“Il 60 porto a casa”: l’inno dei maturandi sulle note dei Måneskin


Cover di ‘Torna a casa’ dei Maneskin. Ma non c’è Marlena: è un gruppo di studenti palermitani a sperare di tornare a casa. Col 60 (il minimo) agguantato al nuovo esame di maturità.

Credete, cari maturandi di essere gli unici a preoccupavi per l’Esame di Stato edizione 2019 sul quale, come un ciclone autunnale, è passato il vento incauto della riforma?

Ebbene, sappiate che anche noi prof ci dibattiamo tra mille dubbi e incertezze: come gestire la prova mista (la chiamate già “combo”, come negli sport più acrobatici)? Cosa infilare nelle fantomatiche tre buste dell’orale? Perché se ci limiteremo a mettere tre domandine come da programma faremo rientrare dalla finestra la terza prova che il ministero ha gentilmente fatto uscire dalla porta e allora davvero sarà un quiz tv da fascia oraria preserale; se invece vi proporremo qualcosa di ben pensato e intelligente, all’orale voi volerete alto come adesso vi pare impossibile.

Voi però avete dalla vostra l’età che spesso si traduce in creatività; avete un asso nella manica che noi abbiamo perso chissà dove: la leggerezza.

È così che con leggerezza e molto garbo un gruppo di ragazzi del Liceo Scientifico Cannizzaro di Palermo ha confezionato la cover di un successo dei Måneskin (quattro che alla maturità, almeno per quest’anno, hanno rinunciato) trasformando il tormentone di Marlena nel furbisssimo “Il 60 porto a casa”.

Nel dubbio su come affrontare il terribile (sicuri sarà proprio così?) mix di matematica e fisica allo scritto, nell’ansia che è già scattata su quale delle tre buste aprire, i diplomandi siciliani scelgono di giocare al ribasso. Sfruttare la conversione dei crediti scolastici? Consegnare una bella prova Invalsi? Puntare su Alternanza scuola lavoro e cittadinanza e Costituzione come cavalli vincenti durante il colloquio? Macché: loro puntano al minimo –dicono – “già stanchi prima di cominciare” non le prove di giugno ma addirittura le quattro simulazioni nazionali programmate per i prossimi mesi. E pensano semmai a come nascondere e passarsi i “pizzini” (eh beh…).

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Esorcizzano insomma i loro legittimi patemi e, cantando al buio nascosti dalle luci dei loro cellulari come alla fine di un concerto durante un bis tristissimo, mettono le mani avanti con mamma e papa, e si dichiarano pronti a uscire “con un calcio nel sedere”. E tra una rima e l’altra al Ministro viene suggerito senza troppi giri di parole di”‘imparare a strutturare bene le riforme”.

Siamo sulla stessa barca da Palermo ad Aosta, ragazzi: sarei pronta a scommettere che in questo primo anno – di prova per tutti noi – tornerete a casa sottobraccio a Marlena e persino canticchiando. Passerà l’esame anche “il compagno che si è scordato pure l’equazione della retta”, che comunque è già diventato l’eroe di questa piccola epopea non ancora iniziata. Bravi, davvero: in attesa delle prossime delucidazioni e dell’ordinanza chiarificatrice (che per inciso è attesa entro fine febbraio), un sorriso l’avete strappato a tutti.

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