Tutto è successo appena prima dell’epidemia. Una storia finita dalla sera alla mattina senza spiegazioni, dopo 12 anni, durante una cena e senza l’ombra di una lite. Nonostante non fosse stata mia la decisione, sono andata via di casa, con un mutuo sulle spalle e ora una casa da vendere. E chissà quando si venderà e quanto ancora questo mi legherà a lui.
Cosi a 35 anni mi sono ritrovata di nuovo nella cameretta di quando ero adolescente a
condividere la quarantena con i miei genitori, ovviamente anziani.

Avrei solo voglia di ricominciare e reinventarmi. Certo, almeno per il momento mantengo il mio lavoro e devo sentirmi privilegiata. Ma il senso di fermo che provo in questa situazione è devastante e si contrappone al senso di colpa nel sapere che sono fortunata a stare bene, a non essere in ospedale, ad essere una di quelle persone a cui viene chiesto solo di stare a casa. Ma che vuol dire stare a casa quando il tuo mondo non c’è più e quando non hai una casa tua? Ho un tetto, un letto e una camera, ma sentirsi a casa è un’altra cosa.

Così penso a tutte le mie amiche, sposate e non, che possono almeno godersi quello che nella vita quotidiana non ti godi mai fino in fondo: compagno, casa, a volte figli. E mi prende male.

Poi penso che ci sono donne che a casa non vogliono stare perché per loro è pericoloso, ed ecco i sensi di colpa. Almeno io ho il mio cane che mi fa stare bene e mi fa sorridere. Convivo tutti i giorni con il sentirmi fortunata ma allo stesso tempo triste perché quello che sto vivendo è un momento sospeso che non fa che prolungare la mia sofferenza nel non poter riprendere in mano la mia vita. Poca roba rispetto al dolore che c’è fuori, ma che porta nel domani un grande senso di smarrimento.

Che ne sarà del dopo? Già ero rimasta sola prima… In un certo senso la quarantena mi sta proteggendo. Vorrei che questo periodo fosse il periodo della mia rinascita (per molti lo sarà). La paura è solo quella di non riuscirci davvero.

(Laura Iocchi)

#lenostrevitesospese