L’alfabetizzazione finanziaria nel nostro Paese

Solo il 37% degli Italiani si destreggia con cognizione di causa tra titoli, mercato azionario, polizze vita, fondi pensione, contro una media europea del 75% (dati OCSE). Tra i paesi del G7 l’Italia è ultima alla voce “alfabetizzazione finanziaria”. Gli Italiani di solito non hanno un vero piano finanziario, non leggono le informative delle banche e a volte investono senza comprendere appieno.

Questo significa che in moltissimi non sono in grado di gestire i propri risparmi e di pianificare le spese, non sanno valutare i rischi che banche e investitori propongono; significa che troppo spesso ci si affida a informazioni provenienti da fonti non professionali come amici, social e pubblicità ingannevoli o – peggio – alcuni si lanciano sprovveduti nella roulette del trading on line o dell’acquisto di bitcoin.

Perché i giovani

A molti istituti di credito, a Banca d’Italia, alla Consob e al Miur è parso necessario cominciare a formare una generazione di ragazzi informati e competenti, da educare al risparmio e ai consumi, iniziando magari a metterli di fronte al problema pratico di gestire la “paghetta”, a pianificare gli acquisti e a programmare i loro primi viaggi, smontando l’idea che ci siano modi per diventare ricchi facilmente e in fretta, spingendoli ad avere un occhio collaborativo con le loro famiglie sulla gestione del denaro.

L’obiettivo non è quello di proporre un semplice progetto che vada ad aggiungersi alle già numerosissime attività extracurricolari che arricchiscono l’offerta delle scuole ma a volte la appesantiscono, bensì di creare le premesse perché l’educazione finanziaria diventi materia di studio a tutti gli effetti.

Del resto, accogliendo il grido d’allarme sulla financial literacy in Italia e vista l’urgenza del problema, è allo studio l’inserimento di un paio di quesiti di educazione finanziaria nei test Invalsi di quinta superiore, quelli che potrebbero servire ad accedere all’esame di maturità.

Come far entrare l’educazione finanziaria nel curricolo

La fascia di età a cui rivolgersi potrebbero essere quella degli studenti dell’ultimo biennio, anche perché la finanza si lega facilmente in forma interdisciplinare ad altre materie: Diritto ed Economia, Storia e Educazione civica, Matematica, Psicologia e Neuroscienze (dietro alcune scelte in materia di denaro ci sono risvolti comportamentali interessanti da studiare).

Gli strumenti? La lezione tradizionale, ma anche il cinema (film di culto come “La grande scommessa” o “Wall Street. Il denaro non dorme mai” sarebbero altamente educativi), giochi di ruolo, l’edutainment teatrale, hackaton e Olimpiadi (come quelle che già esistono per Italiano, Matematica, Latino e Greco), visite guidate (a Torino esiste il Museo del Risparmio).

Agli economisti il compito di tracciare i percorsi, ai docenti quello di impiegare la loro esperienza di educatori per strutturare le unità di apprendimento e capire come valutare i ragazzi.

L’iniziativa

Dall’1 all’8 ottobre 82 paesi, tra cui l’Italia, aderiscono alla World Investor Week, campagna mondiale per l’educazione all’investimento finanziario: in alcune scuole sarà l’occasione per partire dall’ABC.

Sperando che poi il racconto della crisi del 29 o della crisi dei mutui subprime (ormai Storia) esca dai libri per diventare monito.

 Tutto sulla scuola