Bambino computer portatile

Bambini e hi-tech: da 3 a 6 anni

Cosa proporre quando si inizia la scuola materna: tablet, pc o smartphone?

«Lo schermo dello smartphone è troppo piccolo, il tablet è più adatto» Pier Cesare Rivoltella, professore di tecnologia dell’istruzione e direttore del Cremit dell’Università Cattolica di Milano. «La modalità touch è la più congeniale ai piccoli. I nostri figli sono sempre più abituati a toccare lo schermo e ignorare la tastiera: non a caso i nati dopo il 2007 sono chiamati “generazione touch”. L’uso del pc e della tastiera, invece, richiede allenamento, quindi meglio insegnarlo in età scolare».

Meglio leggere sul libro o sull’ebook?

«Su entrambi» risponde Viola Macchi Cassia, professore di psicologia dello sviluppo e dell’educazione dell’Università di Milano Bicocca. «Il libro interattivo permette di muovere le dita e la mano sullo schermo, di agire su suoni e immagini. Il libro tradizionale offre la multisensorialità della carta o delle altre texture, pelose, lisce, ruvide. E il movimento del girare pagine e attivare eventuali parti mobili è più vario del click».

Se mio figlio prima delle elementari non inizia a usare i device, rischia di rimanere indietro?

«No, se un bambino non entra in contatto con pc o tablet fino a 6 anni, nel momento in cui gli viene proposto a scuola è in grado di usarlo in tempi brevissimi» assicura Pier Cesare Rivoltella. «Certo, l’utilizzo dei mezzi digitali influisce sull’assetto cerebrale. Il neuroscienziato può vedere che, per esempio, un fortissimo videogiocatore ha una capacità di attivare aree cerebrali differenti rispetto a una persona che non ha mai toccato una consolle. Ma non sembra esserci una relazione fissa, deterministica. Cioè non tutti quelli che usano il computer da piccoli diventano in un certo modo o in un altro».

Davvero i videogiochi possono aiutare i bambini con disturbi dell’apprendimento?

Usare i videogiochi per riconoscere e riabilitare i bambini con DSA, disturbi specifici dell’apprendimento: è la strada che sta percorrendo Andrea Facoetti, professore associato in Psicobiologia e docente di Neuropsicologia dello Sviluppo e Riabilitazione. Insieme al suo team dell’Università di Padova e ai colleghi dell’Università di Bergamo ha dimostrato che così è possibile allenare uno specifico circuito cerebrale legato alla percezione di stimoli dinamici visivi, uditivi e tattili, che nei bambini con DSA è meno efficiente.
Cosa succede davanti a un videogame?
«Gli action game, i videogiochi d’azione ricchi di stimoli visivi che si muovono in modo imprevedibile sullo schermo, richiedono una risposta sensori-motoria veloce e coordinata che allena la corteccia parietale posteriore, cioè quella zona del cervello in cui è stato individuato il deficit delle capacità percettive e di attenzione».
A che età li proponete? «Li usiamo come prevenzione con i bambini di
5 anni. Anche se la certificazione DSA può essere fatta a partire dalla fine della seconda elementare, i segnali di ciò che a scuola diventerà difficoltà a leggere, scrivere, fare di conto, sono riconoscibili prima. Si tratta di difetti della percezione dei suoni del linguaggio, delle capacità visuo-spaziali (lettere e parole invertite), di percezione di sé nello spazio».
Che risultati avete ottenuto?
«A 5 anni, con 20 ore di training si può migliorare l’efficienza della corteccia parietale posteriore e, di conseguenza, le capacità di apprendimento che verranno sollecitate negli anni successivi. Abbiamo visto dei miglioramenti nella capacità di attenzione visiva e uditiva».
Si possono usare a casa in autonomia?
«No, ci vuole un esperto in riabilitazione neuropsicologica. Anche se coinvolgenti, sono giochi faticosi per chi ha difficoltà attentive, e senza una guida c’è il rischio di un rifiuto. Si tratta di una terapia non di un modo per insegnare a leggere alternativo a quello della maestra».

Usare troppo il tablet può dare problemi di comportamento?

«Il punto non è l’effetto negativo che il dispositivo può avere sul cervello, di cui non ci sono chiare evidenze, ama che un bambino resti isolato per troppe ore al giorno e non abbia la varietà di stimoli necessaria per crescere bene» dice la professoressa Viola Macchi Cassia. «Nell’età della materna, per esempio, è importante giocare con gli altri bambini e gli strumenti digitali non devono togliere tempo o sostituirsi a questa esperienza. La risposta sta tutta nella scelta educativa del genitore, non nella pericolosità dello strumento».

Internet of toys e giocattoli online: sì o no?

Le bambole e i robot che parlano con i bambini, collegati alla Rete tramite app sullo smartphone dei genitori (l’Internet of toys, appunto) non godono di una buona fama. Ci sono stati casi di registrazioni non autorizzate delle cose dette dai bambini, mancata protezione dei dati personali e persino hackeraggio. «I giocattoli collegati aal web pongono vari problemi di privacy. Meglio evitare i dispositivi collegatial wireless di casa: i bambini non devono andare online da soli» spiega il professor Pier Cesare Rivoltella.

Vuoi fotografare il tuo bambino? Chiedigli il pemesso!

Sharenting (sharing, condividere, più parenting, fare i genitori): pubblicare le foto dei figli sui social. Lo fanno tutti, ma è giusto? Ormai si deve sapere che le foto dei bambini attirano i pedofili e che diffondono in Rete informazioni personali. Non solo: la storia di Gavin, il bambino gigante, dà da riflettere. Gavin, 3 anni, è un bel bimbone e sua mamma Kate ne fa una star di Tik Tok. I video diventano presto virali tra commenti positivi e cuoricini, finché qualcuno lo definisce “ripugnante”, altro commento che diventa virale. Però Kate va avanti: «Tra 20 anni Gavin mi odierà, ma penso che porti gioia a molte persone». Si vedrà. Ma esiste un modo “sano” per fare sharenting? «Pubblicare sui social l’immagine di un minore non è mai corretto e il problema esiste anche quando si scambiano via chat tra parenti e amici. Quanto al bambino, l’importante è che sia coinvolto» spiega Pier Cesare Rivoltella. «Chiediamogli sempre il permesso, spieghiamogli cosa stiamo facendo, chi e come vedrà la sua immagine. È un lavoro educativo che insegna da subito a scegliere se e come esporsi agli altri».

3 CONSIGLI UTILI PER I GENITORI

1. Leggere Tutto troppo presto di Alberto Pellai (De Agostini). Il libro affronta temi come il sexting, la dipendenza da videogiochi, la necessità del confronto tra genitori e figli.

2. Vedere il documentario di Raphael Hitier Crescere davanti a uno schermo con testimonianze di specialistie psichiatri, ma anche di giovani adolescenti e gamer (arcoiris.tv).

3. Cliccare su internetmatters.org/it. Il sito offre consigli utili suddivisi per età (0-14), guide ad app e social, informazioni sul parental control, articoli sul tema del corretto uso del digitale.

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