Iris Apfel: è morta a 102 anni la regina dello stile

Gli occhialoni, le collane, i vestiti caleidoscopici. E poi la gioia di vivere, l’ironia e l’instancabile curiosità. La regina dello stile Iris Apfel è morta venerdì 1° marzo. Ecco la sua storia

È difficile inquadrare la personalità sfaccettata di Iris Apfel. Come definire una signora che, alle soglie del secolo, si era definita “starlet geriatrica”? Come descrivere una centenaria che aveva l’argento vivo addosso, che considerava il lavoro una salvezza e la creatività il modo migliore per tenersi in forma ed essere felici? Iris Apfel viveva a ritmo di jazz: ogni giorno improvvisava, rischiava, azzardava, anche con quel modo di vestire che l’ha resa un’icona fashion. Viveva per sbugiardare qualsiasi pregiudizio sull’età delle donne e lo faceva secondo le sue regole, controcorrente e sempre con garbo.

Chi è Iris Apfel

Per chi non la conoscesse, Iris Apfel è quella signora – capelli bianchi, enormi occhiali tondi, labbra rosse e mise stravaganti – comparsa qualche anno fa in uno spot tv. Diceva: «Una volta qualcuno mi ha detto “Non sei bella e mai lo sarai, ma non importa, tu hai qualcosa di meglio: tu hai stile». Le parole alludevano alle qualità dell’auto che pubblicizzava, ma a lei vennero dette davvero dalla proprietaria di Loehnmann’s, grande magazzino di Brooklyn dove da giovane andava a scovare pezzi vintage che mixava come nessun’altra.

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– Iris Apfel nel 2012 al lancio della sua Iris Apfel Handbag Collection.

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– Iris Apfel negli anni ’50, quando cominciò a indossare occhiali dalle montature XXL.

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– Iris e Carl Apfel, nel 1951, al ristorante dell’albergo kosher Grossingers’, sui Catskills, a New York.

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– Iris Apfel insieme al marito, in una scena del film Iris di Albert Maysles.

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– Iris Apfel a 97 anni, testimonial per il gelato Magnum.
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– Iris Apfel con l’attrice Whoopi Goldberg nel 2015.

Iris Barrel nasce nel 1921 ad Astoria, nel quartiere del Queens, New York, da una proprietaria di boutique e un importatore di arredamento antico di origine ebraica. Da loro assimila il senso dello stile (la madre le insegna il potere degli accessori per creare tanti outfit con un solo vestito) e la declinazione artistica. Dalla nonna invece, che per farla stare tranquilla le metteva davanti ritagli di tessuti che lei abbinava per ore, Iris impara l’amore per le stoffe e per i mix, quelli difficili, quelli a cui nessuno penserebbe perché troppo azzardati. Un amore che la porta, fin da ragazzina, a girovagare per mercatini a caccia degli abiti più eccentrici.

Una delle prime donne a indossare il denim

Iris Apfel è una delle prime donne a indossare il denim, negli anni ’40. Studia storia dell’arte prima a New York e poi all’Università del Wisconsin, ed è lì che fa scalpore portando un paio di jeans da uomo, ma della sua taglia, che riesce a procurarsi sfinendo il negoziante dello spaccio della Marina militare e che abbina a turbanti e maxi orecchini a cerchio. Capito che carattere? Dopo la laurea lavora per Women’s Wear Daily (la Bibbia della moda), fa l’assistente per la designer d’interni Eleanor Johnson e per l’illustratore Robert Goodman.

L’incontro con Carl Apfel, compagno di vita e d’affari

E poi incontra Carl Apfel, compagno di vita e d’affari: insieme a lui, commerciante di tessuti, dopo un viaggio in Europa nel 1950 fonda la Old World Weavers, azienda specializzata nella riproduzione di tessuti antichi per l’élite americana. L’idea è geniale e presto al loro gusto eccelso e fuori dagli schemi si affidano tutti gli architetti delle star e 9 presidenti che si succedono alla Casa Bianca, dal 1950 al 1992, da Harry Truman a Bill Clinton (solo Jackie Kennedy preferì un designer francese).

