LA SIRENETTA

Halle Bailey, la Sirenetta con i dreadlocks

Interpreta Ariel nell’atteso remake del celebre cartoon. Non senza polemiche per via del colore della sua pelle. Che lei rispedisce al mittente, Pensando alle bambine di oggi, ai suoi capelli e a... Beyoncé

«Halle, vuoi interpretare la Sirenetta?»

Luglio 2019. Halle Bailey è a Malibu per festeggiare il compleanno della sorella maggiore Chloe quando riceve una chiamata sul cellulare. Il numero è sconosciuto, lei lo ignora. Dopo cinque minuti suo padre Doug le dice di rispondere, è importante. Dall’altro capo del telefono c’è il regista Rob Marshall, che le vuole offrire il ruolo di Ariel nel remake live action di La Sirenetta. Halle non ci crede, pensa si tratti di uno scherzo di Chloe. Davvero le stanno proponendo di interpretare la protagonista del suo cartoon Disney preferito? Oltretutto non si somigliano per niente: la Ariel dell’originale del 1989 aveva pelle chiarissima, grandi occhi azzurri, fluenti capelli rossi; lei è afroamericana, porta i dreadlocks e fa musica R&B con la sorella nel duo Chloe X Halle… Invece è tutto vero. Sono passati 4 anni da quella telefonata, Halle oggi ne ha 23 e dal 24 maggio la vedremo al cinema – anzi, “in fondo al mar” – accanto a Javier Bardem (Re Tritone, suo padre), Melissa McCarthy (Ursula, Strega del Mare nonché sua zia), Jonah Hauer-King (il Principe Eric).

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L’intervista a Halle Bailey

Qual è la prima cosa che le ha detto Marshall?

«Appena ho risposto al telefono, mi ha domandato: “Ariel? Sto parlando con Ariel?”. Sono scoppiata a piangere, erano passati mesi dall’audizione, non potevo credere che avesse scelto proprio me… A dir la verità, ancora oggi mi sembra troppo bello per essere vero».

Come l’ha scoperta?

«Mi aveva visto esibirmi con mia sorella Chloe ai Grammy Awards del 2019, dove abbiamo avuto due nomination con il nostro album di debutto, The kids are alright. E pensare che lo avevamo prodotto da sole nella nostra camera da letto!» (anche Rob Marshall ha poi raccontato di essere rimasto colpito dalla voce di Halle ai Grammy – «Sembrava un angelo» – e dalla passione che ha messo nel provino, ndr).

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Quando ha iniziato a cantare?

«Io avevo 11 anni, Chloe 13: abbiamo cominciato a postare video su YouTube, partendo con una cover di Beyoncé, Best thing I never had. Lei ci ha viste e ci ha scritturate per la sua etichetta, la Parkwood Entertainment: ci ha anche scelto come gruppo d’apertura per il suo tour mondiale del 2016! Le devo tantissimo, è una persona incredibilmente genuina, oltre che un modello per tutte noi ragazze nere».

Si è anche schierata dalla sua parte quando sui social, con l’hashtag #NotMyAriel, la ritenevano inadatta al ruolo per via del colore della sua pelle.

«Mi ha incoraggiata. Mi ha detto di essere forte, e che avrei potuto farlo».

Quanto è importante essere Ariel per una ragazza afroamericana come lei?

«I miei genitori non mi hanno mai nascosto la verità su come funziona il mondo, sul razzismo e la discriminazione. Chi non ha la pelle scura non può capire che noi neri abbiamo bisogno di vederci rappresentati: al cinema, in tv, nei nostri programmi preferiti. Spero che questo film possa aiutare le bambine afroamericane ad abbracciare il colore della loro pelle, a essere consapevoli che sono belle, che devono pretendere di essere rispettate per ciò che sono. Vorrei che la mia Ariel ispirasse dei cambiamenti nelle nuove generazioni, ecco perché questo remake di La Sirenetta ha così tanto valore».

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Come è cambiata la storia rispetto al cartoon Disney del 1989?

«Nell’originale lei rinuncia a tutto per lui. Ma questo comportamento non rispecchia il ruolo che si sono conquistate le donne di oggi. In questa nuova versione Ariel scopre la libertà da sola. Eric è un bel naufrago, ma il film non ruota tutto intorno alla loro storia d’amore».

È stato difficile prepararsi al ruolo?

«Be’, certo non è stato facile. Mi svegliavo alle 5 del mattino per gli allenamenti, che includevano sessioni di nuoto, tuffi e immersioni, ma anche acrobazie. Passavo fino a 13 ore al giorno in acqua e spesso ero appesa a delle cinghie elastiche che mi lasciavano lividi sulle costole. Ma ne è valsa la pena: ho scoperto un grande amore per il nuoto, ogni giorno non vedevo l’ora di entrare in piscina».

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Cosa ha imparato da questo film?

«Che posso raggiungere obiettivi che non avrei mai pensato di poter raggiungere. Sono sempre stata molto timida, a volte in famiglia avevo perfino paura di parlare. Sono grata alla Sirenetta perché mi ha fatto uscire dal guscio, mi ha spinto a essere coraggiosa. E devo ringraziare anche Melissa McCarthy, che interpreta Ursula: è una leader. Sul set sapeva come farsi rispettare e non aveva paura di dire la sua. Ricordo di averla guardata e di aver pensato: “Posso farcela anche io”».

Avete girato in piena pandemia…

«E anche lontano da casa! Mi sono dovuta trasferire a Londra: era la prima volta in cui stavo tanto tempo senza la mia famiglia, già quello è stato uno shock. Poi è arrivato il Covid e mi sono ritrovata, oltre che sola, isolata, con i confini chiusi, i miei dall’altra parte dell’oceano… In quel periodo mi sentivo come Ariel all’inizio della storia: catapultata in un altro mondo».

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Possiamo parlare dei suoi capelli?

«Dobbiamo! I capelli per le persone di colore sono molto importanti, come rappresentazione culturale e affermazione sociale. Sul set la maggior parte del tempo che ho trascorso in vasca è stata dedicata ai test sui miei capelli, perché Marshall voleva che i miei dreadlocks, che rappresentano il mio stile da quando ho 3 anni, fossero una dichiarazione della mia identità. Sono molto contenta del look finale, credo sia perfetto per una sirena».

Da cantante, quanto tempo dedica alla voce?

«Le corde vocali sono come un muscolo, bisogna allenarle. È come per gli atleti: se non fai stretching, ti strappi. Io cerco costantemente di migliorare. Mi piace ascoltare i cantanti che fanno riff e vocalizzi in cui io non riesco. Tipo Plastic off the sofa di Beyoncé, cantare quella cover mi ha messo a dura prova. È come lavorare a un puzzle: divertente, estenuante, massacrante. Ci vuole tempo e pazienza per imparare».

Presto la vedremo nel remake di un altro film iconico: Il colore viola, diretto da Steven Spielberg e interpretato da Whoopi Goldberg nel 1985.

«Sì! Il cast è incredibile: ci sono H.E.R., Ciara, Taraji P. Henson, Danielle Brooks… Sarà un musical, basato sull’omonimo show di Broadway e prodotto da Spielberg e Oprah Winfrey, anche lei tra i protagonisti dell’originale. Quando si fa il remake di qualcosa, è impossibile ricevere solo recensioni positive, molti diranno che non è bello come il primo. Lo capisco, e non solo perché quel film ha avuto 10 candidature all’Oscar: la storia delle due sorelle protagoniste ha un significato molto importante per la comunità afroamericana. Come per La Sirenetta, sono profondamente grata di essere stata scelta».

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