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La “guerra delle fragole” tra Spagna e Germania

La Germania, il maggior acquirente europeo di fragole spagnole, minaccia Madrid di bloccare le importazioni: al centro della disputa un tema di sostenibilità delle coltivazioni

In Spagna è in corso una disputa politica sull’uso dell’acqua per irrigare le colture di fragole, una delle principali esportazioni agricole del Paese. Questo scontro, iniziato tra il governo centrale e l’amministrazione regionale dell’Andalusia, si è esteso nei giorni scorsi anche alla Germania, primo acquirente europeo di fragole spagnole, a causa dei seri dubbi sulla sostenibilità della coltura di questi frutti rossi.

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Il mese scorso, una campagna tedesca guidata dai cittadini ha invitato i consumatori a boicottare le “bacche della siccità” spagnole coltivate vicino alla fragile zona umida di Doñana.

Il problema dei pozzi abusivi in Spagna

Al centro dello scontro un migliaio di pozzi abusivi scavati negli ultimi anni da alcuni agricoltori in Andalusia, una delle regioni maggiormente produttrici di fragole, per far fronte alla siccità che rischia di comprometterne seriamente la coltivazione. Il governo regionale andaluso di centrodestra vorrebbe legalizzare questi pozzi, e il governo centrale si oppone, adducendo una serie di gravi rischi ambientali. Per contrastare questi rischi, la Germania ha lanciato un’ampia campagna di boicottaggio che, secondo il governo, rischia di mettere a repentaglio uno dei settori più importanti dell’economia spagnola.

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Fragole: un settore strategico per la Spagna

La coltivazione di fragole e frutti di bosco rappresenta oltre l’11% del PIL della provincia di Huelva, quella dove le colture sono al centro della disputa: generano circa 100.000 posti di lavoro diretti, 160.000 indiretti e producono il 98% di frutti rossi coltivato in Spagna e il 30% di quelli esportati nell’Unione Europea. Alla sola Germania è destinato il 33% delle esportazioni totali verso l’Unione.

In pericolo l’area naturale di Doñana

Il governo conservatore locale, guidato dal presidente della regione Juan Manuel Moreno, vorrebbe legalizzare i pozzi che i contadini andalusi hanno scavato negli ultimi anni. Ma il piano si sta scontrando con una serie di organizzazioni ambientaliste e con il governo centrale spagnolo, che afferma che i pozzi illegali rischiano di prosciugare una delle zone umide più importanti d’Europa, per l’appunto l’area naturale andalusa di Doñana.

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Andalusia contro governo centrale

Teresa Ribera, ministro spagnolo per la Transizione ecologica spagnola, ha affermato che il piano del governo regionale andaluso “semina il panico” e crea un “serio rischio reputazionale” per la Spagna. Tutti i pozzi scavati in quest’area dal 2014 sono illegali: Ribera ha detto che il governo ne ha chiusi circa 700, ma è difficile individuarli, perché molti sono nascosti sotto la vegetazione e sono frequentati in momenti della giornata in cui è difficile trovarli.

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Il governo andaluso sostiene invece che la legalizzazione dei pozzi non danneggerebbe le falde acquifere di Doñana, ma faciliterebbe l’estrazione dell’acqua e l’irrigazione delle piantagioni, a vantaggio di un settore particolarmente redditizio dell’economia spagnola.

La vittoria del centrodestra in Andalusia

Come altre regioni spagnole, l’Andalusia ha un proprio parlamento e, dopo le elezioni amministrative del 28 maggio, il Partito Popolare avrebbe ora il sostegno necessario per approvare la legalizzazione dei pozzi. Il centrodestra ha ottenuto una netta vittoria in diverse regioni del Paese, tra cui l’Andalusia, finora storica zona elettorale del centrosinistra.

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