Cosa ne sarà della bambina ucraina nata con la maternità surrogata

Nata con la maternità surrogata in Ucraina, era stata “rifiutata” dai genitori italiani che ora hanno dato l'assenso all'adozione. Intanto un'altra coppia (Maria Sole e suo marito Sergio vorrebbero adottarla: da anni si battono per la maternità "solidale"

Non riprenderanno in casa, in Italia, la bambina che avevano voluto e che era nata tramite maternità surrogata. I genitori di Novara, che avevano lasciato la piccola per quasi un anno e mezzo a Kiev da una baby sitter, hanno dato il loro assenso all’adottabilità della bambina. La coppia non dichiarato ai giudici di Torino, competenti del caso, di non opporsi alla pubblicazione di una dichiarazione di adottabilità. Hanno anche chiesto in modo formale al Tribunale di occuparsi della piccola, «per il bene della bambina».

Al momento la bimba è stata fatta rientrare in Italia, dopo che la stessa baby sitter si era rivolta al consolato italiano perché si erano interrotti i pagamenti in suo favore da parte della coppia. Il Servizio per la cooperazione internazionale della polizia aveva attivato le procedure per il rimpatrio della minore, per la quale quindi ora si apre la strada dell’adozione.

Data in affido temporaneo a un’altra coppia di Novara, sembra che il Tribunale abbia già individuato nuovi genitori che sarebbero disposti ad adottarla definitivamente e che non si troverebbero in Piemonte. A farsi avanti, fin dalle prime ore del rimpatrio, erano stati una donna e il compagno, che da tempo attendono un’adozione, dal momento che lei ha un problema di salute che non le permette di avere figli naturali.

Il rimpatrio della bambina

«È una vicenda shock, non sappiamo i motivi per cui la coppia l’ha abbandonata dopo averla riconosciuta, ma è davvero una storia agghiacciante e assurda. Ho tanta rabbia: un figlio non è un oggetto». Non ha usato mezzo termini la pediatra e volontaria della Croce Rossa Italiana, Carolina Casini, che ha seguito il caso. È stata lei, che lavora all’ospedale Sant’Andrea di Roma, a riportare in Italia la bimba di 15 mesi, insieme a un ispettore del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip).

Affidata temporaneamente a una famiglia di Novara

La piccola, nata tramite maternità surrogata in Ucraina, è stata poi rifiutata dai genitori italiani, che dopo il riconoscimento erano tornati in Italia senza la bimba, affidata a una baby sitter ucraina individuata tramite un’agenzia interinale. La donna, però, dopo un anno senza più notizie della coppia italiana e in assenza di compenso per il sostentamento della bambina ha segnalato il caso al Consolato italiano a Kiev, che ha attivato le pratiche per il rimpatrio. La piccola, quindi, è stata affidata temporaneamente a una famiglia di Novara, la stessa città dei genitori che l’avevano rifiutata, mentre il Tribunale dei minori e la Procura stanno effettuando accertamenti per verificare eventuali reati e se la piccola sia adottabile.

A farsi avanti, intanto, è stata un’altra coppia: Maria Sole e il marito, di Terni in Umbria, vorrebbero adottare la bimba e ci hanno raccontato: «Siamo in lista d’attesa per diventare genitori adottivi da due anni. La storia di questa bambina ci ha colpito nel profondo, parla di maternità solidale che è una nostra battaglia. È il percorso che avremmo voluto fare noi. Attendiamo la decisione del giudice».

La storia della bimba di Kiev

Ha appena 15 mesi, ma la sua storia è già così intensa e profonda da essere rimbalzata dall’Ucraina in Italia, facendo commuovere e sorprendere. La bimba è nata tramite gestazione per altri ad agosto del 2020, a Kiev in Ucraina, dove una coppia di Novara si era recata proprio per coronare quello che sembrava un sogno: diventare madre e padre, senza avere la possibilità di esserlo in modo naturale. Ma una volta venuta alla luce la bimba, i genitori italiani sono tornati in Piemonte senza di lei.

