Covid, cos’è la mutazione inglese

Le mutazioni del virus non sono una novità: ce ne sono già state. E sono attese. Questa "inglese" allarma perché pare si diffonda più rapidamente. Però ha gli stessi effetti sulle persone, cioè non è più violenta nei sintomi

Le mutazioni del virus erano attese e sono arrivate. Dall’inizio della pandemia ce ne sono state 17, ma in queste ore si parla della variante inglese perché, a differenza di quelle precedenti, sarebbe capace di diffondersi molto più rapidamente, pur non essendo più aggressiva né letale. Il vero problema è che facendo aumentare i contagi Covid, aumenterebbe la pressione sulle strutture sanitarie e sulle terapie intensive in particolare. Da qui le precauzioni come la sospensione dei voli dal Regno Unito che in Italia è scattata alla mezzanotte del 20 dicembre e proseguirà fino al 6 gennaio. L’Europa ora va nella direzione di norme uniformi, come la creazione di un cordone sanitario.

Intanto la variante del virus è arrivata anche nel nostro paese, con una coppia atterrata dal Regno Unito all’aeroporto di Roma Fiumicino. Per la donna risultata positiva al nuovo ceppo e il suo compagno è scattato lisolamento, mentre altri passeggeri arrivati con gli ultimi voli disponibili sono stati sottoposti a tampone.

Gli esperti comunque rassicurano: la variante inglese non fermerà la campagna vaccinale, che anzi risulterà ancora più indispensabile. Ecco perché.

La variante inglese: cos’è e perché il virus è mutato

«La mutazione cosiddetta “inglese” del virus Sars-Cov2 non è la prima e non sarà l’ultima. Noi a febbraio ne avevamo scoperta un’altra importante, la famosa D614G, che ha sostituito il ceppo originario e lo ha reso più contagioso. È quella che troviamo nel 98% dei genomi di questo virus presenti in Italia. In un altro nostro studio ora in via di pubblicazione abbiamo individuato altre 13 varianti che circolano nel nostro paese, ma che non implicano una maggiore letalità. Per la mutazione inglese vale lo stesso discorso: rende il virus molto contagioso, ma non più pericoloso» spiega Massimo Ciccozzi, professore ordinario di Epidemiologia molecolare all’Università Campus Biomedico di Roma.

Le prime segnalazioni della variante inglese che ha causato l’impennata di contagi Londra e nel Kent (con un record nazionale di quasi 36mila casi in 24 ore) risalgono al 20/21 settembre, ma è solo il 14 dicembre che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha confermato la circolazione.

Nessun allarme: non è un nuovo super virus

«La variante non deve spaventare: il virus muta per adattarsi a noi. Sarà questione di tempo, ma arriveremo a una simbiosi, un punto di equilibrio in cui non di darà più tanti problemi; oppure potrebbe esserci un nuovo salto di specie e il virus potrebbe abbandonare l’uomo» spiega Ciccozzi. «Nel frattempo dovremo continuare a vivere seguendo le cautele degli ultimi mesi: lavaggio delle mani, distanziamento e mascherina, in attesa del vaccino» raccomanda l’esperto.

Il vaccino sarà ancora efficace?

«È altamente improbabile che si perda l’efficacia del vaccino, vorrei rassicurare gli italiani dicendo che la risposta per uscire da questa situazione è il vaccino nel quale dobbiamo tutti porre massima fiducia» ha rassicurato per primo il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli. Lo conferma anche il professor Ciccozzi, secondo cui i vaccini approvati e quelli che stanno terminando le sperimentazioni saranno comunque efficaci perché «faranno produrre al nostro organismo anticorpi contro l’intera proteina spike, ossia la chiave tramite cui il virus entra nel corpo umano. Anche se dovesse cambiare una parte della proteina, come in questo caso, sarebbe solo una piccola porzione, quindi il vaccino funzionerebbe comunque». Il vero problema, invece, è legato all’aumento dei contagi e alla pressione sugli ospedali.

Il rischio di maggiori ricoveri

Se il nuovo ceppo sembra non essere di per sé più aggressivo, a impensierire è il rischio di un aumento dei contagi, data la maggiore trasmissibilità, e dunque un sovraccarico per gli ospedali. Proprio mentre la maggior parte dei paesi europei ha deciso ulteriori restrizioni per le festività natalizie, per evitare una terza ondata e una saturazione dei posti nelle terapie intensive, la variante inglese del Sars-Cov2 rischia di vanificare gli sforzi e gli obiettivi: «Quello che preoccupa è che la variante sembra avere un impatto sul Rt, l’indice di trasmissibilità, molto più forte; ha la stessa forza sulle persone, non è più violenta, ma aumenta i numeri» ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza. Gli esperti ritengono, infatti, che l’indice Rt del virus mutato sia maggiore di 0,5 rispetto al precedente. Se si diffondesse, diventerebbe difficile raggiungere l’obiettivo di un Rt allo 0,5 per fine gennaio, come nei piani del Governo. Da qui la decisione di sospendere i voli provenienti dal Regno Unito.

«Per questo motivo la raccomandazione è a mantenere comportamenti prudenti. Non ha senso l’allarmismo di chi esorta a usare meno i mezzi pubblici: se questi hanno una capienza al 50%, se si indossa la mascherina e ci si lava le mani si può continuare a usarli. Io, se ne ho bisogno, lo faccio» conferma l’epidemiologo.

Stop ai voli per fermare il virus

La situazione nel Regno Unito è “fuori controllo”, come dichiarato dal ministro della Salute inglese, Matt Hancock, che ha avvertito che il lockdown scattato a Londra e nel Kent potrebbe proseguire mesi, fino a che non si potrà contare sugli effetti della campagna vaccinale di massa. Intanto con un’ordinanza firmata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, su richiesta del collega alla Salute, fino al 6 gennaio sono sospesi i voli provenienti dal Regno Unito. L’Italia, dunque, ha adottato la stessa misura cautelare decisa da Germania, Austria, Olanda e Belgio, oltreché dal Canada. Gli Stati Uniti attendono, invece, di verificare un’eventuale presenza della variante inglese del virus sul proprio territorio. La Grecia per ora mantiene la quarantena di 7 giorni per chi atterra con voli diretti dal Regno Unito, e di 3 per chi proviene da altri Paesi, ma a breve l’Unione europea potrebbe decidere misure uniformi. La Spagna, infatti, ha chiesto e ottenuto un vertice europeo per definire una strategia comune.

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