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Covid, stop mascherine sui mezzi pubblici. Arrivano nuovi vaccini

Dal 1° ottobre non serve più la mascherina su bus, metro e tram. Intanto entra nel vivo la campagna di vaccinazione con i bivalenti

Il via libera ai nuovi vaccini bivalenti contro il Covid è già arrivato e i nuovi sieri sono consigliati a tutti, perché coprono sia dal ceppo originario del coronavairus, sia dalla variante Omicron. A breve arriveranno anche i nuovi vaccini bivalenti, mirati per le sottovarianti BA.4 eBA.5. Intanto dal 1° ottobre non servonoo più le mascherine sui mezzi pubblici.

Stop alle mascherine sui mezzi pubblici

L’obbligo di indossare le protezioni scade venerdì 30 settembre, quindi dal 1° ottobre non occorrerà più coprire naso e bocca prima di salire su bus, metro e tram. Ma non si tratta dell’unica scadenza imminente.

Il 31 ottobre scadranno anche i protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro: tra le indicazioni contenute c’è anche l’uso delle mascherine al chiuso in caso di mancanza di distanziamento minimo. Questo significa che si abbandonerà la mascherina anche negli uffici e persino in quelli più piccoli, imboccando una strada che sembra essere “gradita” sia ai datori di lavoro che ai sindacati.

Quale obbligo resta?

Di fatto da ottobre rimarrà in vigore solo l’obbligo di Green Pass per pazienti e visitatori negli ospedali e nelle Rsa per anziani, che scadrà solo a fine 2022. Si tratta di dimostrare di essere in regola con i vaccini o di essere risultati negativi a un test anti-Covid. D’accordo con gli allentamenti è l’infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti: «Credo che dopo il 30 settembre l’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici sia anacronistico» ha dichiarato. Anche nelle scuole non è più previsto l’uso di mascherina né il distanziamento.

Nuovi booster per chiunque voglia vaccinarsi

Da lunedì 12 settembre è già possibile prenotarsi, come chiarito dal direttore generale dell’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco: «Partono le prenotazioni nelle Regioni per i booster aggiornati», ha confermato Nicola Magrini, chiarendo che si tratta di due vaccini «aggiornati per le categorie a rischio evidenziare dalla circolare (del ministero della Salute, NdR), che hanno la priorità nelle vaccinazioni, ma chi vuole può farli». La priorità, dunque, resta la protezione delle persone più fragili, in particolare gli over 60 e coloro che hanno condizioni di maggiore rischio, come immunodepressi. Ma chiunque voglia sottoporsi a nuova vaccinazione potrà farlo, come confermato dal Direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza: «Per tutti gli altri, tutti gli over 12, il bivalente è autorizzato. L’Ema l’ha autorizzato e si può fare su base volontaria. Nei prossimi giorni verrà data indicazione più dettaglia alle Regioni sulle modalità».

L’Ema autorizza i nuovi vaccini contro Omicron

L’Agenzia europea del farmaco aveva dato il via ibera pochi giorni fa ai nuovi vaccini bivalenti, dopo una valutazione in tempi rapidi, ma che arrivava dopo mesi di nuovi studi da parte dei produttori dei vaccini contro la variante Omicron, ossia Pfizer e Moderna. Era stata proprio Pfizer ad annunciare che era in corso la valutazione da parte degli esperti europei.

I nuovi sieri sono consigliati a partire dai 12 anni di età. Come chiarito da Ema, i due vaccini bivalenti sembrano in grado, in base agli studi presentati dai produttori, di innescare forti risposte immunitarie contro Omicron BA.1 e contro il ceppo originario, in persone che hanno già completato il ciclo vaccinale in precedenza. Quanto agli effetti collaterali, sarebbero gli stessi delle dosi con il vaccino originale, cioè soprattutto male al braccio, febbricola, malesseri che comunque si dovrebbero risolvere in poco tempo.

In ogni caso non si tratta degli unici vaccini aggiornati allo studio, perché altri sono in fase di analisi come quello di Novavax. Resta, però, l’appello a vaccinarsi anche con i precedenti vaccini in attesa che i nuovi siano resi disponibili sul mercato.

L’appello alla quarta dose per anziani e fragili

L’appello non è nuovo, ma ora si rende necessario, con l’avvicinarsi dell’autunno, la ripresa delle scuole e il ritorno a una vita maggiormente al chiuso. Nel giro di «poche settimane, si prevede che la Regione Europea raggiungerà i 250 milioni di casi confermati di Covid-19 da inizio pandemia due anni e mezzo fa. Con l’avvicinarsi dell’autunno-inverno, prevediamo un aumento dei casi, con o senza una recrudescenza dell’influenza stagionale in Ue», ha spiegato il direttore Oms Europa, Hans Kluge.

Da qui il monito: «La priorità ora è somministrare una seconda dose di richiamo del vaccino anti-Covid ai più vulnerabili, inclusi gli anziani, gli individui immunocompromessi e quelli con patologie pregresse – ha proseguito Kluge – Stiamo anche esortando i paesi a somministrare il vaccino antinfluenzale insieme al vaccino Covid, quando possibile».

Come cambia la quarantena: solo 5 giorni

L’altra novità importante, che riguarda da vicino l’Italia, ha a che fare con la quarantena. Il periodo di isolamento in caso di positivi asintomatici, infatti, scende a soli 5 giorni dai precedenti e attuali 7. La decisione finale non è ancora arrivata, ma secondo indiscrezioni la misura è stata oggetto di discussione da parte del Consiglio Superiore di Sanità che si è riunito nelle scorse ore e che sarebbe favorevole.

A cambiare sarebbe anche il periodo complessivo di quarantena, che scenderebbe dalle attuali 3 settimane (21 giorni) a 15. Il motivo sta nella constatazione della minor infettività dopo questo lasso di tempo con la variante Omicron e le sue sottovarianti.

Meno inquinamento, meno Covid: ora è ufficiale

Intanto, sempre sul fronte delle novità in tema Covid, emerge il ruolo dell’inquinamento sulla malattia. Secondo uno studio condotto dalla Società di Medicina Ambientale, SIMA,  il Covid ha avuto maggiore diffusione nelle città e province più inquinate. La ricerca è stata condotta in collaborazione con la facoltà di Medicina dell’Università Complutense di Madrid e con l’Università del Sannio; ad essere analizzate sono state 10 province italiane e 8 province spagnole, con una popolazione superiore a 500 mila abitanti. Tra queste anche le capitali Roma e Madrid, insieme a Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino e Venezia, Barcelona, Valencia, Siviglia, Saragozza, Malaga, Las Palmas e Bilba.

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A essere analizzato dagli scienziati è stato l’impatto in termini di infezioniricoveri e decessi che il Covid ha prodotto nelle diverse zone studiate, e si è avuta la conferma di quanto già sospettato in passato. In particolare, per ogni incremento di un chilometro quadrato di aree verdi urbane, ogni 100 mila abitanti ci sono stati 68 contagi in meno in un anno, 1 ricovero in meno e 115 decessi in meno.

Al contrario, per ogni incremento di un microgrammo per metro cubo di PM 2.5 ogni 100 mila abitanti si sono registrati 367 contagi, 2 ricoveri e ben 796 decessi in più.

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