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Coronavirus e influenza a confronto

Quali sono le differenze tra le infezioni da Covid-19 e la normale influenza? Quali le precauzioni da prendere in entrambi i casi? Valgono per tutte le fasce d’età? Gli esperti ci aiutano a mettere a confronto sintomi, contagio e precauzioni

Il Covid-19 (“Co”, che sta per “Corona”, “Vi”, per” virus”, “D” per Disease, ossia “malattia” in inglese e “19” per l’anno in cui si è manifestato per la prima volta) è il virus responsabile dei contagi da nuovo coronavirus e appartiene alla famiglia di questi ultimi, di cui fanno parte anche molti virus responsabili del raffreddore o di malattie più gravi come la Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS) o la sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS). Identificati intorno agli anni ’60, «Non hanno però nulla a che fare con i virus dell’influenza» chiarisce il Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all’Università di Pisa. Quali sono esattamente le differenze tra le infezioni da Covid-19 e influenza? Quali le precauzioni da prendere in entrambi i casi? Valgono per tutte le fasce d’età?

Sintomi simili, ma non identici

Il sintomo principale del Covid-19 è dato dalle difficoltà respiratorie (unite a febbre alta e tosse), molto più marcate rispetto a quelle di una normale influenza, con polmoniti gravi. In comune con l’influenza c’è invece un periodo di incubazione che può avvenire anche in una fase “a-sintomatica” o “pre-sintomatica”.

Vie di trasmissione e precauzione

«Le vie di trasmissione del nuovo coronavirus e dell’influenza sono identiche, tramite goccioline di saliva che disperdiamo nell’ambiente quando parliamo, respiriamo e soprattutto tossiamo o starnutiamo, quando possono propagarsi fino a due metri di distanza». Le precauzioni sono invece quelle indicate dall’OMS e riprese dal decalogo del ministero della Salute (www.salute.gov.it).

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Cosa è più pericoloso?

«La pericolosità del nuovo coronavirus sul singolo individuo non è elevatissima perché nell’80% si riduce a sintomi lievi, solo nel 20% si può sviluppare una polmonite e in ancor meno casi (intorno al 4%) si rende necessaria la terapia intensiva. Il problema, però, è che questi numeri possono diventare importanti perché la popolazione è scoperta. Da qui la necessità di misure di contenimento del contagio, non perché sia altamente letale» spiega l’esperto.

Perché risparmia i bambini?

I bambini sono il principale veicolo di trasmissione dei virus influenzali, ma sono quasi del tutto risparmiati dal Coronavirus. Secondo i dati pubblicati nel Chinese Journal of Epidemiology (riferiti all’11 febbraio scorso) in Cina non ci sarebbero state vittime al di sotto dei 10 anni di età. Tra i 10 e i 19 anni e fino ai 39 anni il tasso di letalità sarebbe dello 0,2%, che raddoppia invece tra i 40 e i 49 anni (0,4%) e triplica tra i 50 e i 59 anni (0,13%) per arrivare al picco dell’8% negli ultra 70enni e del 14,8% negli over 80.

Perché? «Sono necessarie ulteriori ricerche per capire il perché» ha detto il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. A fargli eco è il professor Lopalco: «I motivi non sono del tutto chiari, ma va ricordato che molti virus si comportano così, non causano malattie evidenti nei bambini, tra i quali le vittime sono poche. Questo perché se è vero che sono il veicolo principale di trasmissione (per via di frequentazioni ravvicinate con altri coetanei, del fatto che mettono le mani in bocca, ecc.), è anche vero che i casi gravi o letali si riscontrano soprattutto in soggetti adulti o anziani che magari hanno già patologie cardiache o insufficienze respiratorie, o sono grandi fumatori, dunque hanno riserve polmonari basse». Tra i soggetti più a rischio ci sono poi gli immunodepressi e i diabetici. Non a caso il 10% delle vittime aveva già patologie cardiovascolari, diabete (7%) o problemi respiratori (6%).

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Coronavirus e influenza

«Va chiarito che il coronavirus non ha niente a che fare con il virus influenzale. Mentre quest’ultimo è diffuso nella comunità umana, il coronavirus è noto tra i veterinari perché presente tra gli animali. È solo dopo il salto di specie che si è diffuso anche nell’uomo. Esiste anche un’altra differenza: i virus influenzali solitamente causano epidemie, mentre il Covid-19 potrebbe essere responsabile di una pandemia, cioè una diffusione globale. Questo perché i virus influenzali si presentano ogni anno, pur in versione modificata, dunque la popolazione è già parzialmente o totalmente immune. Il nuovo coronavirus, invece, è comparso per la prima volta, nessun essere umano lo ha incontrato prima quindi non ci sono anticorpi» spiega Lopalco.

I numeri a confronto

Secondo i dati del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità, in Italia ogni anno circa il 9% della popolazione è colpito da sindromi simil-influenzali, con 300/400 decessi dovuti direttamente all’influenza, e tra 4 mila e 10 mila per le complicanze gravi dei virus influenzali. Questo significa che il tasso di letalità (rapporto tra morti e contagiati) si attesterebbe attorno allo 0,1%. Nonostante il numero di vittime e contagiati in rapido aumento – anche se, almeno per il momento, di molto inferiore a quello dell’influenza stagionale – il nuovo coronavirus avrebbe invece un tasso di letalità intorno al 2,5%, dunque di molto maggiore. Da quil’adozione di misure di prevenzione speciali come la quarantena, gli isolamenti più o meno volontari, o la sospensione delle attività scolastiche, ludico-sportive e in parte anche lavorative.

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