Cannabis terapeutica, aumentano le scorte

Dall'Olanda arrivano nuove forniture. Il 2019 sarà l’anno della svolta per i pazienti in trattamento con la cannabis terapeutica? Oppure le scorte, a fronte dell’aumento della domanda, continueranno a scarseggiare, se non a mancare?

Il ministro della Salute olandese Hugo De Jonge, accogliendo la richiesta fatta a luglio dalla collega italiana Giulia Grillo, ha dato l’ok all’aumento delle forniture di cannabis terapeutica al nostro Paese. Si arriverà, a regime, a 700 chilogrammi. I malati in cura potranno stare tranquilli? L’offerta starà finalmente al passo con le necessità e le prescrizioni mediche? Chi inizia un percorso terapeutico avrà la certezza di poterlo continuare, cosa che oggi non succede per tutti?

Il ministro Grillo è ottimista. “Il 2019 – ha dichiarato – dovrebbe finalmente segnare l’anno della svolta per i pazienti in trattamento, poiché per la prima volta le disponibilità effettive dovrebbero superare la tonnellata, a fronte dei 350 chilogrammi del 2017 e dei circa 600 chilogrammi del 2018, rispondendo in maniera più adeguata alle aumentate richieste di prescrizioni mediche. Le associazioni dei pazienti segnalano da tempo i ritardi, i disservizi e una diffusa mancanza di scorte in farmacia”.

Come saranno alimentate le scorte

Gli stock di cannabis terapeutica saranno alimentati, oltre che dall’esportatore, dalla produzione nazionale dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (che dovrebbe arrivare a 200 chilogrammi l’anno, contro i 50 iniziali) e dall’importazione dalla Germania (quantitativi in corso di definizione), una novità assoluta. “A chi guarda con sufficienza a queste problematiche e fa ironia sull’uso di questa sostanza – ha aggiunto Giulia Grillo – rispondo da medico, prima che da ministr: ricordo a tutti che le preparazioni a base di cannabis possono essere prescritte solo dal medico e sono utilizzate principalmente nella terapia del dolore, in caso di gravi patologie quali la sclerosi multipla e le lesioni midollari, ma pure nella cura dei tumori per alleviare i sintomi causati dalla chemio e radioterapia. Anche per questo sono particolarmente orgogliosa di poter dare una prima risposta ai pazienti, perché sappiamo – ha ammesso – che vi sono ancora disomogeneità nella distribuzione del farmaco e su questo bisogna continuare a lavorare”.

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“Bisogna affrontare anche gli altri problemi”

Il dottor Francesco Crestani,  presidente dell’Associazione cannabis terapeutica e referente italiano dell’ International association for cannabinoids in medicine, è il primo medico ad avere prescritto cannabinoidi terapeutici nel nostro Paese, nel 2001. “L’aumento delle forniture olandesi – commenta – male non farà, certo. Ma non risolverà tutti i problemi. Partiamo da una situazione molto critica e sotto diversi punti di vista. La cannabis terapeutica, se la domanda crescerà ancora, continuerà ad essere carente. Ci sono difformità da regione a regione, nelle disposizioni, nella pratica. La distribuzione non è omogenea in tutto il territorio nazionale. Abbiamo medici che ancora fanno resistenza e non prescrivono i preparati a base di cannabis”.

“Autorizzare altri produttori”

Affidarsi a fornitori stranieri “istituzionali”, poi, secondo Crestani ha un punto debole. “Siamo vincolati alle decisioni altrui. Se l’Olanda tra sei mesi cambia idea o governo, e fa marcia indietro, ci troveremo di nuovo senza riserve. Sulle forniture dalla Germania non abbiamo alcuna informazione, ma credo che il discorso sia simile. L’obiettivo – continua – dovrebbe essere l’autosufficienza produttiva, l’indipendenza. Allo Stabilimento militare di Firenze, che ho avuto modo di visitare, lavorano bene, con grande impegno. Ma da soli, pur incrementando le coltivazioni, non sono in grado di soddisfare tutte le richieste. Bisogna autorizzare altri produttori”.

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