Madre padre bambino piccolo

Ecco perché faremo (ancora) meno figli

A epidemie e guerre, dicono gli esperti, segue sempre un baby boom. Nell’era post-Covid ci sarà invece un calo delle nascite. Colpa dell’incertezza economica, della rete sociale fragile. E dei pochi sostegni alle famiglie

All’inizio del lockdown lo credevamo in molti: le coppie trascorreranno più tempo a casa, ci saranno meno distrazioni, nessuna uscita la sera, dunque si faranno più figli. Un pensiero ottimistico con il quale volevamo spazzare via la nube della pandemia. Di recente, però, alcuni ricercatori dell’università Bocconi di Milano, insieme ai colleghi dell’ateneo fiorentino, hanno pubblicato su Science uno studio secondo cui difficilmente nei prossimi mesi, soprattutto nei Paesi ad alto reddito, assisteremo a un baby boom come effetto della quarantena.

«Saranno le incertezze economiche e psicologiche a frenare la voglia di avere un figlio» spiega Letizia Mencarini, docente di Demografia all’università Bocconi, tra gli autori dello studio. «Dopo le epidemie e le malattie del secolo scorso, che avevano colpito maggiormente i bambini, si era verificato un rialzo delle nascite. Ma quel meccanismo che aveva spinto i genitori, una volta superato il periodo buio, a volere altri figli per colmare il vuoto della perdita non può essere messo in atto oggi, quando il tasso di mortalità infantile legato al Covid-19 è, per fortuna, pressoché nullo».

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Nel 2021 si stimano “solo” 400.000 nuovi bambini

Non è solo questo a frenare la voglia di allargare la famiglia. «Le donne sono uscite provate dal lockdown, e stanno vivendo con difficoltà le nuove restrizioni, perché nella maggior parte dei casi si sono trovate a occuparsi dei figli mentre lavoravano in smart working senza aiuti esterni: non era possibile avvicinare i nonni né tantomeno ricorrere a una babysitter» sottolinea Mencarini.

Nei mesi scorsi, il presidente dell’Istituto di statistica, Gian Carlo Blangiardo, attraverso un documento che illustra i possibili scenari legati all’effetto del Covid-19 sulle nascite, ha ipotizzato che nel 2021 saranno meno di 400.000. Già nel 2019, l’ultimo rapporto Istat aveva certificato un nuovo minimo storico delle nascite, pari a 420.000 bambini, con un calo del 4,5% rispetto all’anno precedente, il valore più basso mai registrato dall’unità d’Italia. Ora, a causa della pandemia, le previsioni sono ancora più pessimistiche.

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Occorre una tassazione agevolata per i futuri genitori

«Un aiuto, però, può arrivare dalla politica» dice Letizia Mencarini. «Occorrono misure strategiche che favoriscano la ripresa della riproduttività, come una tassazione agevolata nei confronti dei genitori, un assegno unico per i figli che sostituisca i vari contributi monetari (promesso dal governo per il 2021, ndr). La cosa più importante è che questi provvedimenti perdurino nel tempo, che non siano solo un’illusione di pochi mesi». Ma non è tutto: per favorire la fecondità bisogna creare le condizioni affinché le donne possano pensare economicamente e materialmente ai propri figli. «Dunque» conclude la docente «maggiore flessibilità al lavoro e misure atte a rafforzare la parità di genere, per coinvolgere maggiormente gli uomini nella gestione familiare. È provato, infatti, che i Paesi in cui le donne lavorano e hanno un proprio reddito sono quelli nei quali si fanno più figli».

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Intanto scoppia la pet-mania

Secondo un’indagine dell’osservatorio Coop2020, dallo scorso marzo 3 milioni e mezzo di italiani hanno acquistato o adottato un animale domestico, mentre sono più di 4 milioni quelli che pensano di farlo prossimamente. Del resto, durante la quarantena chi aveva un quattrozampe di cui prendersi cura ha accusato meno ansia, depressione e stress rispetto a chi non aveva un pet. Lo rivela una ricerca dell’università di York compiuta su 6.000 britannici.

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