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Tumore al seno: primi risultati del vaccino

Si è conclusa la prima fase di sperimentazione del vaccino contro il tumore al seno e i risultati sono incoraggianti. Quando e come funziona

Il vaccino contro il tumore al seno sembra più vicino. A far sperare sono i risultati della prima fase di sperimentazione, condotti dai ricercatori della University of Washington School of Medicine, negli Stati Uniti, e appena pubblicati sulla rivista scientifica Jama Oncology. Sembra che il vaccino sperimentale possa essere utilizzato per trattare diversi tipi di tumore al seno, in particolare quelli Her2-positivi, che tendono a essere più aggressivi e con maggiori probabilità di recidive. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Emilia Montagna, della Divisione di Senologia Medica dello IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia.

Cos’è e come funziona il vaccino contro il tumore al seno

Se ne parla da tempo come di un traguardo che potrebbe rappresentare una svolta nelle terapie e soprattutto nella prevenzione del tumore al seno. Ora il vaccino sperimentale sembra un po’ più vicino, dopo i risultati della fase 1 condotta dai ricercatori statunitensi.

«Nello studio pubblicato sulla rivista Jama Oncology è stato utilizzato un vaccino a DNA che contiene le istruzioni per la produzione di determinate proteine» spiega l’oncologa. «Una volta iniettato, il DNA viene assorbito dalle cellule, che iniziano a produrre la proteina codificata nelle istruzioni. In questo caso si tratta di un frammento specifico della proteina HER 2, in grado di innescare successivamente una risposta immunitaria». Le pazienti, dunque, svilupperebbero una risposta immunitaria (chiamata immunità citotossica), in grado di ridurre le probabilità di recidive dopo il trattamento di cura per il tumore e avrebbero una sopravvivenza più lunga.

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Per quante donne è indicato il vaccino

Se funzionasse, il vaccino potrebbe essere somministrato nei casi in cui la proteina HER 2 viene prodotta in quantità maggiore rispetto alla norma e dunque rappresenta un fattore di rischio. I tumori HER 2-positivi, infatti, tendono ad essere più aggressivi e hanno maggiori probabilità di recidivare: «Circa il 20-25% dei tumori della mammella sono definiti ‘HER2 positivi‘» Si tratta, quindi di un quinto o un quarto dei casi; considerando che i dati del 2021 indicano 55mila nuove diagnosi nel 2020, significa che i tumori con HER 2 positivi sono stimati tra gli 11.000 e i 13.750 nuovi casi all’anno.

Per quali tumori è indicato il vaccino

«Questi tumori sono caratterizzati dalla iper-presenza della proteina HER2, che conferisce alla neoplasia un andamento più aggressivo», spiega Emilia Montagna, sottolineando come «L’introduzione dei farmaci mirati anti HER2 ha sicuramente cambiato la storia di questa malattia» anche se la possibilità di disporre in futuro di un vaccino rappresenta un grande vantaggio, non solo per le donne. «Lo studio pubblicato – precisa Montagna – è uno studio di fase 1 il cui obiettivo principale era di valutare la sicurezza del vaccino e la capacità di generare una risposta immunitaria. Nello studio erano state incluse 66 donne con tumore mammario localmente avanzato o metastatico HER 2 positivo che avevano completato il trattamento standard e non avevano evidenza di malattia o con evidenza di sola malattia ossea. Le donne sono state divise in tre gruppi con tre dosaggi diversi di vaccino. Il monitoraggio per i possibili effetti collaterali è durato molti anni».

Ora è in corso uno studio di fase 2

In particolare le pazienti sono state monitorate per 10 anni e questo conforta proprio sulla sicurezza del vaccino: «I dati sulla sicurezza del vaccino sono incoraggianti perché il vaccino si è dimostrato sicuro e le tossicità riportate sono state arrossamento nel sito di iniezione, brividi e sintomi simil influenzali. Si è inoltre osservata una risposta immunitaria, anche se va detto che lo studio non era disegnato per valutare l’efficacia del vaccino, ma la sua sicurezza. I risultati, però, sono promettenti ed è attualmente in corso uno studio di fase 2 che ha proprio l’obiettivo di valutare l’efficacia di questo trattamento» sottolinea l’oncologa. Tra l’altro, «Oltre che nel tumore mammario la proteina HER 2 può essere iper-espressa anche in altri tipi di tumore come quello polmonare, dello stomaco e del colon-retto» come conferma l’esperta dello IEO, quindi un vaccino potrebbe essere utile anche per altre forme oncologiche rispetto a quella al seno.

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Le terapie attuali contro il tumore HER2

Ma quali sono le terapie attuali per i casi di tumore HER 2? «Le donne con tumore mammario HER 2 positivo in fase iniziale vengono molto spesso candidate ad un trattamento preoperatorio combinato di chemioterapia e farmaci target anti HER2» chiarisce Montagna, con riferimento quindi a trattamenti mirati per questa forma oncologica. «Nella fase metastatica negli ultimi anni le opzioni di terapia sono aumentate in modo considerevole – prosegue l’oncologa – In questo momento le novità più rilevanti provengono dai dati sull’utilizzo degli anticorpi farmaco-coniugati. Sono dei farmaci che consentono di utilizzare contemporaneamente l’efficacia della chemioterapia con la precisione degli anticorpi. Uno di questi farmaci è il trastuzumab-deruxtecan che è ora un’opzione importantissima e disponibile per le donne con tumore mammario metastatico HER2 positivo».

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