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L’estetica audace di Iris Apfel

L’estetica audace di Iris nasce da un interesse profondo verso tutte le culture, dalla capacità rara di mischiare texture di epoche e mondi diversi, non solo per “vestire” case ma anche se stessa. Lo ha sempre fatto ispirandosi al jazz di Duke Ellington, improvvisando senza regole e con infallibile istinto, mixando couture e capi etnici, antiche casule da sacerdote e jeans, collane Masai e gioielli di Harry Winston (il “re dei diamanti”di New York). Rifuggendo il minimalismo con la frase diventata leggenda: «More is more and less is a bore», il più è più e il meno è noia.


Iris Apfel rovescia la famosa frase “less is more” (meno è più) in “less is bore” (meno è noia). Nel suo caso, come darle torto?


Vestirsi per lei è un’arte antinoia dove l’eccesso diventa classe, dove essere sempre se stessa senza mai scimmiottare nessuno. È stata proprio l’esuberanza dei suoi look a convincere nel 2005 Harold Koda, allora presidente del prestigioso Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, a contattarla per allestire una mostra con alcuni dei suoi capi e accessori, all’indomani di un’esposizione cancellata all’ultimo momento. Doveva essere una mini rassegna, diventa un evento eccezionale con oltre 80 outfit e centinaia di accessori. Rara Avis: The irriverent Iris Apfel (dove rara avis sta per uccello raro) è un trionfo: mai prima di allora il Met aveva omaggiato lo stile di una donna ancora in vita e che non fosse una stilista. La mostra diventa itinerante e fa conoscere Iris a tutto il mondo. A 84 anni diventa una star della terza età o, come dice lei con disarmante ironia, una “geriatric starlet”.

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«Guardo ancora il mondo come se lo stessi scoprendo per la prima volta»

«Ho più di 90 anni, ma me ne sento 5 e mezzo perché guardo ancora il mondo come se lo stessi scoprendo per la prima volta». Ecco il segreto della sua energia travolgente. Grazie alla quale diventa la protagonista del pluripremiato lungometraggio di Albert Maysles, ma anche una Barbie con tanto di occhialoni tondi e look caleidoscopico.

Ha prestato il suo volto alla Citroën, creato per Mac un rossetto andato subito sold out (ne vennero perfino rubati i tester), è stata testimonial del colosso svedese &Other Stories e di Algida, è apparsa su tutte le riviste. Nel frattempo, ha insegnato moda all’università del Texas e ricevuto riconoscimenti, tra cui il premio speciale della fondazione Women Together presso la sede dell’Onu. È adorata dai grandi designer, vedi Alessandro Michele o Dries Van Noten, che di lei dice: «Raramente ho incontrato qualcuno così vivace, vivo, vitale, irriverente, gioioso, interessante e necessario come Iris». Due anni fa ha firmato un contratto con la IMG Models, diventando la modella più anziana del mondo. La sua linea di abbigliamento Rara Avis è stata in vendita (ahinoi, solo negli States) su Home Shopping Network.

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Nel 2019 esce la sua biografia

Nel 2019 viene pubblicata la sua biografia, Iris Apfel, icona per caso. Riflessioni di una star della terza età (HarperCollins), uno scrigno di foto, disegni, colori, aneddoti, spunti di stile, consigli, provocazioni. Per esempio: «Non ho mai cercato di omologarmi, per sentirmi appagata dovevo essere me stessa. Se uno cambia in base a chi ha di fronte, finisce per essere considerato un signor Nessuno». Oppure: «Se hai un look diverso, pensi in modo diverso». E ancora: «Non c’è vita senza rischi. Osare, sperimentare cose nuove non nuoce mai. Il fallimento sta nel non provarci».

102 anni vissuti a ritmo di jazz

L’uccello raro continua a volare alto, ma la sua rarità non è mai stata solo questione di guardaroba massimalista, labbra rosse o cascate di gioielli. La sua immagine rispecchia ciò che lei è sempre stata: frizzante, piena di gioia di vivere, capace di rilanciare e di gustarsi la vita. E allora noi, vestite con un bell’abito rosso («Fa più effetto di un’intera secchiata» dice lei, citando Matisse), non possiamo che continuare a ricordarla, per sempre, così.

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