In Piemonte un sindaco riapre le scuole

Nonostante le proteste del ministro dell'Istruzione, il progetto di tre comuni del Piemonte prosegue. Cambiano i locali: si tiene nella struttura dedicata al centro estivo, con aule con massimo 5 alunni, pranzo al banco e sanificazione una volta al giorno

Il progetto-pilota prosegue: i bambini sono tornati a “scuola” a Borgosesia, Varallo e Quarona, in provincia di Vercelli, dove le amministrazioni comunali hanno attivato un servizio a sostegno delle famiglie in cui entrambi i genitori sono tornati al lavoro, pur con le scuole ancora chiuse. Il via alla riapertura delle scuole era previsto per il 12 maggio, ma dal ministero dell’Istruzione era arrivata una nota nella quale si definisce il progetto «in aperto contrasto con il quadro normativo e le disposizioni vigenti per il contenimento della doffusione del COVID-19». Da qui il richiamo da parte dell’Ufficio scolastico territoriale di Vercelli ai dirigenti delle scuole interessate, per ricordare le norme in vigore. Ma il sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani, non ha fatto dietrofront e i bambini sono in aula, semplicemente in strutture differenti. 

Sui banchi, ma non a scuola

«I sindacati ci avevano diffidato dall’uso delle scuole, così noi abbiamo optato per altri locali: quelli del centro polifunzionale, che hanno aule come l’istituto elementare, per i bambini della primaria, e l’asilo nido per i bambini più piccoli» spiega il sindaco. «L’attività prosegue, i bambini sono contenti di poter stare insieme e svolgere attività dopo mesi di chiusura e isolamento, come i genitori che possono andare a lavorare». 

Il rilievo del Ministero, dunque, non ferma il progetto-pilota: «Io ho firmato una delibera comunale per autorizzare l’uso di altri locali e questa non è stata impugnata, anzi appoggiata anche dell’opposizione perché si tratta di un servizio alle famiglie, non di didattica pura. Non capisco, comunque, perché non si potesse offrire il servizio nelle scuole elementari, dal momento che sono di proprietà comunale e sono le stesse in cui viene organizzato il centro estivo. Ci si è aggrappati al fatto che fino all’11 giugno c’è una convenzione con il Ministero, ma di fatto la didattica è sospesa. Sembra piuttosto una ripicca» commenta Tiramani. 

Vediamo come funziona in dettaglio il progetto.

In cosa consiste il progetto

L’iniziativa arriva proprio mentre tutti i genitori si sono rassegnati all’idea che quest’anno scolastico terminerà con la didattica a distanza (la cosiddetta DAD), senza rimettere piede nelle aule. Invece in Piemonte a sorpresa alcuni alunni tornano a scuola, anche se in modo molto differente rispetto a prima della chiusura, a febbraio. Si tratta di bambini da 3 a 10 anni dei comuni di Borgosesia, Varallo e Quarona, tutti nella provincia di Vercelli, in una Regione come il Piemonte dove il numero di contagi complessivi è ancora tra i più elevati (secondo dietro solo alla Lombardia e davanti all’Emilia Romagna).

«A differenza del resto della Regione, in Valsesia abbiamo un numero di contagi limitato e tutte le RSA (le residenze per anziani) sono COVID-free. In compenso ospitiamo realtà produttive importanti, come il comparto della rubinetteria e un’azienda come Loro Piana, quindi avevamo bisogno di permettere alle famiglie di tornare a lavorare» spiega il sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani. «Il nostro è un progetto pilota pensato non come didattica, ma come servizio sociale soprattutto per madri e padri lavoratori».

Come si torna in classe

Il progetto ha ricevuto il via libera della Regione Piemonte, dopo aver passato il controllo dell’Unità di crisi: il protocollo sanitario che viene seguito nelle scuole della Val Sesia è stato approvato dal presidente del comitato tecnico-scientifico piemontese, Roberto Testi, e del virologo Giovanni Di Perri, responsabile del Dipartimento di Malattie Infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino. A rientrare a scuola sono piccoli gruppi di bambini, 4/5 per classe, accolti dal personale educativo sottoposto a test sierologici. «All’ingresso e all’uscita, che avvengono da due porte differenti, viene misurata la temperatura con termoscanner. I bambini devono poi lavarsi le mani almeno una volta all’ora, accompagnati in bagno dove trovano sapone e carta monouso per asciugarsi» spiega Donata Ceruti, responsabile dell’ufficio segreteria e pubblica istruzione del Comune di Borgosesia, che aggiunge: «I bambini sopra i sei anni, quindi quelli delle elementari, dovranno indossare anche la mascherina, fornita dal Comune, così come tutto il personale. Ogni locale sarà sanificato a fine giornata, ma verranno effettuate pulizie frequenti anche nell’arco del giorno».  

