Marcell Jacobs: ecco chi è l’oro italiano da leggenda

  • 01 08 2021
Marcell alle Olimpiadi di Tokyo 2020 sbaraglia tutti e stravince la finalissima olimpica entrando nella storia: è lui l'uomo più veloce del mondo. Ecco la sua storia

Marcell Jacobs entra nell’albo d’oro dei 100 metri alle Olimpiadi: il ragazzo nato in Texas e cresciuto in Italia non solo ha vinto, ma ha stravinto con un magico 9”80 che lo incorona uomo più veloce del mondo. Il 26enne è riuscito a salire sul gradino più alto del podio facendo la storia. Anche del nostro Paese.

Le origini

Il velocista classe 1994 nato a El Paso non parlava una parola di inglese fino a qualche tempo fa. Già, perché Marcell Jacobs dall’età di due anni vive in Italia, a Desenzano del Garda.

Figlio di un marine statunitense che si era trasferito in Texas dopo essere stato nella base militare Nato di Vicenza, dove aveva conosciuto mamma Viviana, Marcell ha vissuto solo una manciata di mesi in America perché, un anno dopo la sua nascita, il padre venne stanziato in Corea del Sud e la madre decise di non seguirlo trasferendosi col piccolo nella sua città d’origine.

Marcell ha praticato sport fin da piccolo spinto dal papà: prima il basket, seguendo proprio le orme paterne e poi il calcio. A 10 anni si è lasciato tentare dall’atletica e ha cominciato a frequentare la pista di Desenzano “provando” il lungo – pensate che ai tricolori promesse di Bressanone ha realizzato il salto più lungo di sempre per un italiano – prima di un infortunio al piede. Dopo un secondo problema al ginocchio, è tornato nel 2018 come sprinter sui 100 metri. Il resto è storia.

I sacrifici

«È un sogno, ci metterò una settimana per rendermi conto. Mi sentivo meglio della semifinale e mi sono detto che non avevo nulla da perdere. Vincere alle Olimpiadi ripaga delle tante batoste prese in passato. Sono grato al mio staff, abbiamo fatto un grande lavoro a partire dall’indoor. Sono persone fantastica. Anche con Nicoletta Ramazzi, la mia mental coach, ho lavorato tanto. Dedico la vittoria in primis a mio nonno che non c’è più e a tutta la mia famiglia», ha detto un emozionatissimo Jacobs incalzato dai giornalisti dopo aver vinto la medaglia d’oro.

Un sogno di bambino quindi che, dopo tanta fatica e sacrifici, si realizza: una gara perfetta e un traguardo arrivato dopo una cavalcata pazzesca che ha “battuto”, per un solo centesimo, il record di Usain Bolt di Rio 2016.

Commossa mamma Viviana che ha guardato la gara dal lago di Garda insieme agli amici e ai parenti nell’hotel che gestisce: «Sono felicissima, emozionata. Tutta la vita di Marcell è stata un sacrificio, noi eravamo giovanissimi, ci siamo dovuti trasferire in America, poi il padre è stato trasferito in Corea quando Marcell aveva un anno. Gli ho dovuto fare da padre e madre, ha avuto anche problemi fisici da piccolo. Ora però finalmente può godersi la vita dopo tutti i sacrifici, ora ha davvero conquistato il mondo».

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I tatuaggi

Marcell Jacobs ha scritto la storia della sua vita sulla pelle. Su quei bicipiti e deltoidi. E c’è da scommettere che aggiungerà presto la sua Olimpiade da record.
Ma intanto, sul torace, si legge suo soprannome, “Crazy long jumper“, perché in realtà, sua specialità è il salto in lungo. Sulla spalla destra una croce incoronata con la scritta “Believe“, credi. Che è quello che Jacobs non ha mai smesso di fare in questi cinque anni di preparazione ai Cinque Cerchi. A scendere un volto femminile con serpenti tra i capelli e, sull’avambraccio, un gladiatore. E poi un’àncora e i nomi dei suoi tre figli: Jeremy (avuto a soli 19 anni), Anthony e Meghan. L’America del papà e l’Italia della mamma, la rosa dei venti e la frase “Famiglia: dove nasce la vita e l’amore non ha mai fine“.

Ma non è finita perché Marcell Jacobs ha “inciso” in modo indelebile sulla pelle anche una citazione di Charlie Chaplin che è anche la sua filosofia, non solo di vita, ma anche dello sport che ama: “È veramente bello battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione. Perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa“. E sulla schiena, una tigre, l’animale in cui Jacobs si identifica.

Che ora ruggisce più che mai!

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