Piattaforma Rousseau: perché si chiama così

Perché il sito web del Movimento 5 Stelle si chiama come il filosofo Jean-Jaques Rousseau? Ecco chi era 

Il destino del governo è nelle mani di un filosofo svizzero del 1700. O meglio, del suo lascito intellettuale e ideale. È Jean-Jaques Rousseau ad aver ispirato Gianroberto e Davide Casaleggio, portandoli alla creazione della “piattaforma on line di democrazia diretta” del Movimento 5 Stelle. Quella su cui gli iscritti al Movimento votano per dire sì o no al governo Conte bis assieme al Partito Democratico.

Perché proprio Rousseau?

La piattaforma Rousseau è nata nell’aprile del 2016 ed è una infrastruttura informatica che serve a “gestire le scelte degli iscritti e le attività politiche degli eletti del Movimento”. Proprio Rousseau scrisse, nel 1762, il saggio Il contratto sociale, che poneva l’accento sulla forza del popolo come unico depositario della sovranità. Da qui la visione, adottata dal Movimento, degli eletti come semplici “portavoce” dei cittadini, e la necessità di passare per un voto (on line) ad ogni passaggio rilevante della politica dei 5 Stelle (vedi la conferma di Luigi Di Maio come capo politico nel maggio scorso, record con oltre 56 mila votanti).

Oggi, per gli studenti di tutta Italia e per tutti, Rousseau è una figura simbolo dell’illuminismo. Scorrendo la sua biografia, si scopre un uomo animato da una grande vivacità intellettuale, con interessi che spaziavano dalla musica alla botanica. Erede di una famiglia di artigiani orologiai calvinisti di origine francese, Jean-Jaques ebbe una adolescenza movimentata. Da Ginevra, dove era nato nel 1712, si trasferì a Torino, soggiornando in un ospizio. In Italia si convertì al cattolicesimo, poi si spostò a Parigi dove divenne insegnante di musica e compositore di drammi musicali. Poi ancora in Italia, per lavorare all’ambasciata francese a Venezia.

Durante il periodo parigino scrisse, su “commissione” degli altri illuministi Diderot e D’Alembert, la parte dell‘Enciclopedie relativa alla musica. Ma le sue riflessioni politiche nacquero mentre lavorava come segretario dell’ambasciatore francese a Venezia. Cominciò a porsi delle domande sulla legge e sulla forma di governo più adatta a garantire la sovranità popolare, e arrivò a formulare l’idea che l’ancien regime estorcesse il consenso al popolo con l’inganno. I suoi scritti sulle istituzioni e sull’educazione gli valsero la condanna dell’arcivescovo di Parigi e del Parlamento, che chiese la confisca dei suoi libri. Anche la sua città, Ginevra, lo abbandonò e lo condannò. Rousseau, nel frattempo riconvertitosi al calvinismo, chiese asilo in Prussia, poi finì in Inghilterra e concluse la sua vita ancora in Francia, dove, negli ultimi anni si dedicò alla botanica e alla stesura delle sue memorie. Morì nel 1778 e, chissà, forse oggi non sarebbe troppo stranito nel vedere il suo nome associato a quello di un movimento politico nato per iniziativa di un comico, con al centro l’ideale dell’ “uno vale uno”.

Le critiche alla trasparenza della piattaforma

Tornando all’attualità, in questi anni non sono mancate le contestazioni riguardo la trasparenza della piattaforma. Intanto, il legame con la Casaleggio e associati srl, che ha creato il sistema informatico per donarlo al Movimento per tenersi fuori dalla gestione, rientra “dalla finestra” visto che l’Associazione Rousseau – che controlla il portale – è presieduta dallo stesso Davide Casaleggio. E poi, c’è la multa da 50 mila euro dello scorso aprile. Il Garante della privacy sanzionò la piattaforma per «evidenti persistenti criticità», sostenendo che non fosse garantita «la protezione delle schede elettroniche e l’anonimato dei votanti in tutte le fasi del procedimento elettorale elettronico» e dichiarando che Rousseau «non gode delle proprietà richieste a un sistema di e-voting». I pentastellati gridarono al complotto, ma alla fine la multa è stata pagata.

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