Casalinghe, mestiere pericoloso. E in poche si assicurano

Fratture e distorsioni, tagli e bruciature: milioni di casalinghe ogni giorno sono esposte a incidenti domestici. I dati dell'ultimo studio sono allarmanti. Eppure l'assicurazione è obbligatoria. Ecco le ultime novità

La casa non è affatto un luogo sicuro, come si sarebbe portati a credere. Tanto che l’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi per il lavoro, l’Amnil onlus (amnil.it), si spinge a dire che quello della casalinga è “il mestiere più rischioso al mondo”. La conclusione deriva dalla ricerca mirata e dai dati resi noto nel corso dell’iniziativa “Faccende pericolose”, organizzata al Senato in occasione dell’8 marzo. La presentazione è stata anche l’occasione per tornare a parlare dell’assicurazione per le casalinghe (e non solo). È obbligatoria, ma in poche lo sanno. Da quest’anno è aumentata l’area degli incidenti indennizzabili, però neppure questa è una informazione diffusa.

Quante sono le casalinghe in Italia

Il dossier dell’Anmil, curato da Franco D’Amico, innanzi tutto fa il punto della situazione in Italia: “Secondo le rilevazioni più recenti (Istat 2017), sono 7milioni 338mila le donne che si dichiarano casalinghe. Il numero è in costante calo e conta 518mila unità in meno rispetto a 10 anni fa. Si tratta di una collettività composta prevalentemente da persone di età media di circa 60 anni. Le casalinghe di 65 anni e più superano i 3 milioni e rappresentano il 40,9 per cento del totale, quelle fino a 34 anni sono appena l’8,5 per cento. Vivono prevalentemente nel Sud e Isole, dove rappresentano quasi la metà del totale (45,7 per cento). ll 36,2 per cento sta al Nord, il 18 per cento al Centro. Le regioni con il maggior numero di casalinghe risultano quelle, ovviamente, dove sono presenti dimensioni demografiche molto elevate oppure dove per le donne c’è una cronica difficoltà a trovare un posto di lavoro. In testa, infatti, figurano la Campania (con oltre 1 milione di casalinghe) e la Lombardia (con poco meno, 962mila). Seguono la Sicilia (con oltre 900mila casalinghe), il Lazio e la Puglia (con circa 700mila,). Chiude la Valle d’Aosta (con 10mila casalinghe)”.

Quanto vale il lavoro domestico

“In generale – confermano i ricercatori dell’Anmil – la condizione economica non è molto buona. Da uno studio effettuato nel 2015 (ma oggi la situazione non è molto cambiata) risulta che sono circa 700mila le casalinghe in condizioni di povertà assoluta, un numero pari al 9,3 per del totale,. Di queste, la maggioranza (55,4 per cento) vive nel Mezzogiorno, il 32,1 per cento al Nord e il 12,5 per cento al Centro.

Una situazione di indigenza – si prevede – che dovrebbe mutare drasticamente con l’entrata in vigore del Reddito di cittadinanza. Sui 2,7 milioni di beneficiari previsti – ecco la traduzione in cifre – si ipotizza che 679.000 saranno donne, vale a dire il 25 per cento. E, ancora: “il mestiere più difficile del mondo è anche il meno retribuito, anzi non è affatto retribuito: se le mamme dovessero battere cassa, per tutti i lavori che svolgono all’interno della famiglia per la cura della casa e dei figli, percepirebbero uno stipendio di 3.045 euro netti al mese, il doppio rispetto alla media dei lavoratori italiani (fonte: il portale prontopro.it).

Il numero medio di ore di lavoro non pagato è stimato in 2.539 all’anno, a testa: una media di 49 ore alla settimana, 7 al giorno compresi festivi e ferie. 

Gli incidenti in casa: quanti e dove

 “Gli incidenti domestici – illustra sempre il dossier dell’Associazione – costituiscono un problema di grande rilevanza economica per la sanità pubblica ma anche di disagio sociale per l’impatto psicologico che hanno sulla popolazione, che considera la casa il luogo sicuro per antonomasia”. Le elaborazioni dei dati di Inail e Istituti superiore di sanità aggiungono altri particolari, sulla base dell’analisi dei casi denunciati. “Ogni anno in Italia si verificano oltre 3 milioni di incidenti domestici con circa 3,5 milioni di persone coinvolte.

Le categorie più a rischio sono le donne, gli anziani e i bambini, soprattutto quelli con meno di 5 anni. Tra le prime, le casalinghe sono circa 600mila. Le più colpite sono le over 65 anni e oltre. Il caso più frequente di incidente domestico è la caduta, che accomuna il 65 per cento delle infortunate. La cucina è il luogo meno sicuro: il 63 per cento delle casalinghe ha riportato un infortunio in questo locale della casa, il 10 per cento in camera da letto, il 9 per cento nel soggiorno, l’8 per cento sulle scale e l’8 per cento in bagno, dove spesso le insidie arrivano dalle superfici scivolose dei sanitari (vasca, doccia) e del pavimento”.

Alto rischio di fratture e ustioni

Per quanto riguarda la tipologia di lesioni – altri aspetti presi in considerazione dalla ricerca – quelle a maggior diffusione tra le casalinghe sono le fratture (36 per cento, con l’età media avanzata). Seguono le ustioni provocate da pentole, forno, fornelli, ferri da stiro, olio bollente, acqua o vapore (18,5 per cento) e le ferite da taglio o punta causate da coltelli o altri oggetti (15 per cento).

