Com’è andata la simulazione della “prova mista” al classico

È la prova più attesa e temuta. Qui il racconto di un'insegnante e le prime reazioni degli studenti

A distanza di dieci giorni dalla prima simulazione scritta, oggi è arrivata dal MIUR anche la seconda. Era quella più attesa, la famigerata prova mista: matematica con fisica al liceo scientifico, latino con greco al classico, lingua 1 e lingua 3 al linguistico.

Gli studenti non hanno ancora accantonato le loro perplessità: la scorsa settimana sono scesi in piazza in tutta Italia per manifestare contro questa riforma (tra i più arrabbiati quelli dei licei scientifici a cui la combinata delle due discipline non piace proprio). Oggi però sembravano tranquilli o forse solo rassegnati: fa inaspettatamente caldo e chissà, anche il clima impazzito che su tutta la penisola regala uno squarcio di estate rende più realistica questa prova generale.

8.30 puntuali, entrano in classe col peso dei due vocabolari: toccherà loro tradurre dal latino o dal greco? Come era facile ipotizzare, il passo proposto è di latino; l’autore Tacito, temutissimo per la sintassi impervia e non sempre prevedibile dei suoi Annales, da cui il testo è tratto.

La struttura della prova

Il format è già stato sperimentato un po’ da tutti in autonomia; è lo stesso delle Olimpiadi di cultura classica, una competizione riservata ogni anno ai pochi bravissimi di ogni scuola. All’esame di maturità però è al suo debutto.

Vengono forniti un’introduzione generale sui fatti storici raccontati nel brano, un pre-testo e un post-testo in italiano: tutto ciò che serve insomma a contestualizzare il passo da tradurre, che è lungo poco meno di dieci righe (poche, davvero).

Segue il passo – in greco con traduzione – di un altro storico, Cassio Dione (occhiatine perplesse «Ma chi è?»). Da ultimo tre domande che chiedono un confronto stilistico e letterario tra i due testi e una riflessione critica, da contenersi complessivamente in 30-36 righe (troppe, osserva qualcuno, troppo poche per altri).

La tematica

Il brano tacitiano contiene un aneddoto storico con implicazioni molto interessanti. Nel clima convulso che caratterizzava, con intrighi politici di ogni genere, le corti romane, un personaggio quasi sconosciuto confessa la sua amicizia con Seiano, potente e chiacchieratissimo ministro dell’imperatore Tiberio: va a processo e rischia la condanna a morte ma non abdica al valore della fedeltà.

Cassio Dione invece, di Seiano racconta la fine ingloriosa: abbandonato dallo stesso princeps, tradito dal suo intero entourage. Tacito dà una lezione di metodo storico: è sbagliato, dice, tralasciare il racconto dei processi (quelli politici a Roma erano una consuetudine diffusa). Ma soprattutto dà ai suoi contemporanei un avvertimento morale: è sottile la linea di confine tra l’ossequio e l’adulazione. Chi ne smarrisce il posizionamento sappia che si può cadere in disgrazia da un giorno all’altro e che il precipizio dei potenti è spesso determinato dal voltafaccia degli “amici”.


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Le prime reazioni

La versione è parsa non particolarmente impegnativa, anche perché Tacito si traduce soprattutto l’ultimo anno. Non presentava trabocchetti morfosintattici e chi ha un minimo di dimestichezza con lo stile ellittico di questo autore non si è fatto cogliere impreparato. Il lungo tempo a disposizione (sei ore invece delle tradizionali quattro) ha permesso a molti di lavorare sulla rifinitura lessicale.

Il terzo quesito ha invece creato qualche difficoltà. Proponeva una riflessione sulla degenerazione dell’atteggiamento verso il potere e quindi sulla crisi politica e di valori dell’impero romano raccontata da più di un autore: i riferimenti letterari e testuali richiesti sono sembrati ambiziosi, tanto che qualcuno ha ironizzato: «Non si possono fare riferimenti alla politica contemporanea

Solo la correzione e il confronto con gli esiti nei diversi licei saprà dirci se questo tipo di prova funzioni dappertutto, ma i ragazzi per ora sembrano promuoverla con riserva. La prossima simulazione della prova multidisciplinare è prevista per il 2 aprile.

Scommettono tutti che verrà proposta la versione dal greco affiancata da un passo latino in traduzione, il che significherebbe che a giugno la prova sarà una vera sorpresa, mentre i ragazzi vorrebbero sapere se nei prossimi mesi dovranno esercitarsi a tradurre più da una lingua che dall’altra. Ma l’ottica è nuova: greco e latino vanno pensati quasi come un’unica materia e tradurne gli autori e commentarne le letterature fa parte di un lavoro da strutturare e sviluppare in modo più organico di un tempo: benarrivata, didattica integrata.

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