Carlo Verdone: i suoi 70 anni attraverso i mitici personaggi

  • 16 11 2020
Il 17 novembre spegne 70 candeline il celebre attore e regista, amante della musica rock, figlio d’arte e cognato di Christian De Sica. Ecco i suoi personaggi più amati dall'esordio con "Un sacco bello"

Carlo Verdone compie 70 anni il 17 di novembre e un compleanno tanto importante non poteva passare inosservato ed essere festeggiato sottotono. Così, lo stesso attore, sceneggiatore e regista lo ha annunciato sul suo profilo Instagram citando Bruce Springsteen: «Che dirvi? So’ tanti. Ma la mente è lucida, lo spirito positivo, le anche robuste. Quindi la corsa continua! Born to run finché potrò», ha scritto rispettando il suo tipico accento romano che lo ha reso celebre fin dal suo esordio e che a noi sembra di sentire mentre lo leggiamo.

Carlo Verdone è per tutti noi il tontolone con gli occhi al cielo dello sketch di ‘Non stop’ del 1977: ricordate “Ma che so’ du’ cervi?“. Ma è anche il mitico Leo che tre anni dopo, nel film d’esordio “Un sacco bello“, anelava Ladispoli. E chi potrà mai dimenticare l’Ivano del “‘O famo strano?” di “Viaggi di nozze“. E poi c’è Furio, il nevrotico e snervante marito di Magda nonché padre di AntonGiulio e AntonLuca di Bianco, rosso e Verdone, e ancora il “grande” Mimmo in viaggio con la leggendaria nonna Lella Fabrizi.
E questi sono solo alcuni dei suoi indimenticabili personaggi, perché Verdone ha all’attivo 27 film da regista, ben 39 pellicole da attore e un ultimo lavoro ancora non terminato (e fermato per ben due volte) a causa della pandemia da Covid che doveva uscire proprio nell’anno dei suoi 70.
Si vive una volta sola“, questo il titolo dell’ultima fatica dell’attore romano, racconta, o meglio racconterà (l’uscita è prevista per il 2021), un movimentato viaggio estivo di quattro amici: un’equipe medica autorevole in sala operatoria, tanto da curare persino il Papa, ma sconclusionata nella vita privata tra beffe e scherzi infiniti. Una sorta di moderno “Amici miei”, insomma.

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Certo per Verdone è stato più semplice avvicinarsi al mondo cinematografico: il suo destino era in qualche modo già scritto nelle carte della sua vita perché Carlo, così come il fratello Luca (che oggi è regista di documentari) e la sorella Silvia (moglie di Christian De Sica e produttrice di teatro) sono cresciuti in ambienti culturali stimolanti che gli hanno permesso di conoscere i rudimenti del mestiere – papà Mario era un critico cinematografico, saggista e accademico. Non solo. La famiglia Verdone abitava proprio di fronte ad Alberto Sordi – in pieno centro tra via dei Pettinari e via delle Zoccolette – che Carlo già da piccolo vedeva come un mito. E, come sappiamo bene, i due attori hanno poi lavorato insieme in “Troppo forte” e “In viaggio con papà“.

Ma prima sono arrivati i personaggi coatti ma sinceri, con la scorza dura ma con il cuore tenero che Verdone ha reso immortali e che hanno regalato molti sorrisi agli italiani. Personaggi e storie diverse ma accomunate da un unico filo conduttore: la solitudine. Sono appunto gli anni di “Un Sacco Bello” e di Leo che rimane deluso per un amore troppo maturo e troppo estremo per lui, di Mimmo in “Bianco, Rosso e Verdone” che giunge a Verona con la nonna dopo mille peripezie ed è rimasto nell’immaginario di tutti con la sua espressione: “In che senso?”. Dietro i capelli cotonati, le collane “tamarre” al collo e i pantaloni a vita alta c’è una pennellata di malinconia che attraversa tutti i suoi film. La stessa vena che troviamo in “Acqua e sapone“, “Compagni di scuola”, “Stasera a casa di Alice”, “Perdiamoci di vista”, “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”, “Ma che colpa abbiamo noi”, “Io e mia sorella” o “Al lupo al lupo”. E che leggiamo anche nelle sue poesie e negli oltre mille scatti di nuvole (la fotografia è un’altra sua grande passione, oltre alla Roma, alla chitarra elettrica e a Jimi Hendrix) recentemente esposti al museo Madre di Napoli.

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