Le parti del corpo più colpite risultano gli arti superiori e inferiori: l’81,2 per cento degli incidenti provoca conseguenze a danno di gambe, braccia, mani o piedi. L’11,8 per cento degli infortuni interessa invece la testa. Il 32,1 delle donne ferite (e degli uomini) è finito al pronto soccorso, per il 7 per cento è stato necessario il ricovero in ospedale.

L’assicurazione per le casalinghe: chi la conosce?

In questo contesto si inseriscono le problematiche e i temi legati all’assicurazione per le casalinghe (o meglio, all’assicurazione contro gli infortuni in ambito domestico, riservata anche ad altre categorie, ad esempio i caregiver e gli studenti, in particolare i fuori sede). Entrata in vigore nel 2001, in teoria è obbligatoria. Ma non tutti lo sanno. E le multe previste, per le inadempienti, sono irrisorie. “Le persone potenzialmente interessate – dicono dall’Anmil – sono 4,2 milioni, mentre le polizze esistenti si aggirano attorno al milione. Nel 2009 eravamo a 2 milioni, nel 2012 a 1,6 milioni nel 2012, per precipitare a poco più di 1 milione nel 2017”.

Eppure l’ammontare del premio non è gravoso (12,91 euro l’anno, destinati a diventare 24 euro appena sarà emesso un decreto ad hoc). Inoltre, per le donne più povere, il pagamento della polizza è a carico dello Stato (il reddito individuale lordo ai fini Irpef non deve superare 4.648,11 euro, per il reddito dell’intero nucleo familiare il tetto massimo è di 9.296,22 euro)”.

Le novità appena introdotte

Agatino Cariola, direttore centrale rapporto assicurativo dell’Inail, sottolinea la portata positiva della novità di recente introduzione: “È stata fatta una rivoluzione. Abbiamo trasformato una polizza per la copertura dei grandi rischi, e degli infortuni più gravi, in una polizza applicabile per tutte le evenienze. Dal primo gennaio – si spiega – è scattato l’abbassamento del grado di invalidità necessario per percepire la rendita previste, sceso dal 27 per cento al 16. In vigore c’è anche l’erogazione di un una tantum di 300 euro alle persone infortunate con un’inabilità permanente compresa tra il 6 per cento e il 15 per cento. E la polizza da quest’anno si applica fino ai 67 anni d’età, non più fino ai 65. Il premio da pagare resterà modesto e abbordabile, pure dopo il raddoppio, che è imminente.

Perché l’assicurazione è poco diffusa?

Sicuramente tra le cause c’è un difetto nei tempi d’informazione, una mancanza di conoscenza. “Stiamo lavorando su questo fronte. Come Inail, compatibilmente con le risorse disponibili, metteremo a punto campagne mirate divulgative e preventive, cercando di raggiungere un’ampia platea di potenziali beneficiare della polizza e di persone esposte al rischio di infortuni domestici. Le novità appena introdotte convinceranno i più e gli scettici e i contrari. Per arrivare a milioni di cittadini e sensibilizzarli – conclude il dirigente dell’Istituto – però serve la collaborazione di tutti, dai media tradizionali ai social”. Così cresceranno le adesioni. E si avrà un quadro più completo dei casi e dei numeri.

La proposta di assicurare anche chi lavora fuori casa

I dati su cui si ragiona adesso, secondo Cariola, “sono sottostimati” rispetto alla realtà. Anmil rilancia: “Polizza anche a chi lavora fuori casa” Franco Bettoni, presidente di Anmil, rimarca: “Abbiamo voluto richiamare l’attenzione su questi temi soprattutto perché, a fronte di importanti novità, le sottoscrizioni della polizza sono in forte calo. Il clima di insoddisfazione delle casalinghe fino allo scorso anno affondava nell’espressa convinzione che, sebbene l’importo del premio fosse davvero esiguo, il ritorno era davvero irrisorio. Le cose dovrebbero cambiare. Siamo convinti che l’assicurazione casalinghe ora sia in grado di attrarre nuove iscrizioni anche nelle fasce più giovanili, grazie ad un più facile accesso all’indennizzo da parte di un numero più congruo di infortunati con invalidità meno gravi. Tuttavia rimangono due i problemi da risolvere. Il primo riguarda il fatto che di questa importante conquista non parla nessuno e, dunque, servono campagne di informazione diffuse in modo capillare e mirate. In secondo luogo sarebbe estremamente importante estendere la copertura assicurativa del lavoro casalingo anche alle donne e agli uomini che hanno un’occupazione esterna. Proprio chi svolge un’attività lavorativa fuori casa, dovendo assolvere anche alle incombenze domestiche in meno tempo, conciliando impegni che restano immutati, è maggiormente soggetto ad infortuni domestici”.

Le categorie coperte dalla polizza

Ora, come detto, la polizza è riservata ‘solo’ alle ‘casalinghe pure’, senza un altro impiego, e a soggetti in condizioni particolari: studenti (anche se studiano e dimorano in una località diversa dalla città di residenza e che si occupano dell’ambiente in cui abitano), poi tutti coloro che, compiuti i 18 anni, lavorano esclusivamente in casa per la cura dei componenti della famiglia (ad esempio ragazzi e ragazze in attesa di prima occupazione), i titolari di pensione under 67, lavoratori in mobilità, cittadini stranieri che soggiornano regolarmente in Italia e non hanno altra occupazione, lavoratori in cassa integrazione guadagni, chi svolge un’attività che non copre l’intero anno (lavoratori stagionali, temporanei, a tempo determinato).

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