Pc donna ufficio

Ma ora il capo mi può spiare?

  • 04 01 2016

Telefonini e pc aziendali sotto controllo, tablet e badge per localizzare i dipendenti. Sono previsti dal Jobs Act, che ha cambiato la privacy sul posto di lavoro

Una delle novità previste dal Jobs Act è la libertà per le imprese di controllare come vengono usati i mezzi messi a disposizione dei dipendenti. “Sono cambiate le norme sugli strumenti tecnologici, rimaste ferme agli anni ’70: lo Statuto dei lavoratori limitava l’azione delle società e prevedeva il parere dei sindacati” dice Mario Meucci, esperto di Diritto del lavoro e autore di Danni da mobbing (Ediesse editore). “Oggi usiamo moltissimi apparecchi forniti per l’attività d’ufficio, come pc, smartphone, tablet. Era prevedibile un aggiornamento”.

L’uso provato può essere punito
Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, spiega che questi controlli possono essere giustificati da un principio: “Gli strumenti sono di proprietà dell’imprenditore, servono al dipendente per svolgere i propri compiti e ogni uso privato può essere sanzionato. Senza neppure il via libera del sindacato”. Cerchiamo di capire cosa cambierà in concreto.

Quando e come mi sorveglieranno?
“L’azienda avrà il diritto di sapere quali numeri di telefono vengono chiamati, i destinatari dei messaggi al computer e gli spostamenti del lavoratore” dice Rosario De Luca. “Diventerà legale “spiare” gli strumenti che sono indispensabili allo svolgimento dell’attività”. Per esempio, il pc utilizzato dai venditori per inviare gli ordini dei clienti. O il tablet dato al lavoratore per navigare in trasferta. Rimane proibito misurare la produttività di dirigenti, operai, impiegati attraverso telecamere. Che però vengono installate, con il consenso del sindacato, se servono a prevenire infortuni e incidenti oppure a garantire la sicurezza ed evitare danni.

Non potrò mandare sms ai miei figli o usare Facebook?
“In teoria già oggi è sanzionabile scrivere post o inviare email agli amici dal pc dell’ufficio” dice Meucci. “Per le telefonate, i giudici hanno stabilito che qualche chiamata o sms privati vanno tollerati. Però il datore può verificarne la quantità”. De Luca aggiunge che invece “non ci sono problemi se in seguito agli accordi aziendali il cellulare è a uso “promiscuo”, cioè può essere utilizzato sia per lavoro sia per esigenze familiari”.

Vengono registrate le mie conversazioni private?
“L’impresa ha libertà di verificare che uso facciamo degli strumenti, ma ogni informazione personale è protetta dalla legge sulla privacy e non va divulgata” precisa De Luca. E Meucci spiega: “La società può controllare se vado su una chat, ma il contenuto dei messaggi deve rimanere riservato”.

Le verifiche avverranno a mia insaputa?
“No” dice Meucci. “L’azienda deve informare il dipendente su tutti i sistemi impiegati per registrare le sue attività. E specificare quali sono le sanzioni nel caso di una violazione”.

Rischio anche il licenziamento?
“Ogni infrazione delle regole aziendali può dare luogo a provvedimenti” conclude De Luca. “Ma il danno provocato all’impresa e la sanzione devono essere proporzionati”. Per qualche sms privato si riceve un richiamo verbale. Stare due ore al giorno su Internet, se non è permesso, porta invece alla fine del rapporto.

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