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Prostata: il nuovo esame e le nuove cure

Otto uomini su dieci rimandano la visita in caso di disturbi alla prostata. Eppure c’è un nuovo esame, meno doloroso, e cure che evitano l’intervento

Novembre è il mese azzurro, la versione maschile del nostro ottobre rosa: 30 giorni per ricordare agli uomini l’importanza dei controlli. Un’iniziativa fortemente voluta a livello internazionale, perché i maschi, e non solo gli italiani, sono poco attenti alla loro salute. A dimostrarlo è anche un sondaggio europeo: solo il 26% degli intervistati sa a cosa serve la prostata, la ghiandola posta sotto la vescica. Eppure è fondamentale: per esempio produce una delle sostanze essenziali per gli spermatozoi e aiuta a regolare il flusso dell’urina.

«Purtroppo i dati di alcuni anni fa non sono cambiati: otto uomini su dieci evitano la visita preventiva perché la considerano poco virile» spiega Luca Carmignani, direttore della Divisione di urologia del Policlinico San Donato di Milano. «E, in caso di disturbi, rimandano l’appuntamento, spesso per il timore di mettere in pericolo la loro sessualità. Al contrario, prima si interviene e minore è l’impatto sulla sfera intima». Ma quali sono gli ultimi esami e le nuove cure?

Le novità nella diagnosi

L’esame più nuovo è la risonanza magnetica multiparametrica, che viene richiesta in caso di dubbio. «Traccia l’anatomia della prostata e dei tessuti circostanti e identifica la presenza di eventuali lesioni tumorali» spiega il professor Carmignani, che è anche presidente della Fondazione società italiana di urologia. «In sostanza, otteniamo gli stessi risultati che avremmo con la biopsia, ma senza gli svantaggi che comporta questo doloroso esame».

I controlli per monitorare la salute della prostata vanno eseguiti regolarmente, ma anche qui ci sono novità. Il check up è in base alla storia familiare dell’uomo. Va fatto, a partire dai 45 anni, ogni anno se in casa c’è un parente che si è ammalato di tumore della prostata prima dei 65 anni, oppure se la mamma o la sorella hanno avuto un tumore al seno o alle ovaie con alterazione dei geni Brca1 e Brca2. In caso contrario, il calendario dei controlli va stabilito durante la visita, che andrebbe effettuata da tutti a 50 anni. «Molti pensano che sia sufficiente l’analisi del sangue per verificare il dosaggio del Psa, cioè della sostanza che si può alterare in caso di tumore» dice l’esperto. «Gli studi ci hanno dimostrato che questo test può dare risultati falsi positivi o, al contrario, falsi negativi. Per questo è necessaria anche la visita urologica».

L’ipertrofia si affronta con la dieta

Frequente stimolo a urinare di giorno e di notte, sensazione di non svuotare mai completamente la vescica, calo del flusso dell’urina. Sono questi i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna, un disturbo causato da un ingrossamento della prostata. Che oggi, scoperto precocemente, si può risolvere bene. «Se si interviene ai primi segnali può bastare cambiare lo stile di vita» afferma il professor Carmignani. «Vale a dire, smettere di fumare, niente alcolici e riduzione del consumo di acqua, frutta e verdura di sera per ridurre gli stimoli notturni. Certo, ci vuole costanza, ma in un caso su tre il problema si blocca. Altrimenti, si passa ai farmaci, che possono diminuire le dimensioni della ghiandola».

Se non funzionano ci vuole l’intervento chirurgico, che oggi è più soft. «Viene eseguito in anestesia spinale e in endoscopia con il laser» spiega l’esperto. «Con vantaggi enormi: minore sanguinamento, degenza più breve e rischio basso di incontinenza e problemi di erezione. In più, si preserva l’eiaculazione in cinque-sette casi su dieci».

Il tumore sorvegliato speciale

Pochi lo sanno, ma oggi il bisturi non è un passo obbligato in caso di tumore. La novità si chiama Programma sorveglianza attiva. «Il paziente non viene operato, ma tenuto sotto stretto controllo con esami annuali» dice l’esperto. «Così evitiamo l’intervento o lo rimandiamo di anni. Certo, non è per tutti. Il Programma viene proposto a chi ha una forma di tumore in fase iniziale, chiamato indolente perché non peggiora, e con determinate caratteristiche stabilite a livello internazionale». Se il cancro si modifica e inizia ad avanzare, si interrompe il Programma e il paziente viene operato e sottoposto a un ciclo di radioterapia. «Ora aspettiamo con ansia i risultati delle ricerche, ancora in corso, sulle terapie focali» conclude l’esperto. «Sono tecniche mirate che ci permetteranno in futuro di asportare solo il nodulo e di risparmiare la ghiandola, a differenza di quanto si fa ora. Con vantaggi enormi per la qualità di vita del paziente».

Così previeni l’infertilità

La prima visita urologica? Dopo l’adolescenza. E, in caso di problemi, si fa l’ ecografia dei testicoli e lo spermiogramma, l’esame del liquido seminale. Questo check dell’apparato riproduttivo permette di intervenire presto in caso di disturbi che potrebbero ostacolare la fertilità. Come il varicocele, un difetto a una vena che porta il sangue ai testicoli e che si risolve con un intervento chirurgico. Lo spermiogramma permette di avere un’idea sul futuro della propria fertilità e di correggere gli errori nello stile di vita, come il fumo o i chili di troppo. Non solo. Serve anche per cogliere la presenza di malattie sessualmente trasmissibili come la clamidia. Che non dà sintomi, ma nel tempo può alterare la qualità degli spermatozoi e ostruire o danneggiare i canali che trasportano lo sperma, rendendo sterile l’uomo.

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LA TESTIMONIANZA

«Noi uomini dobbiamo cambiare»

Cosimo, 67 anni, consigliere di Europa Uomo (www.europauomo.it).
«La diagnosi di tumore alla prostata, nel 2017, è stata tempestiva perché mi sottoponevo da tempo a controlli regolari. Dopo avere visto i risultati di tutti gli esami lo specialista mi ha proposto le varie opzioni possibili: l’intervento, la radioterapia o il nuovo Programma di sorveglianza attiva. Ci ho riflettuto e, più ci pensavo, più mi rendevo conto che la bilancia pendeva verso il Programma di Sorveglianza, che permetteva la migliore qualità di vita. Il primo anno non è stato del tutto sereno, più si avvicinava il momento del controllo e maggiore era il timore di un aggravamento della malattia. Ma le ansie sono svanite quando ho visto che non era cambiato nulla dal punto di vista clinico e non ho mai avuto ripensamenti. Anzi, le riunioni settimanali in associazione Europauomo, insieme allo psicologo e ad altri pazienti, mi hanno fatto riflettere sul rapporto che noi maschi abbiamo con la malattia. Penso che sia il momento di cambiare mentalità e di pensare a campagne informative per spiegare che i controlli salvano e migliorano la vita. E che si può essere più forti del cancro.

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