Donna mangia carne forchetta

Listeria: sintomi e consigli contro il batterio (non solo per i wurstel)

Dopo i wurstel, i pancake al cioccolato, i tramezzini al salmone, il gorgonzola dolce, ora è allarme listeria per un lotto di prosciutto cotto. Ecco i consigli per evitare l'infezione provocata dal batterio della listeria. Che è presente anche in latticini, frutta, verdura e carni poco cotte

I prodotti contaminati

La soglia di allerta sull’intossicazione alimentare da Listeria in queste settimane resta alta, dopo le morti sospette per i casi di wurstel crudi contaminati. Poi è stata la volta del pancake al cioccolato, dei tramezzini al salmone e del gorgonzola dolce. Ora tocca a un lotto di prosciutto cotto, che il Ministero della Salute ha invitato a ritirare e a riportare al supermercato per chi l’avesse compratoi (la catena è Penny Market).

Il rischio è che una cattiva conservazione o un procedimento non corretto in fase di lavorazione delle carni o del latte possa causare problemi, come la listeriosi, cioè un’infezione causata dal batterio della Listeria.

I casi di Listeria

I sintomi della listeriosi possono andare da quelli classici dell’influenza intestinale fino a casi più gravi. In Italia, infatti, ci sono state tre vittime negli ultimi due anni. Da qui i consigli del ministero della Salute su quali norme igieniche seguire, come conservare e cuocere gli alimenti, perché il batterio potrebbe proliferare non solo nei wurstel, ma anche in altre carni, verdure, frutta o uova.
Ecco cosa è utile sapere.

Il caso dei wurstel: perché il ritiro

Come è stato spiegato dalla stessa azienda produttrice, il ritiro dei wurstel dagli scaffali è motivato dalla volontà di prevenire eventuali problemi, «in quanto l’erronea conservazione del prodotto e il mancato rispetto delle indicazioni di cottura riportate in etichetta potrebbero rendere l’alimento non idoneo al consumo sotto l’aspetto microbiologico».

Il rischio, quindi, è di andare incontro a listeriosi, ossia l’infezione causata dal batterio della Listeria: «Il batterio della Listeria si può trovare anche nel formaggio, nel salmone, nelle verdure e nell’acqua. Gli alimenti prodotti in modo industriale sono paradossalmente più facili da controllare, mentre maggiori rischi si corrono con altri cibi, come quelli freschi che potrebbero diventare pericolosi» spiega Agostino Macrì, docente di Ispezione degli Alimenti presso la Facoltà di Medicina del Campus Biomedico di Roma, responsabile della Sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale consumatori ed già dirigente del Dipartimento di Sicurezza alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità.

Cos’è la listeriosi e quali sono i sintomi

I sintomi più comuni della listeriosi sono molto simili a quelli di una influenza intestinale o gastroenterite: febbre alta, dolori addominali, diarrea. Ma nei soggetti più a rischio potrebbero verificarsi anche setticemie, meningiti o aborto. «Il pericolo, infatti, è legato soprattutto alla possibilità che il batterio causi danni al sistema nervoso» spiega ancora Macrì.

A causare la listeriosi, infatti, è il batterio della Listeria monocytogenes, che si può trovare nel terreno, nell’acqua, sulle piante e può contaminare alimenti molto differenti tra loro: i cibi più a rischio sono le carni poco cotte, ma anche latte, verdura, formaggi molli, verdure e insaccati poco stagionati.

I soggetti più a rischio: bambini, anziani e donne in gravidanza

Chiunque può rimanere infettato dal batterio della Listeria, anche se a correre maggiore rischi sono donne in gravidanza, immunodepressi o persone fragili, nelle quali l’infezione può assumere forme più severe. È stato lo stesso ministero della Salute, solo pochi giorni fa, a ricordare che «resta alta l’attenzione a seguito dell’aumento di casi clinici di listeriosi alimentare registrati in diverse regioni italiane, dovuti alla contaminazione di alimenti da parte del batterio Listeria».

Dal 2020 a oggi si sono contati 66 casi di contaminazione da Listeria che hanno richiesto le cure ospedaliere e tre le vittime: uno a dicembre 2021, uno a marzo 2022 e l’ultimo lo scorso giugno, rispettivamente in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, anche se va sottolineato che tutti hanno riguardato persone immunocompromesse o con particolari fragilità. «In genere si tratta di anziani che possono essere più debilitati, ma anche appunto donne in gravidanza o bambini. Molto, però, dipende dalla carica batterica, quindi da quanta Listeria c’è nell’alimento» spiega l’esperto di sicurezza alimentare.

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Attenzione alla lavorazione dei cibi

Ma perché i wurstel sono a rischio? «Nel caso dei wurstel il problema può sorgere durante la lavorazione, perché può esserci qualche contaminazione nell’impianto, che magari sfugge ai controlli di routine. Ma nella maggior parte dei casi sono le aziende stesse ad accorgersi e a ritirare i prodotti, come in questo e come in quello di qualche anno fa che riguardava i salmoni contaminati da salmonella» spiega Agostino Macrì. «Basti pensare che ogni anno il ministero della Salute riferisce di circa 150 alimenti ritirati spontaneamente dalle aziende» aggiunge l’esperto.

In realtà, appunto, la listeria può trovarsi in molti altri cibi e con maggiore probabilità rispetto ai wurstel, come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità: a rischio sono i formaggi molli con muffa in superficie e con muffa nella massa; i patè in tutte le loro forme; il latte crudo; il salmone affumicato, i salumi poco stagionati e i cibi poco cotti in genere, insieme a frutta e verdura.

Quali accorgimenti, con i wurstel e non solo

È ancora l’Istituto Superiore di Sanità a chiarire che occorre seguire alcune norme di corretta igiene per evitare contaminazioni e diffusione del batterio della Listeria in cucina, a partire dal lavaggio della mani quando si manipolano i cibi crudi. Poi è bene pulire frequentemente tutte le superfici e i materiali che vengono a contatto con i cibi crudi, come posate, piatti, ma anche frigorifero e eventuali elettrodomestici come mixer o macchine impastatrici.

Particolare attenzione deve essere prestata alla conservazione degli alimenti in frigo, sia crudi che cotti, che andrebbero riposti singolarmente e in contenitori chiusi per evitare contaminazioni.
«La regola principale, comunque, è procedere con una buona cottura, perché questa elimina la possibilità di sopravvivenza del batterio. Andrebbe anche evitata la conservazione a temperatura ambiente, perché aumenta la possibilità che si sviluppino germi e si accrescano, mentre il frigorifero riduce questa probabilità» spiega Macrì.

L’Istituto Superiore di Sanità ricorda anche di cuocere correttamente gli alimenti, secondo le indicazioni riportate sulle etichette e sulle confezioni dai produttori.

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Cosa fare in caso di contagio da Listeria

In caso di contagio da Listeria, se i sintomi sono lievi o medi, l’ISS ricorda che la terapia principale prevede la somministrazione di antibiotico, tramite «ampicillina o, in caso di allergia ad essa, di eritromicina», previo consulto con un medico o specialista che saprà indicare modi e tempi.

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