Tampone da rientro, come e dove si fa

Dopo l'ordinanza del 13 agosto che rende obbligatorio il tampone per chi arriva da paesi a rischio, le Regioni si stanno attrezzando. Alle frontiere però nessun controllo. Ecco intanto i numeri verdi

Chi è partito per l’estero forse era consapevole del rischio di un rialzo dei contagi, ma certo non poteva immaginare che alla vigilia di Ferragosto scattasse un’ordinanza del ministero della Salute che impone il tampone obbligatorio entro le 48 ore dal ritorno in Italia da zone considerate a rischio come Spagna, Malta, Grecia e Croazia. Invece è quello che è accaduto a migliaia di persone: basti pensare che il 13 agosto, il primo giorno di entrata in vigore del provvedimento, solo in Lombardia sono arrivate qualcosa come 10.000 richieste, soprattutto da parte di milanesi e comaschi. Numeri di fronte ai quali la Regione è corsa ai ripari, mettendo a disposizione call center e personale sanitario (anche richiamato dalle ferie) per fornire informazioni a chiunque avesse necessità di essere testato nei tempi previsti dalla legge. Ma chi deve sottoporsi al tampone? Dove e a chi rivolgersi?

Test o Tampone obbligatorio: per chi

«Ho letto per caso, sfogliando le notizie dal telefonino, dell’ordinanza del ministro del ministro della Salute, il 13 agosto mentre ero in Dalmazia, in Croazia, uno dei Paesi considerati a rischio. Con mio marito e i bambini dovevo tornare in Italia il 17 e ho cercato di capire come fare» racconta Cristina, una lettrice che come tanti altri è stata colta alla sprovvista. Il provvedimento del Governo prevede “l’obbligo di presentare un test molecolare o antigenico, con risultato negativo, effettuato per mezzo di tampone nelle 72 ore antecedenti l’ingresso in Italia”, in pratica il test sierologico, per chi sia stato in Spagna, Malta, Grecia e Croazia. Ma spesso è difficile: non solo perché si tratta di paesi, come la Spagna, dove la sanità è già in difficoltà nel fronteggiare la seconda ondata di contagi da coronavirus, ma perché spesso i test hanno liste d’attesa che non permettono di effettuarli in tempo utile prima della partenza, come per molte località croate. Prenotarsi per tempo, poi, potrebbe significare sottoporsi al test con eccessivo anticipo, visto che va effettuato non prima delle 72 ore precedenti la partenza per l’Italia, senza contare che va pagato privatamente e non è rimborsabile dal servizio sanitario nazionale. L’alternativa è il tampone, a cui sottoporsi entro le 48 ore dall’ingresso in Italia. Per chi torna in auto o treno, non è previsto alcun tampone o controllo alla frontiera, perché può essere eseguito solo ed esclusivamente dalle aziende sanitarie pubbliche. Il ministero della Salute ha messo a disposizione due numeri telefonici per informazioni: 1500 (gratuito, per chi chiama dall’Italia), mentre per chi fosse ancora all’estero sono disponibili il +39 0232008345 oppure +39 0283905385. Ma volta tornati, dove andare?

Dove si fa il tampone

Il tempone può essere effettuato solo dalle ASL o ATS (l’Azienda per la Tutela della Salute Pubblica, come nel caso della Regione Lombardia), previa segnalazione al proprio medico di famiglia o guardia medica – per chi non fosse residente – che indicano quali sono gli ospedali e gli ambulatori di riferimento. Molte Regioni hanno messo a disposizione numeri telefonici dedicati: in Liguria è attivo l’800.554.400 (Genova), nel Lazio l’800.118.800, in Lombardia l’800.769.622 oppure l’116.117. «Per far fronte alle richieste, ben 10.000 solo nel primo giorno di entrata in vigore dell’ordinanza, abbiamo raddoppiato il personale del call center con nuove assunzioni in tempi rapidissimi, richiamando anche per infermieri e medici dalle ferie, ove possibile» spiegano dall’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia. «Nelle primissime ore è stato possibile effettuare i tamponi presso ambulatori e locali individuati appositamente, mentre adesso sono attivi i cosiddetti drive-in pressoché tutti gli ospedali, come Niguarda a Milano, Sesto San Giovanni e molti altri: ci si può presentare in auto, all’orario indicato dagli operatori sanitari, e il tampone viene effettuato senza neppure scendere. Il risultato viene poi comunicato nel giro di poche ore via WhatsApp» spiegano ancora dall’Assessorato alla Salute

Niente Pronto Soccorso!

Attenzione, però: non ci si deve presentare in ospedale o nei Pronto Soccorso di propria iniziativa. La procedura, in tutte le Regioni, prevede una prima registrazione telefonica o via mail (autosegnalazione), compilando gli appositi moduli con dati anagrafici, nome del medico di famiglia e luogo nel quale si attende la chiamata. Non tutte le regioni hanno previsto quarantena o isolamento fiduciario: in Liguria, ad esempio, è solo vietato l’uso di mezzi propri, ma ci si può spostare in caso di necessità con la propria auto/moto. In Lombardia è richiesto di evitare luogo pubblici affollati in attesa di esito negativo del tampone, indossando la mascherina anche in presenza dei familiari. La Regione Lazio prevede invece di “rimanere isolati presso la propria abitazione fino al risultato del tampone”, così come in Puglia. Diversa, invece, la procedura per chi rientra in aereo.

Per chi torna in aereo

Più semplice è invece la procedura per chi ha effettuato un soggiorno all’estero viaggiando in aereo. Nei principali scali sono stati allestiti punti di prelievo, spesso con tamponi rapidi, dunque con esito immediato, come a Roma Fiumicino e Ciampino, a Venezia, Verona, Pescara, Perugia, Torino, Palermo e Catania, e negli aeroporti della Sardegna. A Orio al Serio, dopo i primi tamponi da effettuare nel vicino ospedale di Seriate, sono stati montati gazebo ai quali devono rivolgersi i passeggeri appena atterrati dai “paesi a rischio”. Lo stesso accade a Linate e Malpensa (qui sono ben 8 le tensostrutture dedicate, per fronteggiare il rientro dell’ultimo week end di agosto).

E chi in traghetto?

Più complicata la situazione per chi è sbarcato dai traghetti, come ad esempio i turisti in arrivo da Croazia e Grecia nelle Marche. Nei primi giorni di entrata in vigore dell’ordinanza ad Ancona i passeggeri si sono dovuti recare, previa autosegnalazione, nell’ospedale più vicino (a oltre 60 km dal porto), mentre a Pesaro – dopo non poche proteste – è stato organizzato un servizio per effettuare i tamponi direttamente in porto.

In Puglia, invece, dove le navi provengono soprattutto dalla Grecia, è stato deciso di allungare da 48 a 72 ore il tempo entro cui sottoporsi a tampone: secondo l’epidemiologo e Commissario straordinario all’emergenza Covid, Pierluigi Lopalco, questo permette di scoprire eventuali contagi avvenuti negli ultimi giorni della vacanza. Nella regione sono 50 i punti di prelievo allestiti, tra pubblici (anche drive-through, direttamente in auto) e privati, ma in attesa di esito del tampone è previsto l’isolamento fiduciario.

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