Mobilità: meno traffico, più due ruote

Dopo il boom delle cosidette “zone 30”, si pensa agli autovelox di quartiere e alle strade urbane ciclabili. Per andare in ufficio, molti di noi si affideranno al mobility manager. Ecco alcune delle novità che ci libereranno dagli ingorghi e ci faranno perfino risparmiare tempo

Un primo segnale è arrivato a inizio anno con l’equiparazione dei monopattini elettrici alle bici. Poi il Decreto Rilancio ha aperto la strada alle corsie ciclabili di emergenza. Oggi, le novità attese lo confermano: spinta dallo tsunami della pandemia, la rivoluzione della mobilità cittadina sta per arrivare.

Il nuovo codice della strada a favore delle bici

Finalmente, via libera alle bici, alla micromobilità e alla sostenibilità. A confermarlo è il nuovo Codice della strada, al vaglio del Parlamento e che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi mesi: «Molte delle proposte sono partite dai Comuni italiani, impegnati ad affrontare la nuova mobilità al tempo della pandemia, con provvedimenti storici a tutela dei ciclisti e dei pedoni» spiega Matteo Dondé, architetto urbanista esperto in pianificazione della mobilità ciclistica e moderazione del traffico. Qualche esempio? «L’introduzione delle strade urbane ciclabili, una nuova tipologia di strada dove le automobili possono viaggiare massimo a 30 chilometri orari, ma con priorità e precedenza alle biciclette e questo significa, per esempio, potersi muovere su due ruote e in sicurezza sui controviali di grandi strade di scorrimento cittadine» spiega l’esperto. «Ma è attesa anche l’introduzione di autovelox nelle strade di quartiere per ridurre la velocità sui tratti urbani». Tra i provvedimenti il “doppio senso ciclabile” nelle zone 30 (le bici circoleranno anche nel senso opposto a quello di marcia degli altri veicoli) e le zone scolastiche a protezione dei pedoni e dell’ambiente, con vie d’accesso segnalate e la possibilità di divieto o limitazione di circolazione.

Chi è il mobility manager

L’obiettivo è quello di garantire a tutti il diritto alla mobilità, tentando di ridurre traffico, numero di incidenti stradali e ripercussioni sull’ambiente. Lo stesso che ispira le linee guida dei Pums, i nuovi Piani urbani della mobilità sostenibile, promossi dall’Unione Europea e ora al vaglio in tutta Italia. «Al momento sono 172 le città che stanno discutendo il proprio Pums: 39 sono stati approvati, 35 adottati e molti, 98, in fase di redazione» dice il presidente dell’associazione Euromobility, Lorenzo Bertuccio. A contare non sono solo gli interventi di carattere strutturale. Qualche esempio? «L’istituzione della figura del mobility manager» risponde Bertuccio. «È il responsabile della gestione efficiente degli spostamenti casa-ufficio, appena resa obbligatoria dal Governo per tutte le aziende con più di 100 dipendenti; e poi iniziative come il “bike to work” ovvero i rimborsi chilometrici da parte del Comune per chi va al lavoro in bici, già operativi a Bari e Cesena e presto in sperimentazione anche a Torino e a Modena». Per arrivare a togliere il traffico dalle città e dare la strada alle persone.

Come cambia l’uso dell’automobile

Il mezzo di domani si noleggerà, si userà con leggerezza e si restituirà quando si avrà voglia di cambiare. Con grande risparmio di tempo e soldi spesi per la manutenzione della macchina di proprietà

Le nuove parole d’ordine tra gli automobilisti sono libertà, versatilità e sostenibilità (anche economica). Lo conferma anche l’ultimo rapporto Aniasa, l’associazione del settore mobilità di Confindustria: se l’auto resta il mezzo preferito dagli italiani, con il tasso di motorizzazione più alto di Europa (656 auto ogni mille abitanti) il 70 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver posticipato l’acquisto dell’auto in attesa di nuovi incentivi e nuove formule flessibili: «Permettono di minimizzare le uscite nell’immediato e di avere una maggior liquidità per altre spese» afferma Alessandro Ascione, giornalista di automotive per Al Volante e autore del blog alessandroascione.com. Ecco le formule più gettonate e i nuovi trend in arrivo.