Un ripensamento, la paura, l’insicurezza sono tutte ipotesi che possono esserci dietro a un gesto così inaspettato, ma dalle conseguenze enormi, soprattutto per la piccola, affidata a una baby sitter ucraina, reclutata attraverso un’agenzia interinale. Avrebbe dovuto essere una soluzione “temporanea”, ma così non è stato e così la piccola è rimasta per quasi un anno e mezzo a oltre 2.100 km dai genitori. La tata, non ricevendo più notizie dai genitori della neonata né denaro per il suo mantenimento, si è rivolta al Consolato italiano, che ha avviato le pratiche per il rimpatrio della piccola. Ora lei è in Italia, affidata temporaneamente a una coppia, sempre a Novara, anche se adesso l’adozione diventata più vicina.

La coppia non è indagata per abbandono (ma potrebbe)

Dopo l’atterraggio a Milano, la bimba è dunque in affido temporaneo con una famiglia che si è resa disponibile per il tempo necessario all’avvio di un’eventuale adozione. La Procura al momento ha aperto un fascicolo con il cosiddetto “modello 45” senza indagati e senza notizie di reato. Ma cosa ne sarà della bambina? «La vicenda è complicata e delicata, sia sotto il profilo civilistico che da un punto di vista penale. Nel primo caso va detto che è figlia a tutti gli effetti della coppia che ha fatto ricorso alla maternità surrogata. Di fronte al loro comportamento, dunque, il Tribunale dei minorenni dovrà valutare l’eventuale decadenza della potestà per poter poi avviare l’iter di adozione. Nei confronti della coppia, del resto, potrebbe essere aperto anche un fascicolo per i reati di abbandono di minore, omessa custodia, persino maltrattamenti. D’altro canto, in Italia la maternità surrogata è vietata, quindi la coppia potrebbe essere indagata anche per questo» spiega Lorenzo Puglisi, avvocato fondatore di Family Legal, specializzato nel diritto di famiglia.

Verso l’adozione

Il nodo restano le tempistiche: solitamente possono volerci anche mesi per l’istruttoria, perché non c’è nulla di prestabilito o automatico: in questi casi solitamente il giudice dispone accertamenti, può sentire i genitori per conoscere le loro motivazioni e capire se siano potenzialmente inadeguati, come è avvenuto. Ma la coppia ha abbreviato le procedure, dichiarandosi formalmente favorevole all’adottabilità della piccola.

Maria Sole pronta ad adottarla: «È un gesto d’amore puro»

A neppure 24 ore dall’arrivo della bimba in Italia, Maria Sole Giardini e suo marito Sergio hanno presentato la domanda di adozione, rendendosi disponibili ad accoglierla. «Da due anni abbiamo iniziato il percorso per un’adozione nazionale e la storia della piccola di Kiev ci ha commosso particolarmente. Noi ci siamo resi disponibili davanti al giudice, che poi deciderà se renderla adottabile, scegliendo una famiglia. Purtroppo le adozioni nazionali sono molto difficili, ottenerle è un po’ come vincere alla lotteria, ma noi ci speriamo perché ci sentiamo particolarmente coinvolti» ci racconta Maria Sole, che vive a Terni, in Umbria.

Cos’è la maternità solidale

«La storia di questa bambina ci ha commosso moltissimo: è nata con la maternità surrogata, che avremmo voluto seguire anche noi, senza poterlo fare – dice Maria Sole, che è anche consigliera dell’Associazione Luca Coscioni – Io sono nata senza utero, ma ho le ovaie e gli ovociti, dunque sono fertile. L’unico modo di diventare madre per me sarebbe ricorrere alla gestazione per altri, ma la legge 40 non lo permette». Per questo sta portando avanti anche la battaglia per la maternità solidale, quella che prevede una gestazione per altri, ma senza compenso in denaro, in modo totalmente volontario da parte di donne che si rendano disponibili. Una proposta di legge è già stata presentata in Parlamento.

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