La sede della Banca centrale russa a Mosca
La sede della Banca centrale russa a Mosca

Cos’è lo Swift e perché ci riguarda tutti

È il sistema con cui tutti inviamo denaro all'estero. L'esclusione della Russia potrebbe essere un duro colpo ma con conseguenze gravi anche per noi. Ecco perché

L’Europa si prepara ad attuare l’espulsione delle banche russe dal sistema internazionale di comunicazione interbancaria Swift. Si sono già pronunciate Francia, Ungheria, Cipro e Inghilterra e anche l’Italia, come ribadisce una nota di Palazzo Chigi: il presidente del Consiglio Mario Draghi in una conversazione telefonica (interrotta e poi chiarita) con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha sostenuto l’uscita della Russia dallo Swift e la fornitura di assistenza militare all’Ucraina. «Questo è l’inizio di una nuova pagina nella storia dei nostri Stati, Ucraina e Italia. L’Ucraina deve entrare a far parte dell’Unione europea»: così tuitta Zelensky.

Nell’ultima settimana abbiamo sentito parlare sempre più delle sanzioni economiche contro la Russia, per spingere Mosca a fermare l’offensiva militare sul campo in Ucraina. In particolare si fa sempre più riferimento allo Swift, il Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications, che è considerato la vera ed estrema “arma” contro Putin.

In realtà lo utilizziamo anche noi, quando vogliamo inviare denaro a qualche parente all’estero, per esempio ai figli che studiano. Abbiamo chiesto come funziona e perché è così importante a Claudia Segre, esperta di economia e mercati internazionali e presidente della Global Thinking Foundation, che organizza e sponsorizza progetti di educazione finanziaria in Italia, Europa e USA. Tra le attività ha anche la prevenzione della violenza economica, che spesso colpisce le donne.

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Cos’è lo Swift Code

È un sistema di codici che permette il trasferimento di denaro in tutto il mondo, non solo nel campo dell’alta finanza o delle grandi transazioni. Viene usato, infatti, sia per le transazioni commerciali su vasta scala, sia per inviare soldi all’estero da parte da parte di singoli cittadini, ad esempio quando si hanno figli che studiano in altri Paesi.

«Finora lo si è considerato un termine tecnico, riservato a chi si occupa di finanzia o banche, ma è un codice che tutti noi utilizziamo per i trasferimenti di denaro all’estero, tra banche di paesi differenti, paragonabile all’Iban che è richiesto per i bonifici in Italia. Proprio come quest’ultimo è considerato la carta d’identità del nostro conto corrente, infatti, lo Swift code lo è per i trasferimenti internazionali: regola queste operazioni tra banche a livello mondiale. È un sistema che esiste da tempo, dagli anni ’70. È nato in Belgio e oggi è adottato da oltre 11mila banche internazionali e 200 Paesi nel mondo» spiega Claudia Segre.

Perché è così importante

«La sua importanza è data dal fatto che è una sorta di “regolamento” accettato dalla maggior parte delle banche nel mondo e lo dimostrano i numeri: basti pensare che lo scorso anno sono state effettuate in media 38 milioni di transazioni tramite codice Swift al giorno» spiega la Segre. Trattandosi di un sistema al quale hanno aderito oltre 11mila istituzioni finanziarie nel mondo per i loro trasferimenti di denaro, escludere la Russia dal circuito”significherebbe tagliarla fuori dal sistema finanziario internazionale, impedendo di fatto alle sue imprese e alle banche di inviare denaro fuori dal Paese o di riceverlo dall’estero. Gli effetti economici sarebbero molto forti, specie per le aziende russe impegnate nell’esportazione. Ma c’è il “rischio boomerang” anche per l’Occidente.

Le conseguenze anche per l’Italia e l’Occidente

Esiste, infatti, anche un rovescio della medaglia, ossia potenziali conseguenze per i clienti stranieri della Russia e delle sue imprese, cioè le aziende che con Mosca hanno scambi commerciali. Tra queste ce ne sono anche di italiane e, in generale, molte occidentali. Il rischio, insomma, è di ulteriori effetti negativi, soprattutto per l’approvvigionamento di gas e petrolio. Esisterebbe, in realtà, anche un’alternativa: «Lo Swift non è l’unico sistema di codifica interbancario internazionale. Ad esempio, ce n’è uno cinese, anche se è meno diffuso nel mondo. Se la Russia fosse esclusa dal sistema Swift, potrebbe avvicinarsi a quello cinese, rafforzandolo e di fatto indebolendo il dollaro – spiega Segre – La stessa Russia, inoltre, non è nuova a sanzioni e ha imparato a trovare alternative. Ad esempio, potrebbe rivolgersi a banche terze: in pratica istituti che fanno da intermediari, che possono usare lo Swift e di fatto triangolerebbero tra quelle russe e quelle dei clienti occidentali. Si tratta per lo più di soggetti svizzeri, ma chi dovesse accettare questo escamotage di fatto volterebbe le spalle alle sanzioni fortemente volute dagli Usa» aggiunge l’esperta di economia.

Quanto sono efficaci le sanzioni?

In attesa di capire se si farà ricorso all’esclusione della Russia dal sistema Swift, intanto, si è scelta la via delle sanzioni, con l’obiettivo di colpire duramente l’economia russa. Ma sarà realmente così? «Esiste un precedente che ha portato risultati positivi, cioè l’Iran che una decina di anni fa era appunto stato escluso dal circuito Swift per via della sua politica di sviluppo del nucleare. La limitazione è durata 3 anni e ha avuto effetti gravi sull’economia di Teheran tanto da portare, nel 2015, agli accordi che limitavano l’arricchimento dell’uranio nel Paese, in cambio della sospensione della sanzione». Ma il caso russo sembrerebbe essere diverso: «Le sanzioni decise dagli Usa e dall’Europa appaiono blande, sicuramente molto più di quelle previste, ad esempio, per la Cina: sono un decimo e il motivo riguarda la dipendenza energetica europea dalla Russia. Noi siamo tra l’incudine e il martello, soprattutto l’Italia: la Francia può contare sul nucleare, la Germania ricorre per il 70% alle fonti rinnovabili ed entro il 2030 arriverà all’80%, noi siamo fermi al 40%. Purtroppo è difficile pensare che usciremo rapidamente da questa dipendenza dal gas e dal petrolio russo. Da qui la cautela nel ricorso a misure estreme contro Mosca» conclude Claudia Segre.  

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