Il car sharing a lungo termine

Il Car sharing, l’auto condivisa a noleggio, conta ormai più di 2 milioni di utenti in tutta Italia ma il suo successo non accenna a fermarsi: le previsioni annunciano un aumento del 30 per cento ogni anno fino al 2022. La grande novità in arrivo? «Il car sharing a lungo termine» sostiene l’esperto. «In pratica, non solo puoi usare l’auto per brevi spostamenti in città, ma anche per più giorni, fino a un massimo di un mese, scegliendo il modello più adatto alle tue esigenze». Prenoti via app, ritiri all’indirizzo richiesto, paghi solo una tariffa forfettaria (ad esempio, una city car ti costa una cinquantina di euro al giorno) e poi 0,19 centesimi al chilometro. Per ora è attivo a Roma, Milano e Torino (sharetogo.com).

Il noleggio a lungo termine

Secondo le previsioni di Dataforce è l’unico settore che segnerà una costante crescita nei prossimi tre anni. «È l’ideale per chi vuole un’auto “senza pensieri”» dice Ascione. «Si tratta di un vero e proprio contratto di affitto che permette di noleggiare un veicolo dai due ai quattro anni, dietro il pagamento di un canone». Il punto forte? «La rata fissa è “all inclusive”: comprende assicurazione, manutenzione ordinaria e straordinaria, assistenza stradale». L’ultima novità? «L’abbonamento che ti permette di prenotare e ritirare l’auto che preferisci ovunque ti trovi» spiega l’esperto. In pratica, scegli un pacchetto annuale (Car Cloud di Leasys, da 199 euro al mese) e non solo puoi cambiare tutti i modelli che vuoi all’interno della tua categoria ma puoi prenotarla e ritirarla in molte città italiane».

Cos’è il Buy Back

Buy Back è una via di mezzo tra il leasing e il noleggio a lungo termine. «In pratica versi un acconto o permuti la vecchia auto, paghi le rate per tre anni e poi puoi decidere se versare una maxi-rata per tenere l’auto oppure se dare la vettura in permuta per un’altra dello stesso marchio con la medesima formula o infine se restituire il veicolo alla concessionaria» spiega il giornalista Alessandro Ascione. Il vantaggio? «Permette a chi non sa se rinunciare all’auto di proprietà di tenersi tutte le porte aperte e di optare per modelli di fascia medio alta, contenendo la spesa».

Come stanno cambiando le due ruote

Gli italiani si sono innamorati di bici, monopattini e scooter a emissioni zero. Merito sicuramente dei bonus ma anche del design, accattivante e avveniristico, e delle batterie che presto saranno così leggere e così potenti da potersene quasi dimenticare.

È il boom delle e-bike e degli e-scooter

Il modo di muoversi sta cambiando a gran velocità. Soprattutto nelle metropoli, come Milano e Roma, dove si moltiplicano i mezzi a due ruote, anche elettrici. Lo confermano i dati dell’Ancma: nel solo mese di giugno le bici (a pedalata assistita e non) hanno segnato un +60%. Ma anche le vendite di ciclomotori elettrici sono cresciute del 38%, mentre per gli e-scooter è stato un vero e proprio boom (+138%). Sicuramente i 190 milioni di euro messi a disposizione con il bonus bici e lo sconto fino al 40% dell’ecobonus hanno trainato le vendite. Ma c’è dell’altro, come sostiene Simone Franzò del Politecnico di Milano, direttore dello Smart mobility report (energystrategy.it). «Motorini, biciclette e monopattini elettrici piacciono a chi ha a cuore il tema della sostenibiltà ambientale anche perché fanno andare più in fretta e si posteggiano ovunque». E nelle nostre città super trafficate, con velocità dichiarate da Confcommercio tra i 7 e i 15 km orari, non è cosa da poco. «Senza contare che ora questi mezzi vanno per la maggiore per un motivo più che mai attuale. Possono sostituire, in parte o totalmente, il trasporto pubblico dove il distanziamento sociale è difficile da garantire» aggiunge l’esperto. «Utilizzarli richiede un cambiamento di abitudini e di mentalità che non è così immediato. Ma le città stanno cambiando. Solo a Milano, in pochi mesi, sono state create ciclabili per 23 km e ci sono piani ambiziosi anche in tante altre realtà urbane». Se anche tu ti stai orientando verso un mezzo green, qui scopri quale fa per te.

