E tu, l’hai mai assaggiato un bubble tea?

  • 16 08 2021
L'editoriale di Annalisa Monfreda

Che ne dici di berci un bubble tea? Così se mi ricopro di squame non sapremo mai se è stata colpa del vaccino o del tè”. È stata questa la frase pronunciata dalla Tredicenne subito dopo la prima dose di vaccino, con quell’ironia feroce e politicamente scorretta di chi cresce a pane e meme. Per chi non lo sapesse, il bubble tea è una bevanda taiwanese a base di tè e latte, con dentro perle di tapioca. Quando ha fatto la sua comparsa a Milano, ho subito pensato che ci volesse una grande e incondizionata fiducia nell’umanità per assaggiarla. Fiducia di cui i giovani sono notoriamente plusdotati.

Al vaccino sono seguiti due giorni in cui la Tredicenne ha avuto finalmente la scusa per fare il bradipo, per di più riempita di coccole invece che di rimproveri. «Mi sento come se un treno mi avesse perforato tutti gli organi interni» è stata la sua descrizione piuttosto colorita dei sintomi. Ma, a differenza di altri occasionali ko estivi, non provava nessuna rabbia. Piuttosto una strana forma di orgoglio per aver preso parte a qualcosa di grande e da grandi. E la voglia di ricordare ogni singolo momento, immaginando come lo racconterà da vecchia ai suoi nipotini:
«Sicura che mi ricorderò tutto, mamma?».
«Certo, tesoro».
«Devo ricordarmi anche del bubble tea. Chissà se esisterà ancora il bubble tea quando sarò nonna…».

Se mi chiedeste di cosa sono fatti i 30 anni di distanza tra me e lei, oggi vi direi: la sua paura di dimenticare contro la mia voglia di farlo. Il suo tenace attaccamento a ogni singolo momento di questi anni contro il mio desiderio di andare avanti.

In questa ossessione per la memoria c’è forse la consapevolezza di aver perso qualcosa rispetto ai coetanei di generazioni passate e future, ma che quella perdita abbia un senso e in qualche modo ci abbia consegnato alla storia. L’ossessione dei giovani, da sempre, è di non sparire, di non passare invano sulla Terra. Questa generazione, in particolare, ambisce a fare la storia come collettività più che come individuo. Prima del Covid volevano “solo” abolire la plastica, salvare i mari, fermare l’estinzione delle specie. Poi è stata offerta loro l’opportunità di un gesto anonimo come quello di andare a vaccinarsi per scrivere il loro primo pezzettino di storia. E non hanno avuto dubbi. Vorrei che avessimo tutti la loro ambizione. E la loro stessa fiducia nell’umanità. Non foss’altro che per assaggiare finalmente un bubble tea.

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