Scuola materna

Sorelle Agazzi: l’invenzione della scuola materna

Un luogo dove ritrovare il calore familiare trasformando il fare scuola in un apprendimento per la vita

Vita delle sorelle Agazzi

Rosa Agazzi nasce a Volongo, in provincia di Cremona, il 26 marzo 1866, mentre la sorella Carolina verrà alla luce quattro anni più tardi, nel 1870. Dopo gli studi magistrali si dedicano all’insegnamento, un mestiere che diventa la vocazione di una vita. La svolta arriverà nel 1896, quando su suggerimento di Pietro Pasquali, fonderanno la scuola materna di Mompiano, un nuovo progetto all’insegna di un’educazione familiare, in grado di accompagnare i più piccoli nella crescita attraverso uno sguardo di amore e cura.

 

L’importanza del contatto con la natura

Pietro Pasquali per sedici anni insegna a Fratta Polesine, dove opera promuovendo la diffusione dell’istruzione attraverso scuole serali e festive, oltre a un’iniziativa di biblioteca popolare. Le sorelle Agazzi incontrano Pietro a Nave, Brescia, e nel 1891 seguono il suo corso per maestre giardiniere. Questa sarà un’esperienza fondamentale, in grado di influenzare profondamente la concezione di scuola secondo le Agazzi. Il giardino, infatti, diventa un luogo privilegiato di apprendimento e il mezzo con cui educare i bambini al movimento, socializzazione, osservazione e vicinanza alla natura. Il giardinaggio non solo costituisce un’educazione al fare, ma è parte integrante di una formazione che intende sviluppare il senso del bello e dell’armonia, il rispetto degli esseri viventi, l’amore per la vita.

 

Apprendere con il gioco

Secondo il pedagogista tedesco Friedrich Fröbel lo sviluppo umano sostanzialmente è azione: un bambino cresce e diventa adulto attraverso l’esplorazione di sé e del mondo. Il gioco è un mezzo di scoperta e costituisce una parte fondamentale del processo di crescita perché è un’esperienza attiva. Giocando ci si diverte e, al tempo stesso, si sostiene lo sviluppo delle attitudini personali. Nasce il concetto di Kindergarten, il giardino d’infanzia. La prospettiva delle sorelle Agazzi immagina una nuova struttura di scuola dove creare una “famiglia di bambini” vicina alle esigenze dei più piccoli. L’educazione avviene su più livelli: sensoriale, intellettuale, linguistico, estetico. Fra le attività proposte rientrano la raccolta di materiali e oggetti, momenti dedicati alla lettura, giardinaggio e allevamento degli animali domestici, oltre a discipline come il disegno e la recitazione, intesa come drammatizzazione della vita quotidiana. Recitare e inventare brevi dialoghi interagendo con i compagni diventa un mezzo per stimolare la libera espressione dando ai bambini la possibilità di costruire una maggior fiducia in se stessi attraverso l’espressione dei propri pensieri.

 

La nascita della scuola materna

Nell’impossibilità di realizzare il progetto con un’iniziativa pubblica, Pietro Pasquali apre una struttura privata a Brescia: nel novembre 1915 la scuola verrà sospesa a causa della guerra e l’asilo di Mompiano viene occupato dalle truppe. Il termine “scuola materna” in seguito viene utilizzato a partire dalla legge n°444 del 18 marzo 1968, che istituirà l’ordinamento della scuola materna statale. Grazie al pensiero delle sorelle Agazzi emerge il concetto di una scuola progettata seguendo le necessità dei piccoli e organizzata come uno spazio familiare dove praticare attività insieme ai compagni. Dotata di giardino con animali e piante, la struttura in origine prevedeva un curioso museo delle cianfrusaglie, dove i bambini potevano raccogliere e riciclare oggetti di uso quotidiano.

 

Il metodo Agazzi

A differenza del metodo Montessori, i materiali didattici non sono prestabiliti, perché seguono le scoperte e le tappe evolutive del bambino. “Il bambino vive, gioca, lavora, parla, opera, convive”, scrive Rosa Agazzi: “Quella stessa libertà che la fisiologia reclama a favore dei bambini va concessa, in nome della pedagogia, anche alle educatrici nello svolgimento del programma. È utile, necessario, tracciare un programma… ma è altresì necessario tenere presente che ogni educatrice rappresenta una mente, un cuore, un sistema nervoso che le sono speciali”. Questo vale anche per i bambini, come ricorda Pietro Pasquali in uno scritto: “L’educazione del cuore non è il risultato né di lezioni, né d’esercizi speciali, ma è l’effetto di tutto l’indirizzo della giornata”.

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