lichen può essere confuso con la candida, ma la differenza è che il tampone sarà negativo e soprattutto ci sarà una mutazione nell’anatomia, con sintomi simili a un invecchiamento precoce dei genitali. La terapia topica per eccellenza è il cortisone, che però non serve a bloccare la malattia ma solo il sintomo del prurito. La controindicazione è che assottiglia la pelle, quindi facilita l’atrofia. Con la fisioterapia, la radiofrequenza oppure l’ossigenoterapia si va invece a rimpolpare e aumentare il collagene, ridando tono ai genitali atrofizzati precocemente» spiega la fisioterapista.

Endometriosi: cos’è

Se per anni non si è parlato di questo problema, ormai l’endometriosi è più conosciuta, anche se rimane diffuso un atteggiamento di rassegnazione nell’accettazione del dolore. «L’endometriosi colpisce quando il tessuto endometriale, che dovrebbe stare nell’utero, per motivi sconosciuti fuoriesce creando aderenze o noduli che provocano dolore. La conseguenza è spesso una maggiore tensione del pavimento pelvico, che dà dolore profondo alla penetrazione».

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Endometriosi: come si cura tra pillola e fisioterapia

Oltre a prescrivere la pillola anticoncezionale per mettere le ovaie a risposo, non dimentichiamo l’importanza della fisioterapia per rilassare, anche manualmente, le pareti di quest’organo. Lo stesso effetto benefico si può avere a livello vaginale, rendendo le strutture elastiche e morbide» conclude Elena Bertozzi.

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