Altro che stereotipo del “vecchio” pensionato: gli over 65 amano viaggiare e rappresentano la categoria che spende di più proprio per conoscere e visitare nuove mete. Solo lo scorso anno sono stati loro ad avere speso 4,9 miliardi solo nel turismo. Secondo una ricerca di Confcommercio, i nuovi “ex anziani” impiegano la pensione o i risparmi anche per salute e alimentazione, cinema e visite a musei e siti archeologici, oltre a rappresentare spesso un sostegno (anche economico) per figli e nipoti. Insomma, rappresentano la cosiddetta Silver Economy, l’economia d’argento.
Gli over 65 sono i nuovi consumatori
Sono oltre 14 milioni, in crescita costante (+500mila rispetto al 2015), ma soprattutto gli over 65 risultano i nuovi “ricchi”, con un aumento di disponibilità economica maggiore rispetto al resto della popolazione (+13%). La Silver Economy, il cui peso all’interno della società aumenta sempre più, è lo specchio di come sta cambiando il Paese: «Finora si riteneva che i consumatori principali fossero nell’età di mezzo, ovvero coloro che fanno da tramite tra le generazioni dei genitori e dei figli. Oggi assistiamo a un cambio: sono gli over 65 ad avere una maggiore disponibilità economica. Sappiamo infatti che le famiglie che hanno retto meglio alla crisi sono quelle dove c’è un pensionato» spiega Annamaria Melloni, direttore del Centro Studi 50&Più di Confcommercio. La conferma arriva dall’ente: pur non lavorando nel 17,4% dei casi, 4 su 10 mantengono figli (e anche nipoti). «Va anche considerato che i nuovi pensionati, oltre ad avere più tempo, hanno una prospettiva di vita più lunga, una maggiore consapevolezza su ciò che desiderano e sono in grado di usare i nuovi mezzi di comunicazione» aggiunge Melloni.
L’identikit: molte donne “silver”
I cosiddetti “silver”, ossia i nuovi pensionati, sono prevalentemente donne (oltre il 75%), single e che, in prospettiva, potranno essere spesso senza figli o parenti. «I dati confermano una fotografia nota, anche se la forbice sulla aspettativa di vita tra uomini e donne si va riducendo. Il tema femminile, però, è delicato perché nella fascia d’età over 55 l’occupazione delle donne in Italia è a livelli inferiori rispetto ad altri paesi europei. Questo porta a penalizzare le consumatrici silver donne, che spesso hanno rinunciato al lavoro per la famiglia e, una volta raggiunta una certa età, si trovano invece a doversi fare carico sia dei genitori anziani che dei figli» spiega ancora Melloni.
Ad accomunare uomini e donne, invece, sono altri dati. Chi un tempo veniva collocato nella “terza età” – gli over 50 e oltre – oggi si comporta spesso in modo molto più simile agli under 50. È il caso delle spese per i servizi (trasporti, attività ricreative, comunicazione, ecc.), pressoché pari nelle due fasce dell’età. Secondo le analisi sulla Silver Economy della Commissione Europea, tra il 2015 e il 2025, dunque entro i prossimi 5 anni, aumenteranno gli investimenti in salute (oltre il 50%) e alimentazione/bevande (+45%), insieme però ad arredamento domestico, attività ricreative e culturali.
Il boom della Silver Economy: turismo e non solo
Secondo Confcommercio, là dove c’è un maggior potere d’acquisto la parola d’ordine sembra “neosobrietà”: i nuovi pensionati, insomma, scelgono con cura dove e come spendere i propri soldi, dando però maggiore importanza a ciò che migliora la loro qualità della vita. Secondo il Censis, in effetti, la spesa per musei e mostre è aumentata del 47% tra il 2008 e il 2018. Ancora più consistente quella per il cinema (+58,2%) e per monumenti e siti archeologici (+74,2%), seguiti da teatro (+29,1%), concerti musicali (+13,3%) e locali notturni (+12,3%). Da qui l’interesse crescente del mondo del turismo per gli “ex anziani”. Nel 2018 gli over 65 hanno speso 4,9 miliardi per viaggi e vacanze, con un aumento di quasi il 40% negli ultimi 4 anni. Se gli ultrasettantacinquenni mantengono un rapporto privilegiato con le agenzie di viaggi, i pensionati più giovani scelgono da soli mete e mezzi di trasporti tramite internet, che sembra rappresentare sempre meno una barriera generazionale.
Da ex pensionati a nuovi “Millennials” che non temono la tecnologia
Oltre al turismo, anche il settore tecnologico rappresenta una fetta di mercato in crescita: la domotica, ad esempio, e tutti gli strumenti di gestione della casa da remoto, tramite smartphone, tablet e dispositivi in genere, sembrano non spaventare i pensionati 2.0. Secondo una ricerca Swg per il Grey Scale Economy Lab dedicato allo studio e ascolto di questa fascia di popolazione, il 54% si sente a proprio agio nella società moderna e globale, l’87% ama tenersi informato e il 78% dedica almeno un’ora alla settimana alla navigazione su internet, mentre solo il 15% riserva lo stesso tempo ad attività di tipo religioso.
Il digital divide, ossia il divario generazionale in fatto di conoscenze informatiche e tecnologiche che finora rappresentava un muro, sembra si stia sgretolando: «È un fenomeno interessante: rispetto al pc, lo smartphone e i tablet risultano molto più semplici e fruibili. Questo ha accorciato le distanze tra le generazioni. È più difficile trovare oggi una persona anziana che non abbia uno smartphone. Gli over 65 usano le nuove tecnologie o social come Whatsapp, creando anche gruppi, pur senza avere la piena consapevolezza delle potenzialità di questi strumenti» spiega Melloni.
Popolazione sempre più “argento”: una risorsa?
Da un lato, dunque, diminuisce il divario degli over 65 rispetto alle generazioni precedenti, dall’altro restano alcune differenze, che riguardano soprattutto i bisogni in tema di salute collegati anche all’invecchiamento della popolazione. Se nel 2001 in Italia gli ultrasessantacinquenni erano 10/11 milioni, nel 2030 arriveranno a oltre 16 milioni e nel 2050 rappresenteranno oltre un terzo degli abitanti (34%). Ad oggi i dati dicono che rappresentano gli unici che hanno visto diminuire il rischio di povertà o per i quali la povertà effettiva è diminuita negli ultimi 10 anni, grazie al fatto di poter godere dei risparmi di una vita, di aver estinto debiti o mutui, ecc.
Come spiega Confcommercio, ad esempio, «solo il 44% delle famiglie under 34 vive in casa di proprietà, contro il 76% delle over 65». A ciò si aggiunga che il 40% degli over 60 aiuta economicamente i figli adulti (pur fuori casa) e il 34% dei nipoti tra i 18 e i 34 anni – ma anche più piccoli – per una cifra complessiva di oltre 10 miliardi di euro annui. «Sono una vera risorsa da un punto di vista economico e sociale, non solo per l’aiuto monetario, ma anche in termini di tempo: nelle famiglie nelle quali oggi lavorano sia madre che padre è spesso perché ci sono i nonni che aiutano» conclude la direttrice del Centro Studi 50&Più, Annamaria Melloni.