donna arrabbiata

Lavoro, la moda della “rage application” su TikTok

Dopo il "quiet quitting" sta prendendo piede fra i giovanissimi la "rage application": è l'invio a tappeto di curriculum appena il proprio lavoro non risulta soddisfacente. Su TikTok la tendenza è virale

Fra i tanti termini diventati virali su TikTok c’è la “rage application”. Identifica uno stato di rabbia causato da una profonda insoddisfazione professionale che sfocia in una voglia compulsiva di cambiare posto di lavoro.

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La “rage application” è social

Se in ufficio non si viene valorizzate, il lavoro è routinario e svuotato di senso, si ricevono pressioni continue e scarse gratificazioni è facile scivolare nella sindrome del burnout. Ma invece di ripiegarsi in se stesse e cedere alla depressione, la tendenza che sembra andare per la maggiore, almeno su TikTok, risponde all’hashtag #rageapplication, che già conta quasi 6 milioni di visualizzazioni.

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Dal “quiet quitting” alla “rage application”

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Dopo il “quiet quitting”, che consiste nell’attenersi agli impegni previsti dal proprio contratto per preservare la propria salute mentale, su TikTok sta prendendo piede in questi mesi, soprattutto fra i giovani lavoratori, il fenomeno della “rage application”. Consiste nel candidarsi a un numero smodato di offerte di lavoro, con l’obiettivo di lasciare una posizione che non soddisfa più. Le cause del disagio possono essere molteplici: uno stipendio che si ritiene inadeguato, la mancanza di stimoli, livelli di stress e ansia giudicati insostenibili, problemi irrisolvibili con capi e colleghi e così via. Accanto alla voglia di fuga, il desiderio di rendere pubblico attraverso un social il proprio disagio ha anche una valenza di “vendetta”: nei confronti di quell’azienda che si ritiene responsabile del proprio malessere, di colleghi invidiosi e di manager insensibili e incapaci di un solo gesto di apprezzamento.

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La rabbia può fare brutti scherzi

Il meccanismo della “rage application” è semplice. Il proprio lavoro non piace più, è diventato una tortura: per trovarne uno migliore che rispecchi le proprie aspettative, si inizia a mandare curriculum a raffica. Qualcosa di buono verrà fuori, si pensa… Forse sì, forse no. In effetti bisogna stare attenti all’eccessiva impulsività. Si sa che la rabbia spesso non è una buona consigliera. Se si sta vivendo un momento molto difficile sul lavoro che induce a voler scappare con questo impeto, sarebbe opportuno comprendere a livello oggettivo che cosa non sta andando. Magari ci sono aggiustamenti che si potrebbe negoziare per restare dove si è, migliorando di molto lo stato delle cose. Il rischio, altrimenti, è accettare la prima proposta che arriva pur di lasciare in fretta e furia il vecchio posto. E trovarsi a fare un lavoro ancora più deludente, cadendo dalla padella nella brace. Senza contare il fatto che, mandando curriculum a pioggia, molti finiranno presumibilmente nelle mani di persone alla ricerca di profili distanti dal proprio. Il risultato sarà un gran numero di rifiuti, condizione non ideale visto il momento di disagio che si sta passando.

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Meglio un invio mirato dei cv

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Nel caso in cui un contesto lavorativo sia diventato asfissiante e con zero prospettive di crescita professionale, la scelta di guardare altrove può avere senso. Ma senza troppo livore, cercando invece di prendere tutte le informazioni possibili sulle aziende che si intende contattare. E sulle posizioni disponibili, in modo da mirare l’invio dei cv e andare davvero verso il lavoro dei propri sogni.

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