I monopattini elettrici, ideali sulle brevi distanze

I monopattini elettrici che vanno per la maggiore sono quelli dello sharing, però in giro si iniziano a vedere anche tanti mezzi privati. «Sono divertenti e ti fanno scattare nel traffico, ma possono diventare pericolosi perché hanno le ruote piccole e il baricentro alto che li rende instabili soprattutto sulle strade disconnesse delle nostre città» avverte Michele Moretti, responsabile settore moto e relazioni istituzionali di Ancma. «Sono veicoli leggeri e maneggevoli, che puoi ricaricare come si fa con il telefonino e diventano ideali per percorrere il cosiddetto ultimo miglio». E, in effetti, piacciono soprattutto per raggiungere il luogo di lavoro, magari dalla stazione del treno o da un parcheggio periferico, evitando così le code. «È un errore, però, equipararli alle biciclette, perché hanno caratteristiche diverse. Anche solo segnalare la svolta a destra e sinistra, allargando il braccio, non è facile da un monopattino» sostiene Piero Nigrelli, direttore settore ciclo Ancma. In commercio ci sono diversi modelli, ma generalmente hanno un’autonomia che varia tra i 20 e i 35 km e un prezzo che varia dai 200 agli 800 euro.

La bici a pedalata assistita, perfetta sulle medie distanze

«Per distanze più elevate, tra i 7 e gli 8 km e anche di più se sei già abituata a muoverti in bici, il mezzo migliore è la bicicletta a pedalata assistita» dice Nigrelli. «I modelli più nuovi hanno tutti la batteria estraibile, che non pesa più di 3 kg e ricarichi in un’oretta, spendendo pochi centesimi. E l’impianto di illuminazione è efficace come quello dei motorini, dato che le luci sono collegate alla batteria per dare tutta la sicurezza che serve anche di notte». Il motore assiste il ciclista fino a 25 km orari, ma se spingi con i pedali vai molto più forte. Le e-bike sono sicure, stabili e si districano agevolmente nel traffico. In media garantiscono un’autonomia di 50 km, che può arrivare fino a 80 con un uso sapiente e non c’è che l’imbarazzo della scelta: dalle pieghevoli alle cargo. Quello che spaventa ancora è il prezzo. «Per una buona e-bike occorre spendere da 1.300 a 2.500 euro. Ma può valerne la pena visto che restituisce tutti i piaceri della bici tranne la fatica» conclude l’esperto.

E-scooter, in città e non solo

«In città sono perfetti gli scooter elettrici con il targhino, i cinquantini di una volta, che vanno al massimo a 50 km all’ora. Fanno circa 50 chilometri con un “pieno” di batteria e hanno costi di manutenzione bassi, oltre a spese irrisorie di elettricità. Per chi vuole viaggiare a velocità superiori (circa 70 km orari) ci sono e-scooter che garantiscono autonomie di un centinaio di chilometri» dice Michele Moretti. Entrambi montano un motore elettrico, ma danno performance identiche a quelli a benzina. Il loro neo è la batteria, perché è vero che si può sfilarla per ricaricarla, però è ancora molto pesante (da 7 a 10 kg). A loro favore c’è il prezzo, tra 2.500 e 5.000 euro, che è ancora più appetibile fino al 31 dicembre, grazie all’ecobonus che fa risparmiare dal 30% al 40% del costo di listino. E il futuro cosa riserva? «Il mondo dell’auto sta marciando in modo deciso verso l’elettrificazione, anche perché la Commissione europea ha posto degli obiettivi molto stringenti rispetto al tema della mobilità green» dice Moretti. «C’è da aspettarsi quindi che, tra non molto, le batterie di questi mezzi saranno di gran lunga migliori in termini di capacità e leggerezza».

Tutti in bici: ma le nostre città sono pronte?

VEDI ANCHE

Tutti in bici: ma le nostre città sono pronte?

Avremo autostrade migliori?

VEDI ANCHE

Avremo autostrade migliori?

Riproduzione riservata