Donna risparmi salvadanaio

Previdenza integrativa: dobbiamo pensarci adesso

Meno di 1.000 euro al mese. È la cifra su cui può contare un pensionato su 3, secondo le ultime stime dell’Istat. E se pensiamo alle signore, i numeri sono ancora più bassi. Perché, ormai lo sappiamo, in media le donne guadagnano meno e hanno una carriera lavorativa con diversi stop, legati a maternità e cura della famiglia (vedi sotto). I contributi, quindi, sono minori. Non solo: vivono anche di più e trascorrono parecchi anni da pensionate.

L’importanza della previdenza complementare

Allora, la questione previdenza complementare, ovvero l’assegno mensile che integra quello dato dallo Stato, è un nodo da affrontare il prima possibile. «Se inizio a mettere da parte qualcosa subito, da giovane, è più semplice, perché ho davanti un periodo maggiore per potermi costruire una buona integrazione pensionistica e ho meno spese rispetto a quando, per esempio, ho dei figli» spiega Alma Foti, vicepresidente di Anasf, l’Associazione nazionale consulenti finanziari. «La previdenza complementare è flessibile e ad adesione volontaria: posso accantonare la cifra una volta al mese o all’anno e non sono obbligata a farlo se capita un imprevisto e in quel periodo non ho liquidità».

Il primo passo è capire la somma da risparmiare

Il primo passo è proprio capire la somma da risparmiare. «Parto sempre dal mio reddito e calcolo un importo sostenibile, che non mi comprometta la quotidianità. Per iniziare, piccole cifre come 50 euro al mese possono fare la differenza» consiglia l’esperta. Tra l’altro, c’è un vantaggio fiscale: infatti, fino a 5.164 euro annui sono deducibili dalle tasse.

Ma cosa si fa con questi soldi risparmiati? Si investono, si fanno fruttare per avere, in futuro, il famoso assegno integrativo alla pensione classica. «Gli strumenti sono due: il fondo pensione e il Pip, il Piano individuale pensionistico, che hanno caratteristiche simili» aggiunge Alma Foti. «I primi hanno una natura più finanziaria con la possibilità di scegliere anche il tipo di investimento preferito rispetto al proprio livello di rischio, i secondi sono dei contratti di assicurazione sulla vita. Per capire il più adatto, meglio rivolgersi a un consulente finanziario. Comunque, è sempre importante andare all’appuntamento preparate, leggendo, informandosi e cercando online per saperne di più. Infine, non dimentichiamo che si tratta di investimenti sul lungo periodo e che queste cifre non possono mai essere svincolate, ovvero sono riscattabili solo al termine della vita lavorativa, con qualche eccezione come per esempio l’acquisto della prima casa».

→ Il gender gap non risparmia le pensioni

Le donne, lo dice l’Unione Europea, guadagnano in media il 37% in meno dei colleghi maschi. Lavorano anche meno, lo sappiamo, perché si fermano per la maternità o per prendersi cura dei genitori. «Così anche la nostra pensione è più bassa del 35%» nota Sara Spotti, responsabile ufficio Bancassurance vita di BPER Banca. «Eppure non ci pensiamo. Lo vediamo tra i nostri clienti: il 70% degli uomini sceglie la previdenza integrativa, contro il 40% delle signore. Noi, addirittura, la consigliamo alle giovani che debuttano nel mondo del lavoro per non farsi poi trovare impreparate. Per esempio, i nostri fondi pensione aperti sono molto semplici: puntano su 4 tipi di investimento a seconda del rischio che si vuole correre, ma non si tratta mai di operazioni azzardate. E in media rendono il 5,5% netto all’anno» conclude l’esperta.

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