Domicilio digitale: cos’è e a cosa serve

Dalla notifica delle multe alle comunicazioni con la Pa, compresa l’Agenzia delle Entrate. Ecco a cosa serve il domicilio digitale (fiscale)

Dall’indirizzo “fisico” a quello digitale: l’innovazione passa anche dall’attivazione di un domicilio digitale, online, appunto, per tutti i cittadini. Se ne parlava da tempo, ma ormai è partito il conto alla rovescia: dal 6 luglio sarà attivo l’Indice nazionale dei domicili digitali, ossia una sorta di “pagine gialle”, che contiene tutti gli indirizzi utili della pubblica amministrazione e dei cittadini, sotto forma di Pec, la posta elettronica certificata. Dovrebbe rendere più veloci e facili le comunicazioni con gli uffici pubblici, ma potrà anche permettere la notifica delle multe tramite email.

Cos’è il domicilio digitale

Di fatto affianca (e probabilmente presto sostituirà) il domicilio fisico, quello rappresentato da via, numero civico, cap e città di residenza. È rappresentato da un semplice indirizzo di posta elettronica certificata, la Pec, al quale ricevere tutte le comunicazioni dagli enti istituzionali. Si potrà andare dagli avvisi relativi a rimborsi fiscali o detrazioni d’imposta, agli accertamenti o verbali per sanzioni amministrative, insomma le multe, che non arriveranno più (o non più solo) per mezzo di raccomandate cartacee nella cassetta della posta.

Cos’è l’Inad, Indice nazionale dei domicili digitali

La diffusione della Pec, prima obbligatoria solo per i professionisti, ha reso possibile la diffusione delle comunicazioni ufficiali proprio tramite email, ma soprattutto la creazione dell’Inad, l’Indice nazionale dei domicili digitali, che rappresenta una sorta di moderno elenco telefonico, che al posto dei numeri telefonici delle utenze ha gli indirizzi di posta elettronica certificata. Sarà operativo dal prossimo 6 luglio. «L’Inad di fatto è la prosecuzione di un percorso di trasformazione digitale in ambito di notifiche e dialoghi con la pubblica amministrazione, iniziato già il 1° ottobre del 2021, quando diventò obbligatoria la pec per tutte le persone fisiche con ditta individuale, cioè coloro che svolgevano attività artigianale o commerciale. Dovevano avere l’iscrizione della pec al registro Imprese per un motivo molto semplice: era di fatto un domicilio elettronico e digitale per la consegna proprio di comunicazioni, atti, ecc., mentre le società di capitali l’avevano da anni», chiarisce Carolina Casolo, consulente fiscale e previdenziale. «L’Inad, invece, si rivolge a persone fisiche, cioè semplici cittadini che non abbiano una partita Iva, come un lavoratore dipendente o anche un disoccupato; oppure a chi, pur avendo la partita Iva, non è artigiano o commerciante, ma magari libero professionista che non faccia parte di un ordine professionale o albo», spiega ancora Casolo.

A cosa serve e cosa cambia con il domicilio digitale

Grazie alla versione 2.0 delle vecchie pagine gialle ora tutti i cittadini potranno registrarsi con il proprio domicilio digitale, collegato a un indirizzo pec, e quindi potranno ricevere tutte le comunicazioni ufficiali da parte della Pubblica amministrazione. Il vantaggio è duplice: Comuni, uffici pubblici o Agenzia delle Entrate dovranno inviare le proprie comunicazioni prioritariamente utilizzando la Pec dei destinatari, consultabile sull’Inad, risparmiando costi di invio cartaceo. Solo in caso ne siano sprovvisti, si procederà in modo tradizionale; il cittadino, invece, potrà ricevere i documenti in modo molto più rapido. Il tutto a patto che sia in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata. «Si tratta di un canale semplice e immediato per ricevere le comunicazioni ufficiali da parte della PA, con un risparmio significativo di tempi e costi», ha spiegato il sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, aggiungendo: «Il domicilio digitale, insieme alla piattaforma notifiche digitali degli atti pubblici, ci consentirà di compiere un passo avanti fondamentale per la digitalizzazione del Paese e la semplificazione».

Quali servizi saranno disponibili

Ma cosa cambierà in concreto, quali saranno le comunicazioni e i servizi ai quali sarà possibile accedere tramite l’Inad? Sicuramente si potranno ricevere le raccomandate in formato digitale e non più cartaceo, che si tratti di notifiche di multe o altre informazioni di carattere fiscale: «Nasce proprio perché le pubbliche amministrazioni possano notificare comunicazioni o cartelle. Per esempio, l’Agenzia delle Entrate potrà notificare un credito fiscale o una richiesta di riscossione, per esempio per un debito o una cartella, o il Comune potrà notificare una multa», spiega l’esperta.

«Certamente c’era bisogno di un avanzamento del processo di digitalizzazione – osserva Casolo – Ha anche un impatto positivo sull’ambiente con un risparmio rispetto alle notifiche cartacee. Però il processo dovrebbe riguardare tutti: è giusto, quindi, che la Pubblica amministrazione possa notificare in modo veloce le comunicazioni, ma lo stesso dovrebbe avvenire quando è il cittadino a scrivere e comunicare agli uffici: purtroppo in questo caso le risposte non sono così rapide», conclude Casolo.

Come ci si iscrive?

Per iscriversi Inad è sufficiente collegarsi al sito www.domiciliodigitale.gov.it e seguire la procedura relativa all’inserimento del proprio domicilio digitale. Il procedimento è molto semplice e veloce, tanto che il domicilio “virtuale” (collegato alla pec) sarà attivo entro l’una di notte del giorno successivo alla richiesta. Il tutto senza costi, neppure nel caso in cui lo si voglia cancellare dall’Inad o modificarlo, sempre dal sito (agid.gov.it). Al momento ne sono presenti più di 2,3 milioni, relativi ai professionisti e che erano contenuti nel registro Ini-Pec. Proprio i professionisti ora possono scegliere se confermare il domicilio digitale già indicati a scopi lavorativi, oppure se indicarne un altro privato, entro 30 giorni.

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