Covid, cosa fare se si è positivi in vacanza all’estero

Chi contattare e cosa controllare prima di partire, in particolare per una meta estera. Le regole su vaccini, tamponi e quarantene

Aumentano i contagi non solo all’estero, ma anche in Italia anche a causa della variante Delta. Molti Stati europei hanno imposto nuove restrizioni. La Francia, ad esempio, non solo ha previsto l’obbligo vaccinale per accedere a diversi locali e strutture, ma ha imposto il tampone negativo, effettuato nelle 24 ore precedenti, per chi proviene da alcuni Paesi a rischio, come Regno Unito, Spagna, Portogallo, Cipro, Grecia e Olanda, anche se vaccinati. A Barcellona, in Spagna, è tornato il coprifuoco, come nell’isola greca di Mykonos, mentre sono appena iniziate le procedure di rimpatrio dopo la quarantena degli studenti italiani rimasti bloccati a Malta perché positivi o perché hanno avuto contatti con persone positive.

Cosa fare se si è positivi in vacanza all’estero

Che fare, dunque, se ci si ammala quando si è in vacanza? il ministero degli Affari esteri sconsiglia dal mettersi in viaggio verso altri Paesi, per via delle norme dei singoli Stati sulla gestione di casi di positività, con quarantene e tamponi, che sono differenti da Paese e Paese.

Ecco cosa fare, però, se si è deciso comunque di partire.

Green pass sopeso se si è positivi

Dal 1° luglio è in vigore il Green Pass europeo, che permette di viaggiare nell’UE, ma va ricordato che in caso di positività viene “sospeso”, cioè non basta per poter tornare a casa. Non si può lasciare il Paese dove ci si trova, dunque, fino a che non si guarisce e non si risulta negativi a un tampone. In questi casi scatta l’isolamento in Covid hotel o strutture individuate dal Paese ospitante.

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Non ci si può spostare all’estero se si è positivi

Come chiarisce il ministero degli Affari esteri, «non è possibile viaggiare con mezzi commerciali e si è soggetti alle procedure di quarantena e contenimento previste dal Paese in cui ci si trova». Ciò vale anche per i cosiddetti “contatti”, ossia amici o familiari che viaggiano insieme al soggetto positivo, come conferma il ministero degli Affari esteri: «Tali procedure interessano, con alcune possibili differenze dovute alle diverse normative locali, anche i cosiddetti “contatti” con il soggetto positivo, che sono ugualmente sottoposti a quarantena/isolamento dalle autorità locali del Paese in cui ci si trova e che, a tutela della salute pubblica, potranno far rientro in Italia al termine del periodo di isolamento previsto».
Se dovesse accadere di dover sottostare a quarantena, è sempre bene informare lo stesso ministero per ottenere l’assistenza necessaria.

Il numero del ministero da contattare

Il ministero degli Affari esteri ha messo a disposizione un numero telefonico dell’Unità di crisi, eventualmente anche per chiedere un rimpatrio urgente, in casi particolari (+39 0636225). Altrimenti si può consultare il sito scrivendo via mail o utilizzando i canali social. È anche consigliato informarsi su quali siano i recapiti diretti di ambasciate o consolati nel Paese di destinazione.

È utile una polizza assicurativa sanitaria

Viene consigliato dal ministero degli Affari esteri, in caso di vacanza all’estero, ma anche in Italia può essere utile sottoscrivere una polizza sanitaria, che magari copra dalle spese mediche relative al periodo di quarantena all’estero.

Chi paga per la quarantena?

Come dimostrato dal caso degli studenti bloccati a Malta, le spese del soggiorno obbligato non sempre sono sempre a carico del Paese nel quale ci si trova. A saldare il costo dell’hotel Covid a La Valletta, infatti, sono le famiglie dei ragazzi italiani, pur assistiti dall’Ambasciata italiana, data anche la minor età di molti dei giovani.

Cosa coprono le assicurazioni sanitarie per l’estero

Se si viaggia in gruppo o acquistando un pacchetto viaggio, è generalmente prevista una copertura sanitaria, ma è consigliabile controllare alcune condizioni, come la copertura in caso si decida di rinunciare alla propria vacanza all’estero in caso di malattia prima della partenza oppure che preveda la copertura sia delle spese per le cure mediche sul posto (ad esempio, per l’acquisto di farmaci), sia quelle per un’eventuale degenza in ospedale. Se queste condizioni non fossero previste, è bene stipulare una polizza individuale, come spiega il ministero degli Affari esteri che «raccomanda di pianificare con massima attenzione ogni aspetto del viaggio, contemplando anche la possibilità di dover trascorrere un periodo aggiuntivo all’estero, nonché di dotarsi di un’assicurazione sanitaria che copra anche i rischi connessi al Covid».

