Pallavolo femminile: una squadra che cambia le regole

Un argento che luccica tantissimo e vale oro. Perché quando è iniziato questo Mondiale giapponese, in pochi avrebbero scommesso sulle Azzurre del volley. Invece le ragazze allenate da Davide Mazzanti cedono alla Serbia, squadrone già campione d’Europa, soltanto al tie break, dopo 4 set tiratissimi. “Già, questa medaglia è splendida, per me è un oro a tutti gli effetti” commenta Andrea Lucchetta, ex pallavolista e ora mitica voce delle telecronache su Raidue. “Perché le vincitrici sono le nostre ragazze, che hanno mostrato un’energia unica in tutto il torneo. E anche oggi ci hanno emozionato come non mai”.

Mondiali di pallavolo femminile: per le azzurre è argento

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La sfida, infatti, assomiglia a una rincorsa infinita, con l’Italia che parte alla grande. Paola Egonu salta fino al cielo e schiaccia veloce e potente. E, soprattutto, sorride sempre: il suo viso allegro diventa l’emblema di un gruppo giovane (23 anni l’età media, le più ‘piccole’ della competizione), impetuoso, che si diverte e fa divertire tutti gli italiani. Che infatti, davanti alla tv, hanno urlato e tifato come non mai.

Ma le avversarie sono forti, sfoderano tanta esperienza e colpi di classe e raggiungono sempre le Azzurre. E alla fine nel tie break è proprio questione di piccoli errori, di dettagli, come l’ultima palla sbagliata da Miriam Sylla. Eppure la rabbia per la medaglia più importante, sfumata d’un soffio, lascia presto spazio alla consapevolezza. Perché l’Italia è stata grandiosa, con 11 vittorie in 13 partite e ben 4 giocatrici (Egonu, Malinov, Sylla e De Gennaro) nel sestetto ideale del Mondiale. “Infatti ora inizia il bello, questo percorso si è spezzato a un centimetro dal podio più alto, ma è appena partito” spiega Andrea Lucchetta. “Diciamolo: il c.t. Davide Mazzanti e il suo gruppo stanno cambiando questo sport. Prima era tutto basato su tecnica, regole ferree e potenza e per molti team, come la Serbia, è ancora così. Invece le nostre atlete sono sfrontate e spavalde, sorridono, cantano, si tengono per mano. Quando sbagliano non si spaventano, non si incupiscono perché la voglia di giocare è più forte di tutto e quindi vanno subito oltre, pronte a correggersi, e a ripartire più forti di prima. La Enogu e le altre sono energia pura, hanno macinato successi perché hanno affrontato ogni gara con la felicità delle bambine che giocano per passione. E questo è un grande insegnamento per tutte le ragazze italiane, non solo per le sportive: solo in questo modo i sogni si trasformano in realtà”. E allora se queste ragazze sono tornate su un podio dopo 16 anni, siamo certe che ora non dovrà passare più tanto tempo. In fondo, le Olimpiadi di Tokyo sono nel 2020. 

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