allergie e terapie

Epidemia di allergie: le nuove terapie

Secondo dati recenti il 50% dei bambini soffre di allergie, soprattutto respiratorie. Cosa si può fare oggi

Le allergie sono in continuo aumento, tanto che gli esperti non esitano a parlare di “epidemia di allergie”. Le più diffuse sono quelle respiratorie, ma non mancano quelle dermatologiche, sotto forma di dermatite atopica e orticaria, e alimentari.

Lo smog fa aumentare i casi di allergie

«Si calcola che almeno il 50% dei bambini e ragazzi entro i 14 anni soffra di una forma di allergia: si tratta di un numero enorme e in continua crescita, anche a causa dello smog», spiega Gianluigi Marseglia, presidente della SIAIP, la Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica.

Ad aprile, in piena primavera e dunque in una delle classiche stagioni in cui scoppiano le allergie (specie da pollini) si riuniranno proprio gli esperti allergologi per fare il punto sulle terapie per gestire e, in qualche caso curare, queste patologie. «Oggi è vero che cresce il numero di soggetti allergici, ma per fortuna migliora anche la capacità di diagnosi e trattamento, anche grazie alle “nuove armi” di cui disponiamo», chiarisce Marseglia.

Boom di allergie, specie tra i bambini

Con l’arrivo della primavera tornano i fastidi legati alle allergie, nelle forme più o meno severe. Secondo l’Associazione allergologi e immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito), circa 1 italiano su 4 soffre di allergie; quelle respiratorie, come asma e rinite allergica, interessano circa 12 milioni di persone e costano più di 7 miliardi all’anno in cure, mentre quelle alimentari toccano il 3-4% della popolazione adulta e il 10% dei bambini e adolescenti. Infine, si stima che quelle da veleno di imenotteri colpiscano circa 5 milioni di italiani ogni anno, dei quali 1 a 8 su 100 sviluppano reazioni allergiche. Le allergie da farmaci colpiscono il 7% degli italiani, e oltre il 20% delle persone in ospedale.

I monoclonali. Come e per chi

«Sono dati preoccupanti, ma vorrei anche ricordare che oggi, oltre alle terapie tradizionali abbiamo altri trattamenti efficaci e sicuri. Se cortisonici, broncodilatatori e altri trattamenti non risultano efficaci e ne sarebbero necessarie dosi massicce che diventerebbero nocive, si può ricorrere a nuove ‘armi’», chiarisce l’esperto, che prosegue: «Gli anticorpi monoclonali oggi rappresentano l’alternativa più valida e importante ai farmaci tradizionali quando questi non funzionano o in casi molto severi. Consistono in genere in una iniezione al mese, che serve come profilassi. Sono somministrati solo presso centri ospedalieri e in soggetti che devono avere determinati requisiti, come il fatto di essersi sottoposti a trattamenti convenzionali senza benefici, soffrire di crisi ripetute e avere necessità di dosaggi di farmaci elevati e tali da rischiare di avere effetti collaterali. Ciò vale per l’asma grave, ma anche per la dermatite atopica grave, che è una malattia infiammatoria della pelle ampiamente diffusa sul corpo. In questo caso un sintomo distintivo è un prurito insopportabile e tale da rendere difficile anche il sonno di giorno e di notte, con ricadute pesanti sulle normali funzioni come l’andare a scuola o al lavoro», spiega ancora l’esperto.

Che fine ha fatto il vaccino contro le allergie?

A giugno del 2022 uno studio austriaco realizzato dall’Università di Medicina di Vienna e pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, aveva indicato come gli anticorpi rilevano il principale allergene del polline di artemisia comune e innescano la risposta immunitaria, aprendo la strada alla possibilità di un vaccino contro le allergie. Che fine ha fatto quell’ipotesi? «L’idea di un vaccino è suggestiva, ma in realtà fin da ora possiamo avvalerci di una tecnica simile. Consiste nella somministrazione a dosi crescenti della sostanza a cui un soggetto è allergico. Questo porta il sistema immunitario a riconoscere l’allergene, in modo che possa imparare progressivamente a difendersi. Di fatto si crea una sorta di tolleranza alla sostanza che scatena l’allergia. Il principio non è nuovo, anzi. Oggi, però, si è arrivati a una maggiore raffinatezza nel seguire questa tecnica, che viene definita quasi di tipo farmacologico», spiega l’allergologo.

La tecnica del simil vaccino si esegue anche in Italia

La tecnica di somministrazione si esegue anche in Italia? «Certo, anche se io credo che dovrebbe avere maggiore diffusione: penso sia una forma di vera ‘gestione’ delle malattie allergiche, perché è l’unica metodologia che ci permette di modificare la storia della malattia: in altre parole, se si inizia in età pediatrica, il bambino allergico avrà maggiori possibilità di “guarire” dall’allergia o di conviverci in modo normale in età adulta – prosegue Marseglia – Diventerà tollerante e non occorreranno cure specifiche. Naturalmente questa strada non è praticabile se l’allergene riguarda l’atmosfera e, in particolare, l’inquinamento atmosferico», conclude l’esperto.

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