Quali clausole controllare

Uno degli aspetti da considerare è la possibilità di rimborso della penale, se si è costretti a un regime di isolamento prolungamento del soggiorno in caso di positività, o del costo del tampone positivo, effettuato entro 24 ore dalla fine del viaggio. Può essere utile, per poter viaggiare senza incappare in spiacevoli sorprese, prevedere una copertura anche delle spese di un eventuale rimpatrio sanitario, insieme a un’assistenza durante il viaggio 24 ore su 24, sette giorni su sette.

Quali sono i paesi più a rischio

Alla fine di luglio i Paesi con gli indicatori epidemiologici peggiori sono Croazia, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna.

Le norme in Ue su tamponi e obbligo vaccinale

Oltre a munirsi di Green Pass il ministero degli Affari esteri consiglia di compilare il questionario sul sito Viaggiare sicuri, indica eventuali altre certificazioni o norme che sia necessario rispettare. Sarebbe necessario verificare sempre eventuali restrizioni imposte degli Stati di destinazione. Ad esempio, se negli Usa per ora non è ancora permesso entrare per soli motivi turistici, in Croazia occorre aver completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni (stessa finestra in caso di vaccino monodose come J&J), ma c’è anche la possibilità di entrare dopo una sola dose se ricevuta tra 22 e 42 giorni prima con Pfizer, Moderna o anche Sputnik. Per AstraZeneca sono richiesti almeno 22 giorni e massimo 84 precedenti.

Cosa fare al rientro in Italia

Occorre mostrare il Green Pass, come da regole europee, quindi con ciclo vaccinale completo da almeno 14 giorni o certificazione di guarigione, o tampone molecolare o antigenico, effettuato però entro le 48 ore precedenti.
Attenzione, perché in alcuni casi sono previste ulteriori procedure: per esempio, per chi rientra dal Regno Unito, è obbligatorio un isolamento di 5 giorni e un secondo tampone antigenico indipendentemente dal possesso del Green pass. I bambini al di sotto dei sei anni sono sempre esentati dall’effettuazione del test molecolare o antigenico, ma non dall’obbligo dell’isolamento. I minori di diciotto anni sono esentati dall’obbligo di isolamento solo nel caso in cui siano accompagnati da un genitore o un accompagnatore in possesso di Certificazione verde Covid.

Per chi rientra dai Paesi del cosiddetto gruppo C o vi è transitato nei 14 giorni precedenti è richiesta la compilazione di un formulario online di localizzazione (chiamato dPLF, digital Passenger Locator Form). Si tratta di parte Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco, Israele.

Cosa fare se ci si ammala in Italia

La prima cosa da fare, anche in Italia, è contattare la Asl di riferimento comunicando la positività. In alcune Regioni, come in Sicilia, è possibile utilizzare apposite app come “Sicilia Si Cura” dove inserire, in maniera facoltativa, i dati personali sul proprio stato di salute. In caso di febbre o altri sintomi, l’applicazione permette l’intervento di medici della Unità sanitaria turistica, appositamente creata, altrimenti nella maggior parte dei territori sono attivate le Usca, le unità di pronto intervento.

Non si può tornare a casa se si è positivi

Anche in Italia, se ci si ammala non è possibile salire a bordo di treni, navi o aerei per tornare a casa e neppure viaggiare in macchina, come chiarito dal decreto legge entrato in vigore il 18 maggio («è fatto divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora alle persone sottoposte alla misura della quarantena per provvedimento dell’autorità sanitaria in quanto risultate positive al virus Covid-19, fino all’accertamento della guarigione o al ricovero in una struttura sanitaria o altra struttura allo scopo destinata»).
Occorre, invece, rispettare il periodo di quarantena. I tempi e i modi dell’isolamento sono decisi dalle strutture sanitarie, alle quali è obbligatorio comunicare la positività. In genere la quarantena può essere trascorsa in strutture apposite o in case-vacanza/hotel Covid.

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