Distanziamento e lezioni 

Il distanziamento è garantito dai numeri contenuti e dall’ampiezza degli spazi: «Ogni aula è di 30 metri quadrati. Garantiamo il rapporto di 1 educatore ogni 5 bambini alle elementari e 1 ogni 4 per l’asilo, quindi ogni bambino ha a disposizione 5/6 metri di spazio, superiori a quelli previsti nella bozza del Governo per i centri estivi, ossia 1 a 7 per le elementari e 1 a 5 per l’asilo» spiega il sindaco. «La scuola è stata dotata di wi-fi quindi i bambini delle elementari possono collegarsi, seguire le videolezioni delle maestre e fare i compiti supportati dalle educatrici che gestiscono il servizio. Per i più piccoli della materna, invece, sono organizzate attività ricreative» spiega Ceruti.

Scuola aperta solo a chi ha i genitori che lavorano

Uno dei problemi con i quali si stanno già confrontando le famiglie è il ritorno al lavoro, dopo la fase di lockdown, con le scuole che però sono ancora chiuse. Proprio per venire incontro alle esigenze di madri e padri lavoratori non più in smartworking le amministrazioni dei tre comuni piemontesi hanno deciso per la riapertura delle strutture scolastiche: «È riservata ai bambini che hanno entrambi i genitori che lavorano. Avevamo ipotizzato un’utenza di 40/50 bambini e ad oggi si sono iscritti circa la metà: alcuni per capire come funziona la sperimentazione, altri perché possono magari contare sui nonni» dice il sindaco di Borgosesia. Il costo del servizio dalle 8 alle 18 è di 15 euro: 1 euro all’ora, che è un prezzo simbolico, che non sarebbe sufficiente a coprire le spese, ma è integrato dall’Amministrazione comunale, oltre a 5 euro di pranzo. La Regione ci ha chiesto, infatti, che fosse fornito dalla stessa società che si occupa della mensa comunale» spiega Tiramani.

Pranzo al banco e tempo pieno

A cambiare sono anche le modalità del pasto. Impossibile riaprire le mense, quindi il pranzo si consuma ciascuno al proprio banco: «È uno dei vincoli previsti dalla Regione Piemonte per la riapertura: che il pasto fosse fornito da una ditta esterna e che fosse consumato ciascuno al proprio posto in modo da evitare assembramenti» dice il sindaco. La scuola sarà aperta dalle 8 alle 18, ma i genitori che non avessero bisogno potranno ususfruire anche per meno ore» dice Donata Ceruti. 

«Le educatrici sono della cooperativa che gestiva già l’asilo nido di Borgosesia che erano in cassa integrazione, senza peraltro averla ancora ricevuta, quindi sono state contente di poter tornare al lavoro. Per noi è stato possibile attivare il progetto perché il decreto Cura Italia lo prevedeva ed esortava a riconvertire il personale di cooperative con le quali erano già attive delle convenzioni» spiega Tiramani.

A quando i più grandi?

Per ora a tornare a scuola sono solo i più piccoli. A Borgosesia il progetto pilota riguarda uno dei cinque plessi, per un totale di 22 bambini che hanno a disposizione 25 aule, mentre a Quarona e Varallo sono iscritti al servizio rispettivamente 9 e 5 alunni. A quando i più grandi? «Per ora noi abbiamo lanciato un progetto pilota con finalità soprattutto sociali di supporto concreto alle famiglie. Per le scuole medie e le superiori – queste ultime di competenza provinciale – la problematica è didattica e troppo complessa da risolvere per un’Amministrazione comunale, ma speriamo di poter essere d’esempio per altri» spiega il sindaco di Borgosesia.

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